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Vent’anni di rabbia. Come il risentimento ha preso il posto della politica

Mondadori il . Recensioni

In tutto l’Occidente, i primi vent’anni del XXI secolo sono stati segnati da una serie di movimenti di protesta e manifestazioni di frustrazione collettiva: dal movimento no-global d’inizio anni 2000 a quello no-vax durante la pandemia di COVID-19, passando per il «Vaffanculo-Day» di Beppe Grillo, gli Indignados spagnoli, Occupy Wall Street, il voto per la Brexit, l’elezione di Donald Trump, i Gilets jaunes francesi e le proteste legate a #MeToo e #BlackLivesMatter.

Ciascuno di questi eventi ha ovviamente una storia particolare, ma c’è anche un filo rosso che li unisce: la rabbia nei confronti delle istituzioni. Nonostante la frenesia attivistica, queste mobilitazioni si sono rivelate, nella maggior parte dei casi, prive di finalità concrete, mentre è stata evidente la loro dimensione spettacolare e dimostrativa, volta a esprimere una condizione di risentimento diffuso nei confronti dell’ordine costituito, secondo una logica che tende a dividere la società in «amici» e «nemici», «buoni» e «cattivi».

Ma come si spiega questa animosità crescente, dati i livelli di benessere materiale e di diritti acquisiti storicamente senza precedenti? Ridurre la rabbia odierna a un’espressione di emotività irrazionale o all’ignoranza delle masse, avverte Carlo Invernizzi-Accetti, è un errore. Per uscire dal vortice in cui siamo caduti è necessario comprenderne le ragioni.

Nel fornire un’interpretazione di ciò che Hegel avrebbe chiamato lo Zeitgeist, cioè lo «spirito del tempo», Vent’anni di rabbia propone una rilettura storico-filosofica degli ultimi due decenni che apre nuove prospettive di azione sul futuro.

Carlo Invernizzi – Accetti
Vent’anni di rabbia

Come il risentimento ha preso il posto della politica
Mondadori, Frecce 2024
Pagg. 156/€ 18,00

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