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L’ABCD delle reti criminali più pericolose in Europa

Alberto Perduca * il . Corruzione, Forze dell'Ordine, Internazionale, Istituzioni, Mafie, Politica

Quando si pensa all’Unione Europea, spesso l’attenzione si sofferma sulla sola dimensione di organizzazione politica sovranazionale il cui centro prende decisioni e fissa regole vincolanti per gli Stati che ne fanno parte.

In tal modo non si considera a sufficienza che l’Unione, attraverso le sue articolazioni amministrative, svolge una funzione altrettanto importante nel fornire servizi comuni che difficilmente ciascun Paese membro, da solo, sarebbe in grado di disporre.

Tra di essi figura il “sapere”, vale dire la conoscenza su fenomeni che trascendono i confini del singolo Stato ma che su di esso producono effetti. Un recente esempio di quanto rilevante sia tale funzione viene offerto dal Rapporto diffuso all’inizio dello scorso aprile su Decodificare le reti criminali più pericolose nell’Unione Europea, curato da Europol, l’Agenzia di polizia con sede a L’Aja cui spetta di sostenere e coordinare gli Stati membri dell’Unione nel contrasto della criminalità organizzata e del terrorismo.

821 le reti criminali accertate

In occasione della presentazione dello studio, la Direttrice di Europol ha sottolineato come il rapporto contribuisca a far luce sull’oscurità propria dell’agire criminale in quanto fattore essenziale di impunità. Grazie all’elaborazione delle informazioni potute acquisire sia dai 27 membri dell’Unione che da altri 17 Paesi partner, Europol disegna il quadro globale delle realtà delinquenziali che più gravemente insidiano l’Unione Europea.

Secondo l’Agenzia, in questa singolare mappa si riconoscono ben 821 reti criminali particolarmente aggressive al cui funzionamento partecipano non meno di 25.000 persone. Trattasi di stima verosimilmente in difetto perché fondata unicamente su ciò che emerge dalle ricerche dei servizi di polizia e di intelligence e che quindi non può tener conto della cd. “cifra oscura”. Tutte le attività delittuose cui le reti si dedicano condividono la finalità di profitto e comprendono innanzitutto il narcotraffico, le frodi, gli attacchi alla proprietà, il traffico di essere umani, esercitato in via esclusiva da oltre un terzo delle reti. Il narcotraffico ancora si conferma l’attività maggiormente attrattiva e praticata.

Già nel Rapporto dedicato alla Valutazione delle minacce della criminalità grave ed organizzata pubblicato nel 2021, Europol segnalava come il panorama criminale in Europa si caratterizzasse per una molteplicità di attori, gruppi e singoli, che operavano cooperando tra di loro sulla base dell’opportunità e dell’interesse.

Con il proposito di approfondire la comprensione di queste trame di collaborazione – le reti, appunto –, il Rapporto 2024 mira ora a lumeggiarne le caratteristiche di maggior pericolosità. E ciò pur non ignorando che le 821 reti individuate presentano differenze in termini di composizione, struttura, dimensioni, catena di comando, resilienza, pervasività etc.

La valutazione di pericolosità delle reti

Alla domanda “che cosa rende una rete criminale più pericolosa di altre?”, Europol risponde proponendo un modello di lettura sintetizzato nella sigla inglese ABCD.

Così, A (Agile) sta a significare come le più pericolose reti criminali manifestino una notevole flessibilità nel cogliere le opportunità di azione e profitto dagli eventi, siano essi di ordine geopolitico, economico, sociale ed anche sanitario. Altrettanto forte è la loro prontezza ad inserirsi nell’economia legale per meglio dissimulare le azioni criminali e riciclarne i profitti. Invero, l’86% delle reti censite ricorre a tale infiltrazione rispetto alla quale si mostrano maggiormente vulnerabili i settori delle costruzioni, dell’ospitalità alberghiera e della logistica. L’adattabilità al mutare delle circostanze trova riscontro nella longevità, posto che oltre un terzo delle reti risulta attivo da oltre dieci anni e conserva la capacità di operare nonostante i colpi loro inferti da polizia e giustizia.

Con B (Borderless), il Rapporto 2024 mira a sottolineare come tali reti esprimano la consolidata tendenza ad operare in uno spazio privo di confini. La vocazione ad agire come attori indifferenti alle frontiere viene messa in evidenza dall’essere ad un tempo multinazionali nella composizione e transnazionali nell’azione. Così 112 sono le nazionalità complessivamente rappresentate nelle reti censite, di cui oltre due terzi composte da persone provenienti da diversi Stati e con il 76% operante in un’area che comprende da due a sette Paesi.

Quanto a C (Controlling), la grande maggioranza delle reti in questione si dedica ad una sola attività criminale, costituendo l’eccezione quelle che operano in più settori. Il controllo rimane comunque saldo nelle mani dei capi che lo esercitano per lo più rimanendo vicini al teatro delle operazioni. In particolare, per l’82% delle reti costoro si trovano nello Stato di origine ovvero di conduzione delle principali iniziative criminose. Per il solo modesto 6%, a fini precauzionali la leadership dirige e coordina le operazioni dal di fuori delle frontiere dell’Unione Europea. Peraltro, è proprio grazie alla forte dirigenza che le reti governano l’intera catena delle attività, da quelle di supporto a quelle finali di riciclaggio dei profitti criminali. Allorché le reti collaborano tra di loro, ciò avviene in modo equilibrato e paritario. Quando poi si rendono necessarie specifiche competenze tecnologiche o per contro azioni di basso livello – per lo più consistenti in atti di violenza –, le prestazioni vengono delegate a veri e propri prestatori di servizi.

Infine con D (Destructive) il Rapporto 2024 richiama i significativi danni che le reti più pericolose producono su sicurezza di vita dei cittadini, forza dello stato di diritto e tenuta dell’economia nell’Unione Europea. La violenza e l’intimidazione connotano l’agire tipico del 68% delle reti criminali e coinvolgono, come attori e vittime, porzioni rilevanti delle fasce fragili della popolazione, tra cui minori ed emarginati. Ancor più alta è la diffusione della corruzione, talora associata alla violenza e volta a facilitare il successo delle operazioni illecite e a rendere più difficile le risposte della legalità. E non basta, perché le pratiche corruttive finiscono per asservire – anche con il ricatto, se necessario – i funzionari pubblici infedeli e quindi perpetrarne nel tempo la collaborazione con le reti.

Il Rapporto 2024 – tanto più nella sua versione riservata – ambisce a rendere le competenti autorità nazionali pienamente consapevoli delle peculiarità delle reti. L’obbiettivo ultimo è che un’azione mirata ed efficace venga portata nei confronti di quelle maggiormente aggressive anche con una più robusta cooperazione tra Stati.

Nell’intervista rilasciata a La Stampa il 28 aprile 2024 il Procuratore Nazionale Antimafia, a proposito delle cd. infiltrazioni mafiose, ha avuto modo di ricordare come meglio sarebbe parlare di “componenti strutturali del tessuto economico e sociale” presenti in buona parte del nostro Paese.

Europol riserva un giudizio analogo alle reti criminali in Europa, dove le mafie italiane occupano un posto di primo rilievo. Per la stessa Agenzia europea di polizia gli affari criminali sono ormai intrecciati con il tessuto delle nostre società. Per reciderli in profondità, la pur necessaria repressione non è perciò sufficiente ed occorre lo sforzo comune con gli altri attori delle istituzioni, dell’economia e della società.

*  Lavora come magistrato penale dal 1979 al 2021, da ultimo con le funzioni di Procuratore della Repubblica aggiunto a Torino (2010-1016) e Procuratore della Repubblica ad Asti (2016-2021). Presta inoltre servizio presso la Commissione europea (1995-1998), il Tribunale penale internazionale per i crimini nell’ex Jugoslavia (1999), la Missione Eulex in Kosovo (2008-2010). È autore di scritti, interventi a dibattiti e conferenze su temi di diritto penale, giustizia penale internazionale, diritto penale europeo, terrorismo, criminalità economica, riciclaggio, crimine organizzato, corruzione, traffico degli esseri umani, crimini umanitari, assistenza giudiziaria internazionale, aggressione ai patrimoni criminali. Partecipa sugli stessi temi, a seminari, conferenze, missioni di valutazione e corsi di formazione – per magistrature, forze di polizia, università – in Italia, Europa, Medio Oriente, Africa e Americhe, anche per conto dell’Unione europea, del Consiglio d’Europa e dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa

Fonte: Rocca n°12 – 15 giugno 2024

Rocca è la rivista della Pro Civitate Christiana di Assisi

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