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Narcotraffico e fascismo, la democrazia “ringrazia” quella copia forense del processo Piscitelli

Graziella Di Mambro * il . Criminalità, Droga, Istituzioni, Lazio, Politica

Morto da quasi cinque anni e ancora è al centro della Roma più brutta e contaminata, la Roma del mondo di sotto che dialoga col mondo di sopra. Fabrizio Piscitelli è il perno attorno al quale ruota l’ultimo scandalo che lega elevatissimi esponenti del Governo in carica al mondo fascista della capitale e, per via indiretta, al pianeta malato della criminalità organizzata.

Il fragoroso caso di Paolo Signorelli, portavoce del Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, è piombato sulla vigilia delle elezioni europee ma anche su un paio di altre date più che simboliche. Tra poche ore saranno cento anni dalla morte di Giacomo Matteotti e molti, specie in quel certo mondo di destra, si affrettano a non farne una data clamorosa.

Invece lo è, e ancor più lo è diventata adesso, alla luce delle frasi della chat pubblicate da Repubblica che contengono un mix maleodorante e assai inquietante di antisemitismo e difesa del terrorismo, nero ovviamente.

Bisogna partire dagli insulti a Gad Lerner, ebreo e giornalista, per capire meglio la deriva dei tempi correnti. “Quell’ebreo di Gad Lerner…” dice Fabrizio Piscitelli nel dicembre del 2018. E Paolo Signorelli ribatte: “Cos’ha detto quel porco?”. Basterebbe anche solo questo per descrivere l’abisso in cui stavamo in quel fine anno del 2018.

Circa otto mesi più tardi Piscitelli, detto Diabolik nei due mondi dove era famoso, ossia quelli del narcotraffico e della tifoseria della Lazio, verrà ucciso per ordine della camorra che comanda nella capitale d’Italia. Questa è la tesi della Procura di Roma che sostiene il processo per l’assassinio e nel quale è inserita, tra l’altro, la copia forense che contiene le chat della vittima, dove compare anche Paolo Signorelli.

In queste ultime ore si stanno sollevando eccezioni di forma su come mai e perché (ipotizzando un sofisticato agguato elettorale a Fratelli d’Italia) quelle chat siano uscite, posto che non sono rilevanti ai fini delle contestazioni. Dunque i giornalisti di Repubblica che per primi le hanno pubblicate non avevano il “diritto” di farlo, non avrebbero dovuto saperlo. Bene, siamo al secondo step della censura, dopo il tentativo di bloccare le notizie di giudiziaria nella fase preliminare del processo, adesso si è passati anche a quella pubblica del dibattimento.

E questa è la seconda data simbolica nella quale si inserisce la vicenda Signorelli. A giugno 2024 si tenta di blindare, contro i giornalisti, anche il momento processuale che è pubblico per tutti i cittadini italiani. Intanto, come è noto, il portavoce di Lollobrigida si è autosospeso proprio per quei messaggini con Diabolik, mentre l’opposizione chiede che l’intera vicenda venga portata anche in Commissione Antimafia.

Paolo Signorelli, 38 anni, è il nipote del Paolo Signorelli che fu tra i fondatori del Centro Studi Ordine Nuovo, coinvolto in vari processi sulle stragi nere e sugli omicidi dei giudici Occorsio e Amato, e per la strage di Bologna, condannato in primo grado a tre ergastoli, poi assolto, ma condannato in via definitiva per associazione sovversiva e banda armata.

Lo stesso Signorelli alla notizia dell’assoluzione di Elvis Demce, un nome di elevata caratura nel crimine a Roma, esulta in questo modo: “Fantastico, dajee”.

Questa storia, con tutto il suo carico di odore di fascismo ed eversione, offre l’opportunità di indagare meglio i rapporti tra pezzi di amministrazione pubblica, neofascismo e criminalità. Se non fosse stato per quella copia forense allegata agli atti di un delicato e importante processo per l’omicidio di un narcotrafficante ce li saremmo persi.

* Articolo 21

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