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26 giugno 2024: la giornata internazionale contro la droga

Piero Innocenti il . Droga, Economia, Forze dell'Ordine, Politica, SIcurezza, Società

Il 26 giugno, come ogni anno, si celebra la giornata internazionale contro l’abuso di droga e il traffico illecito istituita dall’Assemblea delle Nazioni Unite nel 1987.

Probabilmente, in questi giorni, ci sarà la presentazione del Rapporto mondiale sulle droghe dell’UNODC (l’agenzia antidroga delle Nazioni Unite) e forse anche quella della relazione annuale della DCSA (Direzione centrale per i Servizi Antidroga -Dipartimento della Pubblica Sicurezza) sulle attività di contrasto al narcotraffico svolte nel 2023 dalle nostre forze di polizia.

Si ribadirà, così, l’impegno a porre fine a questa “piaga” ma i risultati saranno i soliti, insoddisfacenti da molti anni a questa parte da quando gli americani lanciarono “la guerra alla droga” iniziando a fornire, agli inizi degli anni Novanta, ingenti aiuti economici alle autorità colombiane nelle operazioni di distruzione delle coltivazioni di coca.

Qualcosa evidentemente non ha funzionato se, a distanza di oltre trent’anni, nonostante le decine di migliaia di ettari coltivati a coca eradicati ogni anno manualmente o con un erbicida diffuso da piccoli aerei sui campi, l’estensione totale delle colture agli inizi del 2024 è ancora di circa 200mila ettari con una produzione stimata di cocaina di oltre 1.800 tonnellate l’anno.

La “polvere bianca”, in questi giorni in cui in Italia qualche politico ha ripreso il pericoloso discorso di legalizzare la cannabis, è sempre la droga più richiesta nei vari mercati, in particolare in quello americano ed europeo.

L’azione di repressione, pure continua, ma non scoraggia affatto i narcotrafficanti anche se si susseguono i sequestri di cocaina un po’ dovunque.

Così, nel 2024 e in particolare in questi ultimi giorni, nel “privilegiato” (dalla mafia calabrese) porto di Gioia Tauro sono stati bloccati ben 285kg di cocaina; nell’Oceano Pacifico, al largo delle coste di El Salvador, il sequestro di 2,7 ton. in due distinte operazioni della Marina Militare ed ancora, nel porto di Ravenna, dove sono stati trovati circa 150kg di cocaina in involucri ben impermeabilizzati, nascosti sotto la linea di galleggiamento di una nave partita da un porto del Brasile. Anche in Senegal si rileva l’interesse dei narcotrafficanti con il sequestro di oltre una tonnellata (il record del Paese) nel doppio fondo di un camion refrigerato, in Russia con l’intercettazione di circa 700 kg. di cocaina destinati verso paesi dell’Ue, mentre in una operazione congiunta delle forze armate di Colombia ed Ecuador, nelle rispettive acque territoriali, a bordo di due sommergibili, sono state sequestrate oltre 4 ton di cocaina.

Il consumo di cocaina, come già accennato in passato, è sempre particolarmente elevato in ambito UE e la conferma arriva non solo dai sequestri effettuati nei porti principali di Belgio, Germania, Paesi  Bassi e Spagna (circa 200 ton. nel 2022) ma anche dalle analisi delle acque reflue compiute nel 2023 in 88 città di 23 paesi UE più la Turchia (dati dell’Emcdda, l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenza che ha sede a Lisbona).

Ebbene, nelle fognature delle prime cinque città troviamo Anversa (1.722 mg di cocaina ogni 1000 abitanti), seguita da Tarragona (1.464 mg), Amsterdam (1.210 mg), Leeuwarden (1.192 mg), Rotterdam (1.088mg). Nel documento compaiono, distanziate, anche Bolzano con 447 mg e Milano con 369 mg.

Preoccupazione anche per i sequestri di fentanyl, un potente oppioide sintetico (dal 2018 al 2023 si sono registrati cinque sequestri di piccole quantità anche in alcune città italiane) che negli Usa ha causato la morte di circa cento mila persone solo nel 2023 ed è una sostanza che in alcuni paesi africani tra cui la Sierra Leone, Liberia e Guinea, viene mescolata con cannabis (la miscela così ottenuta, di basso costo, si chiama kush) ed è molto popolare tra i giovani.

La guerra alla droga è persa da tempo (e lo dico sempre con molta amarezza dopo l’esperienza fatta in Colombia come esperto antidroga dal 1994 al 1998) non solo perché ci sono le potenti lobbies politico finanziarie che dietro una facciata pulita nascondono gli interessi economici dei cartelli internazionali dei narcotrafficanti, ma anche per l’indifferenza e il cinismo dei politici che gestiscono il potere.

Come pure ricordava, anni fa, Giuseppe di Gennaro nel 1982 capo dell’Unfdac (l’agenzia antidroga dell’Onu, oggi Unodc) sottolineando come “in molte parti del mondo, compresa l’Italia, essi utilizzano il tema della lotta alla droga per ottenere consensi e sostegno. Sanno che si tratta di materia che mobilita l’emotività delle folle e che parlarne, specialmente con toni magniloquenti, porta buon frutto. Nei fatti il loro impegno è inesistente” (da “La guerra della droga”, Mondadori, Collezione Frecce, 1991).

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