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“Il Fatto” e Fano. Due imprese collettive di cui andare fieri, per esserci sempre stati

Nando dalla Chiesa il . Cultura, Diritti, Informazione, Memoria, Politica

Metti un magnifico “chiostro delle Benedettine” in una città di mare, d’arte e di cultura delle Marche. Metti una sera tiepida con la luna, come ormai non ne becchi quasi più nella pianura padana dall’autunno del ’23.

Metti due-trecento persone assiepate che ascoltano di storie lontane e vicine intorno a un giornalista di lunghe battaglie e di solido nome. Metti che quel giornalista si chiami Antonio Padellaro e che a quella platea -di mezza età ma non solo- racconti di fatto la storia di questo giornale e avrete un incontro che sarà insieme di politica, di cultura e di costume.

Come tanti, dite? No, molto particolare invece; capace di smuovere, quasi scorticare la memoria mentre intorno vi si affolla un popolo vispo e a sua volta pieno di memorie.

Per me poi è un vero esperimento mentale. Perché è un incontro che mi coinvolge profondamente, così come l’evento (il festival della saggistica di Fano) entro cui tutto si svolge.

Padellaro è un grande giornalista che conosco da qualche decennio. Ho scritto per lui su “l’Unità” come su “il Fatto”. Condividendo scenari, speranze e delusioni, battaglie culturali e civili in un paese eternamente in difficoltà nel misurarsi con un principio a noi caro, quello di legalità.

Difficile dimenticare le illusioni di Mani Pulite, i trionfi berlusconiani, i suicidi della sinistra, gli inciuci, i tradimenti, le rivolte plebee o quelle colte, i bei sindaci, i provvidenziali presidenti-salvagente della Repubblica. Tutto quello che, nel bene e nel male, la storia italiana ci ha elargito, da Gelli a Prodi, da Monti a Meloni, fluisce come in un ripasso involontario.

L’oratore parla, con garbo e ironia, con qualche accento di malinconia, in un silenzio coinvolgente, che scoraggia anche gli applausi di circostanza. E mi accorgo che sotto i riflettori i capelli imbiancati spiccano ancora di più, esattamente come i miei. Esattamente come quelli di altri compagni di avventura. Che si sono andati annusando e riconoscendo nel tempo, fino a generare una nuova presenza collettiva nel panorama dell’informazione.

Se a te e Travaglio non piace fatevi un vostro giornale, gli disse un giorno Fassino, da segretario del Pds a direttore dell’ “Unità” (lo stesso invito che Grillo ricevette per la politica…). Loro lo fecero, realizzando la scommessa più azzardata.

Il pubblico rivive, e in parte vive per la prima volta, quella scommessa. Apprezza, è indirettamente orgoglioso di quella temerarietà: gettare soldi o energie, perfino posti sicuri e liquidazioni, in una impresa collettiva a cui i maghi della finanza pronosticavano vita magra e breve come per la tante, cicliche nuove testate mangiasoldi.

Sotto la tiepida luna si affaccia la piccola soddisfazione di avere fatto parte dell’avventura sin dall’inizio.

Senonché in contemporanea si affaccia anche, come per riflesso, un’altra piccola soddisfazione: quella di essere stato parte sia dall’inizio, era il 2013, anche dell’impresa di questo festival di Fano strabordante di pubblico e di libri e sospinto controcorrente da un indomito signore di nome Giovanni Belfiori, su cui all’inizio nessuno avrebbe puntato un centesimo, salvo diventare (dicono gli editori) uno dei più importanti festival nazionali.

Ecco, forse è accaduto questo. La rievocazione portata a galla spontaneamente dalla presentazione di un libro è stata, tra capelli bianchi e malinconia, una straordinaria iniezione di ottimismo. Ovvero: ma guarda che cosa si può fare con le nostre povere forze; ma guarda come si possono regalare al proprio splendido paese pezzi di società nuova, uno dopo l’altro…

Nessuno chiami dunque in causa gli alibi di sempre in un momento come questo. Certo, la sera dopo avrei incontrato, sempre a Fano, il niente mischiato col nulla (copyright “I cento passi”), con tanto di pubblico epinicio a me attribuito. Ma ci sta.

Perché questa non è storia di perfezione. Ma di imperfezioni che si fanno storia.

Il Fatto Quotidiano, Storie Italiane, 01/07/2024

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