32 anni fa la strage di Capaci. Attendiamo ancora tutta la verità…
Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. 32 anni dopo ripartiamo da questi nomi, da queste persone, da queste vite stroncate che rappresentano sofferenze, famiglie distrutte, sogni infranti.
“Le loro idee camminano sulle loro gambe” abbiamo urlato per anni. Ma la verità sulla loro morte? Su quali gambe deve camminare?
Fu la mafia a essere responsabile dell’esplosione a Capaci. Su questo non c’è dubbio. Ma furono soltanto i mafiosi “brutti, sporchi e cattivi”?
No purtroppo. Ci furono connivenze e complicità che si attivarono prima, manine che aiutarono durante e coperture che scattarono dopo. D’altronde sarà proprio Paolo Borsellino, la sera del 25 giugno 1992, a dire: «Non voglio esprimere opinione circa il fatto se si è trattato di mafia e soltanto di mafia, ma di mafia si è trattato comunque».
Uno dei tanti buchi neri sta nelle tracce biologiche ritrovate sul luogo. Due guanti in lattice, insieme a una torcia e a un tubetto di mastice. Nel 2017 vennero fatti nuovi rilievi e la consulenza affidata a una delle maggiori esperte del settore.
Risultato: emerge «chiaramente un profilo misto derivante da almeno tre individui diversi dove però la componente attribuibile ad uno o più soggetti di sesso femminile risulta essere maggiormente rappresentata». E donne sul posto, almeno secondo i racconti ufficiali dei pentiti, non c’erano. E poi ancora: chi scelse il cunicolo? Ed ancora: tra le macchine segnalate nel periodo della strage «nei pressi della villa di Licio Gelli» c’è quella intestata a «tale Ferrante, residente a Capaci». Esattamente lo stesso cognome di Giovan Battista Ferrante, di capaci, condannato per la strage.
Ma non solo. La manomissione del computer del dottor Falcone nella sua stanza al Ministero. E tanti altri che troverete. Fatti non opinioni.
Ho tentato di rispondere a quella domanda. L’ho fatto cercando di ricostruire quello che accadde, prima e dopo nel libro “Traditori”. Spetta a chi legge farsi una propria opinione. E non tacere.
Da sempre sono per le commemorazioni, ma quelle che abbiano alla base la ricerca della verità.
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