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Quelle navi non erano “taxi del mare”

RIno Giacalone il . Costituzione, Diritti, Forze dell'Ordine, Giustizia, Istituzioni, Migranti, Politica

Depositate le motivazioni del procedimento contro le Ong. Il giudice Corso evidenzia: le prove raccolte dimostrano come infondate erano le informative di Polizia e Guardia Costiera.

La decisione del “non luogo a procedere” con la formula del fatto non sussiste, cioè non ci fu alcun favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, chiude un caso giudiziario che però lascia tanto amaro in bocca.

Il gup del Tribunale di Trapani, giudice Samuele Corso, ha depositato lunedì scorso le motivazioni della sua decisione pronunciata lo scorso 19 aprile al termine di una udienza preliminare durata due anni. Cominciata con la richiesta di rinvio a giudizio della Procura e terminata con la stessa accusa che ha chiesto il non luogo a procedere. I pm avevano chiesto al giudice di assumere questa decisione con la motivazione del fatto che non costituisce reati, il gup ha accolto la richiesta ma con la formula che il fatto non sussiste.

Se all’inizio del procedimento, la Procura di Trapani sostenne che le navi delle Ong finite indagate, Jugend Rettet, Save the children e Medici senza Frontiere, erano dei taxi del mare, il giudice ha evidenziato che quelli finiti sotto indagine, tra il 2016 e il 2017, furono dei soccorsi in piena regola, per salvare vite umane in pericolo. Motivazioni raccolte in 480 pagine.

La parte amara è quella che le informative finite nel tempo sui tavoli dei magistrati, erano piene di riferimenti sbagliati. Errori madornali che il gup ha sviscerato durante i due anni di udienza e che adesso ha evidenziato  nelle 480 pagine di motivazione della sua decisione.

Bugie presentate come verità inossidabili, e invece alla prova dei fatti sono venute fuori le menzogne. Quelle di tre ex poliziotti finiti a lavorare con un’agenzia di sicurezza privata, alla quale le Ong avevano commissionato i servizi di sicurezza sulle loro navi. Agenti che avrebbero costruito scenari inesistenti per conquistare un posto alla corte del leghista Salvini.

Ma tra i menzogneri anche un agente in divisa, un poliziotto dello Sco, finito sottocopertura su una delle navi, la Vos Hestia. È rimasto indicato nel provvedimento come in tutti gli atti con un nome di copertura, Luca Bracco. Perchè mentire? Perchè indurre nel 2017 la Procura di Trapani a sequestrare la nave della Ong Jugend Rettet, la Juventa? Perchè indurre i magistrati a fare decine e decine di intercettazioni, anche a danno di giornalisti o avvocati che non potevano essere intercettati? Perchè portare ai pm prove farlocche su commistioni tra le navi Ong e quei libici trafficanti di esseri umani?

Qualcuno una risposta la dovrebbe pur dare. Nero su bianco il gup non ha potuto scrivere che si tratta di prove costruite a tavolino, ha sostenuto che suggestioni sono state fatte passare per prove, da qui anche la decisione di non trasmettere alla Procura le testimonianze per procedere per il reato di calunnia.

Ma la faccenda andrebbe chiarita a fondo, va chiarita. Certamente qualcuno in questa indagine la legalità l’ha messa sotto i propri piedi. E viene da pensare a certe autorità di Governo che non attendevano altro che qualcuno scrivesse nel 2017 quell’atto di accusa contro le Ong. Era in questo modo che i Governi del nostro Paese succedutesi tra il 2017 e il 2018, volevano dare una svolta alla questione migranti?

Non luogo a procedere quindi per Troeder Lutz Ulrich Martin, Agha Mohamad Beigui Dariush Benjamin, Girke Sascha e Schmidt Kathrin Irina Stephanie (equipaggi Juventa/Jugend Rettet), Amato Marco e Alonso Morgui Roger Emilio (equipaggi Vos Hestia/Save The Children), Catania Pietro Maurizio, Kennes Matthias, Fabbri Tommaso e Trainiti Michel (equipaggi Vos Prudence/Medici Senza Frontiere).  A loro merito, scrive il giudice, il fatto di aver salvato centinaia di vite umane.

Ai magistrati arrivarono informative, ultima nel 2020, che evidenziavano la collocazione in mare delle imbarcazioni , come se fossero in attesa dell’arrivo, dalle coste libiche, dei barchini e dei gommoni carichi di migranti e spinti fin sotto le navi da scafisti e trafficanti di esseri umani.

Questo è il primo punto sul quale il gup si sofferma. E scrive: “la contestazione di rotte e posizionamenti degli assetti navali in totale autonomia e autodeterminazione risulta spesso smentita dalle comunicazioni telefoniche tra l’I.M.R.C.C. (Centro di coordinamento soccorso marittimo delle Capitanerie di Porto) e gli assetti navali, dalle quali si traggono precise indicazioni sulle aree da “battere” durante i “pattugliamenti”, sulle distanze da tenere dalla costa libica, sulle posizioni da raggiungere per le operazioni di soccorso. Va, sin d’ora, precisato che, in relazione agli eventi oggetto del presente procedimento, emerge come le operazioni di soccorso siano state sempre disposte dall’I.M.R.C.C. e siano state svolte sotto la direzione e il costante coordinamento dell’I.M.R.C.C., come risulta dalle comunicazioni telefoniche con la nave Iuventa, con la nave Vos Hestia, con la nave Vos Prudence e con gli altri assetti navali”.

Altro che favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, che era l’accusa contestata agli indagati. Ancora il giudice: “L’esame analitico del complesso materiale probatorio raccolto consente in termini del tutto ragionevoli di escludere la sussistenza, nei vari eventi contestati, a procurare l’ingresso illegale dei migranti in Italia. Le condotto vanno inquadrate nello specifico contesto delle operazioni di soccorso… l’obbligo di soccorso in mare è previsto dal diritto consuetudinario internazionale, da numerose convenzioni internazionali e dal diritto interno… deve rimarcarsi che non risulta in alcun modo che negli eventi Sar oggetto del presente procedimento i migranti siano stati soccorsi e trasportati dagli equipaggi della nave Iuventa, della nave Vos Hestia e della nave Vos Prudence in base ad antecedenti contatti, ad intese o ad accordi, preventivi o istantanei, taciti o espliciti, con eventuali organizzatori del viaggio o appartenenti ad organizzazioni criminali libiche, in modo da consentire l’ingresso illegale e il trasporto dei migranti in Italia… le operazioni di soccorso e di trasporto dei migranti sono state sempre disposte dall’I.M.R.C.C. e sono state svolte sotto la direzione e il costante coordinamento dell’I.M.R.C.C.”.

Agli atti della decisione c’è un rapporto sottoscritto nel 2016 dalla “Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia” e dall’Ufficio dell’”Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani”. Il rapporto riguarda “”Detenuti e Disumanizzati” – Relazione sulle violazioni dei Diritti Umani contro i migranti In Libia”. Il giudice ha voluto rimarcare il contenuto, “non si può sottacere il contesto libico dal quale i migranti si allontanavano a bordo di barconi precari e fatiscenti”.

Il giudice Corso si sofferma tanto sugli aspetti legati a questo rapporto, quei migranti non potevano essere lasciati in mare anche con la prospettiva di tornare in quelle “safe house” libiche dove venivano “governanti” anche con indicibili forme di violenza. “Una reale situazione nota, documentata, accertata e fondata su dati di fatto concreti, le condizioni inumane riservate ai migranti transitanti in Libia.

La fuga da torture, detenzioni arbitrarie, violenze sessuali, maltrattamenti, sfruttamento sessuale e lavorativo, privazioni delle necessità umane primarie (beni alimentari e cure mediche) è chiaramente indicativa dell’inevitabilità di sottrarsi ad una situazione di pericolo attuale di un danno grave alla persona derivante dalla permanenza nei centri di detenzione libici per migranti transitanti. In tale prospettiva le eventuali condotte materialmente idonee a procurare l’ingresso in Italia dei migranti privi di titolo di ingresso sarebbero in realtà necessitate, in quanto funzionali a difendere gli interessi fondamentali della persona umana e a sottrarre i migranti transitanti in Libia alle condizioni inumane vissute nei centri di detenzione

Il giudice  nelle conclusioni ribadisce l’esistenza della prova a favore degli indagati. I soccorsi finiti sotto inchiesta  risultato essere stati “l’adempimento di un dovere”, quello di salvare vite umane.

L’indagine un risultato l’ha ottenuto. L’attuale Governo più degli altri è riuscito a tenere le Ong lontane dal Mediterraneo, e ha cancellato il dovere di  soccorrere chi si trova in balia del mare.

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