La figuraccia del ministro fischiato e la giustificazione ridicola della Rai
Peggio del “copia-incolla” c’è solo la manipolazione al montaggio. Ed è ciò che avvenuto nel video andato in onda su RaiUno dal quale sono spariti i fischi al Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.
La vicenda è scoppiata in questi giorni ma il fatto risale a qualche giorno prima e rientra nel servizio sul Taormina Book Festival (che si tiene a fine giugno) andato in onda il 3 luglio su RaiUno.
Durante la premiazione del Premio Nobel Jon Fosse il ministro è stato contestato con alcuni fischi, che però nel servizio sono spariti, sostituiti da un sottofondo di applausi. Discrasia notata per primo dal giornalista Giuseppe Candela e poi diventata oggetto di aspre critiche alla tv di Stato che manda in onda video falsati.
La Rai dopo aver incassato per la evidente differenza tra video e realtà ha detto, in una nota che il video non era una sua produzione bensì un programma «acquistato dall’Associazione Taormina Book Festival», e che all’evento non erano presenti operatori della Rai, che «chiederà spiegazioni sull’accaduto per fare chiarezza».
Ma ormai la vicenda è diventata anche oggetto di ilarità. Durante la serata conclusiva del Premio Strega la conduttrice Geppi Cucciari ha fatto una battuta tra le migliori della stagione: “Applaudite tutti perché qui non possiamo coprire i fischi”. Ci sono però anche strascichi seri che riguardano la credibilità della Rai.
“Con un comunicato stampa la Rai ancora una volta certifica il baratro in cui è finito il prodotto informativo del Servizio pubblico. – dice in una nota l’UsigRai – Affidati in esterno, i contenuti che poi finiscono nei programmi informativi e nei tg della Rai non hanno alcun controllo editoriale da parte delle strutture giornalistiche. Per questo da anni chiediamo, inascoltati, di riportare dentro il perimetro Rai la produzione di immagini e dei prodotti di informazione. Se la più grande industria culturale del Paese non è in grado nemmeno di verificare quello che manda in onda, chi dirige l’azienda deve trarne le conseguenze o mostrare di avere soluzioni in grado di rispondere alle legittime attese di cittadini e dipendenti. Gli uni e gli altri interessati alla credibilità della Rai; i primi perché pagano il canone e i secondi perché ci lavorano a garanzia del prodotto che forniscono agli utenti”.
Il caso verrà comunque sottoposto alla Commissione di Vigilanza sulla Rai.
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