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La criminalità diffusa e le inquietudini dei cittadini

Piero Innocenti il . Criminalità, Droga, Forze dell'Ordine, Giustizia, Istituzioni, SIcurezza, Società

Nel periodo della pandemia da Covid, in particolare nel primo anno, il 2020, in relazione alle forti misure restrittive alla mobilità e ai contatti sociali imposti dalla grave emergenza sanitaria, la criminalità aveva subito un considerevole rallentamento, in particolare per i furti in abitazione, i borseggi e le rapine in strada che avevano toccato i valori più bassi di tutta la serie storica.

Dal 2021,con il ritorno alla “normalità”, questi delitti sono tornati a crescere e tale tendenza, registrata nel biennio 2022/2023, si conferma anche nei primi sei mesi del 2024.

La percezione del rischio di criminalità – secondo il rapporto “BES 2023” (Benessere Equo e Sostenibile, Istat, aprile 2024) – presenta un andamento in linea con quello dei reati predatori e conferma la tendenza al peggioramento iniziata nel 2022.

Nel 2023 è aumentata la quota delle famiglie (23,3% con un più 1,4% rispetto al 2022) secondo cui la zona in cui vivono è a rischio di criminalità, con il Lazio che in tema di borseggi ha il valore più alto a livello nazionale (13,6 vittime ogni mille persone rispetto alla media nazionale di 5,1), mentre la Toscana si “distingue” per i furti in abitazione con 13,4 vittime ogni mille famiglie e per le rapine con 1,8 vittime ogni mille persone.

Per la repressione di tali reati poliziotti e carabinieri ce la mettono tutta anche se la legislazione penale non è adeguata ai tempi attuali e così, in media, ogni anno, sul totale di circa 20mila delitti denunciati alla polizia di Stato, per furti con destrezza e in abitazione, quelli scoperti oscillano solo intorno al 10%.

A rendere più complicata l’attività della polizia giudiziaria sicuramente ha contribuito la c.d. “Riforma Cartabia” che, nel processo penale, ha ampliato il regime di procedibilità a querela di parte per diversi reati tra cui il furto, la truffa, la violazione di domicilio ecc..

Anche la recentissima riforma del ministro Nordio sta suscitando non poche perplessità perplessità, dal momento che prevede, tra l’altro, che per arrestare un indagato e sottoporlo a custodia cautelare sia obbligatorio interrogarlo prima, convocandolo con un anticipo di almeno 5 giorni per sentire la sua versione, obbligo di interrogatorio preventivo che viene meno se c’è il pericolo di fuga o di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato solo se si tratta di fattispecie di particolare allarme sociale.

Così, per limitarci allo spaccio di stupefacenti, se non si tratta di quantità ingenti (e gli spacciatori in strada hanno sempre modeste quantità di droghe), sarà necessario, per arrestare il presunto spacciatore, avvertirlo e convocarlo per l’interrogatorio.

Tutto questo quando, giusto pochi giorni fa, il 26 giugno scorso si è celebrata, come ogni anno, la giornata mondiale contro la droga e il traffico con i politici di mezzo mondo a ribadire a parole la “ferma volontà di combattere il flagello delle droghe” i cui proventi stimati contribuiscono, nel nostro Paese e in quelli dell’UE, sin dal 2014 con una direttiva comunitaria, a incrementare di qualche punto percentuale la ricchezza nazionale.

Cresce, così, il livello di insicurezza percepito dai cittadini che, comunque, varia secondo la dimensione del comune di residenza: “Si sentono più sicure, percepiscono un minor rischio di criminalità e minor degrado sociale ambientale le persone residenti nei comuni fino a 10mila abitanti, rispetto a quelle residenti nei comuni di grandi dimensioni” (rapporto BES-2023, cit.).

Molti i cittadini impauriti e stanchi per i tanti episodi di violenza, alcuni davvero di una spregiudicatezza unica (vedi l’assalto, a fine giugno, alla sede della Mondialpol di Sassari da parte di una banda di una ventina di malviventi che hanno incendiato alcune auto e non hanno esitato a sparare con i Kalashnikov anche contro una pattuglia di carabinieri), per non parlare dei numerosi accoltellamenti in molte città, anche per motivi banali, di violente risse tra giovani, delle odiosissime truffe in danno di anziani, delle rapine in danno di commercianti (a Torino, un tabaccaio rapinato sei volte in un mese).

Una situazione, temo, destinata a peggiorare anche in questo periodo estivo perché i delinquenti non vanno in vacanza.

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