La (s)parata della Festa della Repubblica
Questo è il giorno in cui, ormai da tanti anni, dedico lo spazio di questo pizzino, pressoché quotidiano, alla parata impropria della Festa della Repubblica.
Le forze armate hanno già una giornata tutta per loro in cui – chi ci crede e chi vuole – onora il loro ruolo e corre ad applaudire uomini e armi.
Ma perché celebrare la Festa della Repubblica fondata sul lavoro e non sull’esercito, con una sfilata di carri armati, di aerei da combattimento travestiti e con la corsa dei bersaglieri che edulcorano con quella bizzarria la loro vera funzione?
Anche quest’anno ripeterò che l’Italia sarebbe meglio rappresenta da chi promuove la cultura, da chi lavora, da chi si è particolarmente distinto nelle arti, dagli italiani che ogni mattina convertono uno scompartimento in un vagone di pendolari, da chi si alza presto per non mancare all’appuntamento con la serranda del proprio esercizio e dall’esercito di studenti, studentesse e scolare. Ci sentiremmo decisamente tutti più rappresentati.
E chissà se è anche per questa erosione annuale di rappresentanza che il partito di maggioranza ormai da tanti anni è diventato quello dell’astensione.
E forse è anche per questo che non sento grandi richiami, e tantomeno insistenti, sull’importanza della partecipazione anche col voto. Eppure è vitale.
Eppure ci hanno sempre detto che è questo il sale della democrazia. Sarebbe deludente concludere che abbiamo una Repubblica fondata sugli strumenti di morte e una democrazia sciapita.
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