Ecco il Bilancio sociale 2023 di Avvocato di strada
Oltre 2.600 persone assistite, storie di vita e progetti di legge. Ecco il Bilancio sociale 2023 dell’Associazione Avvocato di strada.
2691 persone assistite gratuitamente in tutta Italia. 1.334 avvocati e volontari impegnati quotidianamente in 60 città italiane. Un valore del lavoro legale messo gratuitamente a disposizione degli ultimi pari a 1,8 milioni di euro.
Questi alcuni dei dati contenuti nel Bilancio sociale 2023 di Avvocato di strada, che l’Associazione ha presentato pubblicamente nel corso dell’Assemblea nazionale che si è tenuta a Rimini oggi sabato 18 maggio.
“Diritto alla residenza, diritto di famiglia, fogli di via, tutela di persone vittime di violenze e aggressioni, multe paradossali e diritto dell’immigrazione. Come sempre – afferma il presidente Antonio Mumolo – le attività dei nostri volontari hanno riguardato le pratiche più disparate. Anche quest’anno, purtroppo, il tema maggiormente trattato è stato quello della residenza anagrafica. Da oltre venti anni ribadiamo in ogni tribunale, e in ogni occasione, che il diritto alla residenza anagrafica deve essere garantito a chiunque perché altrimenti le persone non possono curarsi, non possono avere documenti, non possono trovare lavoro o ricevere una pensione. Eppure ancora oggi questo diritto non viene garantito, e nel 2023 ben 727 persone per ottenere la residenza hanno avuto bisogno di un avvocato che battagliasse per loro”.
“Le pratiche di diritto amministrativo sono state 145: molte di queste riguardano multe date a persone che non facevano nulla di male se non dormire o mangiare in strada, che chiedevano l’elemosina o viaggiavano su un mezzo pubblico senza biglietto. Le pratiche di diritto dei migranti (permessi di soggiorno, protezione internazionale, decreti di espulsione e cittadinanza) – continua Mumolo – sono state 679, in chiaro aumento rispetto all’anno precedente, quando erano state 532. Le pratiche di diritto penale sono invece state 150. I reati statisticamente più frequenti in ambito penale sono stati quelli contro il patrimonio o contro la persona, di cui le persone senza dimora possono essere state autori o, nella maggior parte vittime: si, perché anche se è una cosa che non viene mai considerata, chi vive in strada è privo di protezioni, e viene spesso picchiato e derubato“.
“Oltre a lottare nei tribunali in questi anni ci siamo battuti per l’introduzione di leggi che rendano fruibili anche agli ultimi diritti già statuiti e che diano dignità alle persone: tra queste c’è la proposta di legge che vuole garantire il diritto alla salute anche a chi vive in strada. Per ora siamo riusciti a farla approvare in quattro regioni, ma speriamo che presto possa essere approvata anche a livello nazionale. Noi nel frattempo – conclude Mumolo – continueremo a investire passione ed energie in difesa dei nostri assistiti. Perché come dice il nostro motto, “Non Esistono Cause Perse”.
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