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Bari, confermata la condanna alla boss che aggredì Maria Grazia Mazzola

Redazione il . Diritti, Giustizia, Informazione, Mafie, Puglia

Arriva questo pomeriggio da Bari la notizia della conferma in appello della condanna a un anno e quattro mesi di reclusione per Monica Laera, perchè è stata riconosciuta colpevole anche in secondo grado dei reati di aggressione con aggravante mafiosa, lesioni e minacce di morte aggravate nei confronti dell’inviata speciale del TG1 Maria Grazia Mazzola.

A carico della Laera è stata applicata l’aggravante mafiosa per la vera e propria aggressione consumata il 9 febbraio 2018 ai danni della giornalista del TG1, che da trent’anni è impegnata per le più importanti testate giornalistiche della Rai nel racconto delle mafie e delle stragi.

Nei primi mesi del 2018 l’inviata speciale del TG1 stava realizzando una serie di interviste per uno speciale dedicato ai giovani e alle mafie nel quartire Libertà di Bari, quando era finita vittima dell’aggressione criminale da parte della Laera.

La donna in questione, storica esponente del clan Strisciuglio, era già stata condannata della Corte di Cassazione per associazione mafiosa ex 416bis.

Al fianco della giornalista nella sua richiesta di giustizia si sono schierati il sindacato Usigrai e l’associazione Libera, costituitesi parte civile insieme alla Rai, il sindaco di Bari Antonio Decaro (oggi in aula per la sentenza con fascia tricolore per rappresentare il Comune), l’Associazione Stampa Romana, l’FNSI, l’Ordine Nazionale dei Giornalisti.

In aula le istanze delle parti civili sono state rappresentate dall’avvocata Caterina Malavenda, in rappresentanza degli organismi delle istituzioni del mondo dell’informazione e dall’avvocata Enza Rando, oggi senatrice della Repubblica per l’associazione Libera.

In attesa di leggere la nuova sentenza, ricordiamo quanto contenuto nelle motivazioni della sentenza di primo grado, “il giornalista costituisce una minaccia seria per le associazioni mafiose, in quanto con il proprio lavoro è in grado di provocare un grave vulnus al muro di omertà che protegge, in una coltre di silenzio, le vicende criminali del clan. […] Le associazioni mafiose proliferano e si rafforzano in contesti nei quali, forti della loro fama criminale e correlata capacità di intimidazione, possono operare indisturbate, protette dal silenzio e dall’omertà, essenziali a garantire l’assoggettamento della popolazione che vive nei territori controllati dai clan”.

La giornalista Maria Grazia Mazzola, sempre secondo quanto riportato in primo grado, “non ha rinunciato al diritto-dovere di informazione, pur consapevole della caratura criminale delle persone che avrebbe incontrato”.

Anche Libera Informazione accoglie con soddisfazione il nuovo esito processuale e si unisce alle diverse realtà e associazioni che hanno accompagnato Maria Grazia Mazzola in questi anni nella ricerca di verità per l’aggressione subita. Nessuna vendetta, solo giustizia in difesa di chi, come la collega, si batte per fare il loro lavoro nel nome della libertà di stampa giorno dopo giorno, senza cedere a minacce e violenze. 


Confermata in Appello la condanna alla boss che aggredì la giornalista Maria Grazia Mazzola

“Grazie a tutte le parti civili per il fortissimo impegno”

Confermata in appello la condanna con aggravante mafiosa a un anno e quattro mesi di reclusione alla boss del clan Strisciuglio che sei anni aveva aggredito l’inviata speciale del Tg1, Maria Grazia Mazzola, da trent’anni cronista storica della prima testata Rai, durante le interviste per uno speciale dedicato ai giovani e alle mafie.

Al fianco della giornalista il sindacato Usigrai e l’associazione Libera, costituitesi parte civile insieme alla Rai, il sindaco di Bari Decaro, Stampa Romana, l’Fnsi, l’Ordine Nazionale dei Giornalisti.

“Grazie a tutte le parti civili- ha dichiarato Mazzola al termine dell’udienza- all’avvocata Caterina Malavenda, a Enza Rando, al sindaco Decaro, all’Ordine dei giornalisti, a tutte e a tutti per il fortissimo impegno”.

Fonte: Agenzia Dire


Confermata in appello la condanna alla boss che aggredì la giornalista maria grazia mazzola

La conferma della condanna della Corte di appello di Bari per Monica Laera, esponente del Clan Strisciuglio, per l’aggressione, aggravata dal metodo mafioso all’inviata del TG1 Maria Grazia Mazzola segna un punto importante in relazione alla rilevanza sociale del lavoro giornalistico

L’inviata speciale del Tg1 nel 2018 stava realizzando nel capoluogo pugliese una inchiesta su giovani e Mafie nel quartiere Libertà Di Bari quando è stata aggredita e minacciata di morte da Monica Laera, poi condannata a 1 anno e 4 mesi per minacce e lesioni aggravate dal metodo mafioso.

Nella sentenza di condanna era inoltre riconosciuto il valore del lavoro di inchiesta giornalistica dell’inviata del Tg1 Maria Grazia Mazzola, in relazione al diritto-dovere di informazione nei confronti dei cittadini e della collettività.

Per i giudici di primo grado il lavoro della giornalista che fa domande costituisce inoltre una minaccia seria per le associazioni mafiose, in quanto con il proprio lavoro è in grado di provocare un grave vulnus al muro di omertà che protegge le vicende criminali dei clan e garantisce l’assoggettamento della popolazione che vive nei territori da loro controllati

Per avere un quadro definitivo sul valore di questa sentenza d’appello dovremo aspettare di leggere le motivazioni ma la conferma della condanna nei confronti di chi con minacce di morte e intimidazioni aveva tentato di fermare il lavoro giornalistico della collega del Tg1, conferma che la giustizia non riconosce zone franche alle mafie.

Daniele Macheda – Segretario Usigrai


Soddisfazione per sentenza di appello su aggressione a Mazzola (Tg1). Riconosciuta aggravante metodo mafioso

L’Associazione Stampa Romana esprime grande soddisfazione per la sentenza della Corte d’Appello di Bari, che conferma la condanna a 1 anno e 4 mesi di reclusione per Monica Laera, per lesioni e minacce, con l’aggravante del metodo mafioso, nei confronti dell’inviata del Tg1 Maria Grazia Mazzola, al fianco della quale l’Associazione Stampa Romana si è costituita dal primo momento parte civile.

La sentenza ribadisce il ruolo dell’informazione e del giornalismo di inchiesta nella lotta contro le mafie, contro il muro di omertà che garantisce alla criminalità organizzata le condizioni per inquinare il tessuto sociale e assoggettare chi vive nei territori controllati dai clan.

Segreteria Stampa Romana


Confermata in appello la condanna alla boss che aggredì la giornalista Maria Grazia Mazzola

Confermata in appello la condanna con aggravante mafiosa a un anno e quattro mesi di reclusione a Monica Laera, esponente del clan Strisciuglio,  boss del clan Strisciuglio che sei anni fa aveva aggredito l’inviata speciale del Tg1, Maria Grazia Mazzola.

La giornalista, da trent’anni cronista storica della prima testata Rai, fu aggredita e colpita al volto con un pugno dalla donna perché poneva domande sul marito Lorenzo Caldarola, detenuto  e sul loro figlio Ivan, mentre realizzava interviste per uno speciale dedicato ai giovani e alle mafie.

Laera, già condannata in Cassazione per 416 bis (associazione mafiosa), è stata condannata in primo grado a un anno e quattro mesi di reclusione per l’aggressione alla giornalista con l’aggravante mafiosa, lesioni e minacce di morte. Laera ha poi chiesto l’appello verso la decisione del Tribunale e l’udienza si è tenuta questa mattina con la conferma in appello della condanna.

Al fianco della giornalista il sindacato Usigrai e l’associazione Libera, costituitesi parte civile insieme alla Rai, il sindaco di Bari Decaro, Stampa Romana, l’Fnsi, l’Ordine Nazionale dei Giornalisti.

“Grazie a tutte le parti civili – ha dichiarato Mazzola al termine dell’udienza – all’avvocata Caterina Malavenda, a Enza Rando, al sindaco Decaro, all’Ordine dei giornalisti, a tutte e a tutti per il fortissimo impegno”.

Fonte: Ordine Nazionale dei Giornalisti


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