Controriforma della magistratura, manganelli e sceneggiate varie: guai a non cogliere il filo nero
Nel giorno del 50esimo della strage fascista di Brescia, la presidente Meloni ha scelto di inaugurare una piscina e di allestire una sceneggiata con il presidente De Luca, da sempre predisposto al genere. Nulla di casuale, ma questa è davvero la fotografia della stagione che stiamo vivendo.
L’obiettivo finale è realizzare il piano di Licio Gelli, non a caso sottoscritto anche da Silvio Berlusconi, e di smantellare la Costituzione antifascista. Guai a non cogliere il filo nero che unisce episodi apparentemente diversi, ma capaci di trasformarsi in un cappio da stringere attorno al collo dell’ordinamento democratico. Non stiamo pensando alla nuova marcia su Roma, ma allo svuotamento della Costituzione e alla instaurazione di una “democratura”, oppure, per citare il loro amico Orban, di una “democrazia illiberale”, citazione testuale.
Come altro definire la controriforma della magistratura? I due Consigli superiori della magistratura? La riduzione dei poteri del presidente della Repubblica? Lo “spacca Italia”?
La corsa verso un presidenzialismo senza controlli è stata preceduta dai manganelli contro gli studenti che invocano la pace a Gaza, dagli assalti contro il diritto di sciopero, dai vigilantes nei consultori, dalle querele contro scrittori, autori, disegnatori, dalla occupazione della Rai, dall’addossamento della legge sul conflitto di interessi, dalle querele bavaglio – ultime della serie quelle contro Giulio Cavalli e Luca Bottura. Per non parlare della decisione di escludere Roberto Saviano dalla fiera del libro di Francoforte.
Sapevano che sarebbero stati travolti dalle critiche, dall’Italia e dall’estero, ma hanno voluto dimostrare che comandano e fanno come gli pare, “se ne fregano”. Non sanno governare, ma vogliono comandare.
Riscrivere la narrazione, cambiare la storia d’Italia, equiparare la repubblica nazifascista di Salò alla repubblica antifascista e costituzionale: questa è la loro ossessione, ben simboleggiata da quella fiamma che hanno nel simbolo e che ricorda quella che arde sulla tomba di Mussolini.
Per questo bisogna reagire, ora e subito, senza se e senza ma, unendo quella maggioranza di cittadine e di cittadini che non li ha votati e che non vuole seguirli sui sentieri dell’avventura e dell’ avventurismo. Spetta a ciascuno di noi impegnarsi per stabilire una alleanza tra chi, come la Cgil e non solo, ha proposto i referendum sulla questione sociale, contro povertà e precariato, e quanti hanno promosso i comitati contro lo “spacca Italia” e contro lo “spacca Costituzione”. Questione sociale e questione istituzionale, dalla quale discendono anche diritti e dignità, non possono e non debbono essere disgiunte.
Alla fiction a reti quasi unificate curate di Meloni va contrapposta una azione che racconti il rifiuto della guerra, il no al commercio delle armi, la crisi dello stato sociale, l’assalto contro scuola e sanità pubblica, il disprezzo per le differenze e le diversità, il rifiuto del reddito di cittadinanza e del salario minimo, la voglia di manganelli e bavagli…
Il filo nero va contrastato tessendo un filo arcobaleno, capace, almeno per una volta, di anteporre l’interesse generale ad ogni gelosia di parte o di partito.
Il Fatto Quotidiano, il blog di Beppe Giulietti
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