Ancora. E fino a quando?
La dura protesta dei detenuti del carcere di Sollicciano di ieri segue la notizia del cinquantunesimo suicidio dall’inizio dell’anno di una persona ristretta. In questo caso si tratta di un ragazzo di venti anni originario del Marocco e, come negli altri casi, si tratta di una vita, la cui dignità e integrità fisica e morale – prima ancora del recupero sociale – sono state affidate allo Stato.
Ormai da anni viene denunciata, oltre che da Magistratura democratica, da Antigone, dall’avvocatura, dall’accademia, una situazione carceraria che a causa del sovraffollamento e della fatiscenza di gran parte degli istituti di pena, risulta contraria a diritti fondamentali dell’uomo e alla Carta costituzionale.
Lo stesso Presidente della Repubblica ha sottolineato quanto sia indispensabile affrontare immediatamente la situazione, con l’adozione di interventi urgenti e il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa è intervenuto per l’adozione di rapide misure correttive per prevenire i suicidi.
Eppure questo sembra non essere sufficiente perché il governo e la politica si assumano la responsabilità di adottare le necessarie riforme strutturali e le indifferibili misure urgenti, limitandosi a interventi (come l’aumento dell’organico della polizia penitenziaria) utili ma settoriali e non idonei a incidere sul tasso di costituzionalità della detenzione.
Oltre a sollecitare un serio programma di investimenti che riguardi infrastrutture, servizi sanitari, operatori, accesso al lavoro, attività risocializzanti, Magistratura democratica si dichiara vicina e pronta a convergere con i singoli e le associazioni che percepiscono la situazione dei reclusi come incompatibile con i valori costituzionali, sintomo di una inquietante e più generale disattenzione verso le marginalità sociali. Per questo torniamo a chiedere l’adozione di misure urgenti per ridurre il sovraffollamento carcerario quali l’amnistia e l’approvazione del disegno di legge sulla liberazione anticipata speciale.
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