Media Pluralism Monitor 2024: giornalismo sotto pressione in tutta Europa
Fra i nodi problemi che aggravano la situazione, non solo italiana: i conflitti di interessi, le minacce alla sicurezza degli operatori dell’informazione, il numero crescente di cause legali vessatorie nei confronti dei cronisti, comprese azioni avviate da funzionari governativi.
La libertà di stampa e il giornalismo sono sotto crescente pressione in tutta Europa. A darne ulteriore prova è il rapporto ‘Media Pluralism Monitor 2024’, pubblicato giovedì 27 giugno 2024 dal Centro europeo per il pluralismo e la libertà dei media.
Dallo studio, giunto quest’anno alla decima edizione, emerge con chiarezza un peggioramento dello stato di salute della libertà di informazione in tutto il continente. E l’Italia non fa eccezione, anzi.
«Le sempre più precarie condizioni di lavoro, le minacce alla sicurezza degli operatori dei media e il numero crescente di cause legali vessatorie sono tra i problemi più significativi, che richiedono soluzioni sistematiche», si mette in evidenza nel rapporto, dove l’Italia viene citata quale Paese che registra «un modello preoccupante, con un numero crescente di cause penali e civili intentate contro giornalisti, comprese azioni avviate da funzionari governativi».
Sono in aumento, sempre in tutto il continente, anche i discorsi di odio e gli attacchi online, soprattutto contro le giornaliste, spesso perpetrati dalle stesse élite politiche che dovrebbero proteggere i giornalisti e il loro ruolo di cani da guardia della democrazia. Altro tema allarmante è l’indipendenza dei sistema dei media, tra pressioni economiche e politiche, e la «trasparenza relativa ai conflitti di interessi che rimane inadeguata e necessita di tutele più forti».
Il Media Pluralism Monitor, sviluppato dal Centro per il pluralismo e la libertà dei media con il sostegno dell’Unione europea, offre anche una serie di raccomandazioni rivolte ai governi, alle istituzioni Ue, alle autorità dei media e alle organizzazioni della società civile per migliorare la protezione del pluralismo in Europa.
Si compone di una sezione generale e 32 ‘schede Paese’ dedicate agli Stati membri e a quelli candidati. Per ogni Paese viene calcolato il rischio medio – con valutazioni basate su 20 indicatori, che riassumono 200 variabili – in quattro aree di interesse: protezione fondamentale, pluralità del mercato, indipendenza politica e inclusione sociale.
Il capitolo riguardante l’Italia, curato da Giulio Enea Vigevani, Gianpietro Mazzoleni, Marco Cecili e Nicola Canzian, è disponibile qui.
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