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Lecco, Premio Paolo Cereda: “Lui ci ha insegnato da che parte stare”

Redazione il . Cultura, Giovani, Lombardia, Mafie, Memoria, Progetti e iniziative

Cinque le classi premiate al Premio Paolo Cereda: la terza D dell’Istituto comprensivo di Molteno con la professoressa Lorenza Corti, la terza D dell’Istituto comprensivo di Calolziocorte con la professoressa Annamaria Spanò, la seconda SA dell’Agnesi di Merate con la professoressa Elisabetta Cammisa, la Terza A AFM dell’istituto Maria Ausiliatrice con la professoressa Anna Grasso e la quarta B del Parini con la professoressa Carmen Greco.

Emozioni forti oggi, lunedì 27 maggio 20224 all’istituto Maria Ausiliatrice di Lecco dove è andata in scena la cerimonia di finale del premio Paolo Cereda, fondatore di Libera Lecco scomparso prematuramente il 12 settembre 2017 e   promosso da LIBERA Lecco, Fondazione Comunitaria del Lecchese onlus e Ufficio Scolastico Provinciale di Lecco in ricordo del Coordinatore di LIBERA scomparso nel 2017.

Sesta edizione del Premio Paolo Cereda

Ben 22 le classi  (13 delle scuole secondarie di secondo grado e 9 classi delle scuole secondarie di primo grado) che hanno aderito alla sesta edizione del Premio Paolo Cereda che quest’anno era dedicato al tema “Quando i ragazzi sono ‘Liberi di scegliere’”.

Attraverso elaborati artistici o letterari si sono concentrati su quei percorsi di ragazzi e ragazze nati/e in famiglie mafiose ma che scelgono di uscirne rimettendo al centro la propria vita e il proprio futuro. Il compito dei partecipanti è stato  dunque quello di provare a immedesimarsi nei giovani che in un ambiente mafioso riescono a liberarsi.

“Mattatore” della cerimonia il presidente di Libera Lecco Bonacina, Presenti i figli di Paolo Cereda,  Luca e Silvia, e la moglie Antonia.

Non sono mancati il prefetto di Lecco Sergio Pomponio, che ha ricordato quanto sia necessario l’impegni civico anche sul nostro territorio dove purtroppo non mancano le infiltrazioni della malavita organizzata,  il presidente del Consiglio comunale Roberto Nigriello, Marina Ghislanzoni in rappresentanza dell’Ufficio territoriale scolastico, Paolo Lanfranchi di Avviso Pubblico,  Maria Grazia Nasazzi e Paolo Dell’Oro della Fondazione Comunitaria del Lecchese e Lorenzo Frigerio di Libera.

“La nostra società è costruita su avere senza fatica ed è in questo sistema che  lavora ed opera la criminalità organizzata – ha sottolineato proprio Frigerio, membro della giuria che ha valutato gli elaborati dei ragazzi – Ma questa è una scelta perdente poiché porta alla prigione o alla morte, ma soprattutto porta alla fine di tutto ciò che è civile”.

“Il problema della mafia è legato alle scelte che le persone fanno  – ha aggiunto Nasazzi  –  ma il nostro impegno è quello di rendere popolare la legalità ed impopolare tutto ciò che non lo è”.

“Lui ci ha insegnato da che parte stare”

Il presidente del Consiglio di Palazzo Bovara ha ricordato la scelta del Comune di Lecco di assegnare, nel dicembre del 2023, il San Nicolò d’oro alla memoria di Paolo Cereda  “perchè lui a insegnato a tutti noi a scegliere da che parte stare”.

Marina Ghislanzoni ha poi sottolineato che la scorsa settimana è stato ricordato Peppino Impastato, attivista, giornalista e poeta ucciso dalla Mafia il 9 maggio 1978. “Abbiamo incontrato i suoi parenti e è stato un  momento vissuto nel ricordo, ma anche nel proposito di fare qualcosa. Quello che stiamo vivendo oggi è un momento in linea proprio con quel proposito”.

Cinque le classi premiate al Premio Paolo Cereda: la terza D dell’Istituto comprensivo di Molteno con la professoressa Lorenza Corti, la terza D dell’Istituto comprensivo di Calolziocorte con la professoressa Annamaria Spanò, la seconda SA dell’Agnesi di Merate con la professoressa Elisabetta Cammisa, la Terza A AFM dell’istituto Maria Ausiliatrice con la professoressa Anna Grasso e la quarta B del Parini con la professoressa Carmen Greco.

Le cinque classi premiate per le migliori proposte hanno ricevuto un  contributo economico finanziato  di mille euro elargito dalla Fondazione Comunitaria del Lecchese onlus e dal Fondo di Comunità “Paolo Cereda”.

Il fondo è nato  per promuovere di progetti e iniziative culturali e sociali per promuovere la cittadinanza attiva e l’educazione alla legalità, elementi a cui Paolo,  teneva moltissimo e per i quali ha lavorato in campo internazionale e sul territorio di Lecco.

Fonte: Prima Lecco


‘Liberi di scegliere’: premiate le classi vincitrici del premio Paolo Cereda

Cinque scuole premiate per la sesta edizione del Premio istituito alla memoria di Paolo Cereda, figura di primo piano dell’associazionismo lecchese e referente dell’associazione Libera ormai da anni punto di riferimento della lotta alla mafia, scomparso improvvisamente all’età di 54 anni nel 2017.

Il Premio è promosso in collaborazione dalla stessa associazione Libera, dalla Fondazione Comunitaria del Lecchese e da quest’anno anche dal Fondo Paolo Cereda, appena istituito per raccogliere risorse da destinare a progetti «contro il radicamento se non la colonizzazione mafiosa del nostro territorio, perché non si può più parlare solo di infiltrazione», come ha spiegato Alberto Bonacina.

La cerimonia di consegna dei premi, nel pomeriggio di oggi (27 maggio), è stata ospitata dall’Istituto Maria Ausiliatrice nel rione lecchese di Olate. Sono intervenuti, oltre a Bonacina e Lorenzo Frigerio per Libera, anche la presidente della Fondazione comunitaria Maria Grazia Nasazzi; i figli di Paolo Cereda, Luca e Silvia; il presidente del consiglio comunale lecchese e vicepresidente nazionale di “Avviso pubblico”, l’associazione tra amministratori pubblici impegnati nella battaglia della legalità, Roberto Nigriello; la rappresentante della Dirigenza scolastica provinciale Marina Ghislanzoni; il prefetto Sergio Pomponio.

Tema di quest’anno del Premio era “Liberi di scegliere”, ispirato al protocollo avviato a Reggio Calabria dal magistrato Roberto Di Bella e dal Tribunale dei minori per avviare un lavoro culturale nei confronti di quei ragazzi che nascono e crescono in famiglie mafiose e per i quali il rischio di continuare lungo certi percorsi è più che evidente, progetto nato appunto in Calabria e poi esteso in tutta Italia e che vede le donne, le madri, protagoniste di quella che è stata definita una vera e propria rivoluzione culturale. Al concorso hanno partecipato 22 classi della nostra provincia, nove di scuole medie inferiori e 13 di scuole superiori. Nel corso dell’anno scolastico è stato sviluppato un percorso formativo con l’intervento nelle scuole don Giorgio De Checchi che ha aiutato gli studenti ad approfondire il protocollo “calabrese”, con la testimonianza di Alfonso Gallico e indicando libri e film.

I lavori delle classi sono stati selezionati da una giuria composta da Luca Cereda, Lorenzo Frigerio, Ida De Gregorio e Stefano Vassena. La scelta è caduta sui progetti di due classi delle medie inferiori e tre delle superiori.

Per le medie inferiori, il riconoscimento è andato alla classe Terza D dell’Istituto comprensivo di Molteno coordinata dalla professoressa Lorenza Corti e alla classe Terza D dell’Istituto comprensivo di Calolziocorte coordinata dalla professoressa Annamaria Spanò.

I ragazzi di Molteno sono partiti della lettura di un libro, “O mae’. Storia di judo e di gomorra” scritto dal giornalista Roberto Garlando e ambientato a Scampia, uno dei quartieri napoletani dominati dalla camorra. Dal libro hanno realizzato uno spettacolo teatrale, dopo di che hanno partecipato a una serie di incontri di approfondimento.

Gli studenti di Calolziocorte, invece si sono concentrati sulle figure di due donne in prima fila nella lotta alla mafia: Maria Concetta Cacciola e Giuseppina Pesce, entrambe nate in famiglie mafiose e che si sono ribellate a un destino segnato collaborando con la giustizia; la prima è stata uccisa nel 2011, la seconda vive sotto falso in una località protetta.

Sulle storie parallele delle due donne, è stato realizzato un “kamishibai”, una sorta di teatrino di narrazione con immagini appartenente a una tradizione giapponese che mette radici nel XII secolo.

Per le scuole superiori, i premi sono invece andati alla classe 2 E del liceo scientifico Agnesi di Merate coordinata dalla professoressa Elisabetta Cammisa; alla classe 3 AFM dell’istituto Maria Ausiliatrice di Lecco coordinata dalla professoressa Angela Grasso e alla classe 4 B del corso professionale dell’istituto tecnico Parini di Lecco coordinata dalla professoressa Carmen Greco.

Gli studenti meratesi hanno realizzato un video proprio ispirandosi al libro “Liberi di scegliere” scegliendo poi il titolo (“Il fresco profumo della libertà”) da un intervento del magistrato Paolo Borsellino, ucciso in un attentato mafioso nel 1992.

La classe dell’Ausiliatrice ha invece preso le mosse dai pregiudizi proprio nei confronti delle persone provenienti da zone a grande densità mafiosa e, dopo alcuni incontri e una raccolta di testimonianze, hanno realizzato un sito internet e avviato una sorta di campagna promozionale con tanto di spot proprio per combattere i pregiudizi.

Infine, i ragazzi del “Parini” hanno realizzato un video interpretato soltanto da mani che disegnano raccontando la storia di Vincenzo, uno dei giovani della cooperativa “La Paranza”, l’associazione avviata ormai vent’anni fa da don Antonio Loffredo nel rione Sanità di Napoli proprio per offrire ai giovani sbocchi differenti dalla criminalità. La cooperativa oggi dà lavoro a una sessantina di persone e si occupa di valorizzare il patrimonio culturale.

A proposito di temi e titoli del Premio Cereda, è stata Nasazzi a sottolineare come “Liberi di scegliere” ha un senso perché vale per tutti e non soltanto per chi vive in certi territori e il protagonismo è legato alle scelte di ogni giorno: il Premio ha contribuito a rendere popolare un tema che non è popolare.

Nigriello ha ricordato come nel dicembre scorso il Comune di Lecco abbia onorato la memoria di Paolo Cereda con l’assegnazione della benemerenza civica e ha poi ricordato come in occasione delle elezioni europee del prossimo 9 e 10 giugno, l’associazione “Avviso pubblico” abbia inviato a tutti i candidati un appello affinché inseriscano nei loro programmi punti contro la corruzione: «E’ importante scegliere, dire da che parte si sta. Per molti potrebbe dire niente, ma per chi crede in certi valori, significa dire da che parte si prendono i voti».

Ghislanzoni ha sottolineato come la scuola sia mobilitata sulla sensibilizzazione contro la mafia, ricordando come soltanto la settimana scorsa siano stati ospiti tra Lecco e Oggiono per una serie di confronti coi giovani alcuni parenti di Peppino Impastato, il giornalista siciliano ucciso dalla mafia nel 1978, alla cui vicenda il regista Marco Tullio Giordana ha dedicato il celebre film “I cento passi”.

Da parte sua, il prefetto Pomponio ha invece rilevato come le mafie siano ben presenti nel nostro territorio che pure sembra avere dei buoni anticorpi grazie a un associazionismo vivace e radicato. Ha comunque messo in guardia dal commettere l’errore di separare il concetto di illegalità generale da quello di illegalità mafiosa, sottovalutando il primo che da sottovalutare non è perché è proprio sottovalutandolo che si prepara il terreno di coltura per le organizzazioni criminali. Al pubblico di ragazzi giovanissimi, il prefetto ha posto l’esempio del bullismo che è mafia anche quella, perché il bullo ha bisogno di un pubblico che lo segue.

Frigerio ha parlato del Premio come di un modo per passare il testimone della lotta alla mafia di generazione in generazione in un lavoro costante per convincere le persone che la scelta criminale è quella sbagliata: è vero che può dare denaro facile ma porta alla morte o alla fine civile.

Luca Cereda, che con la sorella Silvia ha consegnato gli attestati ai ragazzi, ha invece sottolineato come “Liberi di scegliere” sia stata l’occasione perché i ragazzi scrivessero la propria storia, guardassero ad altri ragazzi che vivono nelle zone “difficili” e, nel ricordare come i premi assegnati alle singole classi siano di mille euro ciascuna, ha aggiunto che è significativo sapere come quei soldi siano stati spesi, magari per una gita su quei luoghi di cui hanno sentito parlare ed essi stessi hanno studiato.

Infine, il professor Gabriele Ghelfi dell’Istituto Parini ha presentato il progetto al quale stanno lavorando gli studenti del corso professionale: un sito internet apposito che raccolga tutti i lavori selezionati nel corso delle edizioni del Premio Cereda.

Fonte: Lecco Online

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