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Se lo yacht diventa lo spazio dove si discute di scelte che riguardano una comunità

Pierluigi Ermini il . Corruzione, Diritti, Giustizia, Istituzioni, Liguria, Politica

Su quanto sta accadendo in Liguria e all’interno dell’amministrazione regionale non spetta a nessuno dare giudizi sui risvolti penali, o emettere verdetti.

La strada è lunga per dimostrare la colpevolezza degli indagati e la storia di molte di queste vicende da un punto di vista giuridico ha visto molte volte sfumare le accuse.

Da un punto di vista politico e del rapporto tra mondo imprenditoriale e rappresentanti del mondo amministrativo, invece lo scenario che si viene delineando è molto preoccupante, tanto da delineare una netta subordinazione di chi ha compiti di governo di un territorio rispetto al sistema economico e finanziario.

Quest’ultimo sembra dominare e incidere in modo determinante sulle scelte che riguardano la vita di intere comunità.

Di questa vicenda mi ha impressionato in modo particolare la frequentazione da parte dei rappresentanti eletti dai cittadini, di luoghi e spazi che sono la rappresentazione e l’espressione del potere economico di determinati imprenditori.

In questo caso la frequentazione del Presidente della Regione Toti dello yacht di Aldo Spinelli.

Magari in quelle occasioni, tra cene lussuose o feste per ricchi, si parlava di scelte amministrative da fare, di operazioni che impegnavano anche gli organi amministrativi di un ente, di decisioni che riguardavano l’intera comunità.

Non è l’unico Giovanni Toti ad aver agito così, lo stesso sindaco di Genova ha detto di aver frequentato quello yacht e prima di lui anche l’ex presidente Burlando sembra lo abbia fatto.

Un tema che investe la politica in tutte le sue componenti e dopo 30 anni di berlusconismo e di conflitti di interessi irrisolti, si assiste a un crescente maggior peso dell’economia sulla politica e quasi a forme di sudditanza di chi riveste un ruolo pubblico verso chi persegue un interesse privato.

Anche la sinistra molto spesso in questi anni si è adagiata su  questo modo di fare politica.

Se in uno yacht si parla di temi che riguardano la comunità, a volte si stringono patti e si assumono decisioni, lo si fa all’interno di uno spazio di potere del mondo imprenditoriale, dando un ruolo a quell’imprenditore che non è il suo, che non gli è riconosciuto dalle nostre leggi.

Quel rappresentante delle istituzioni si comporta in un modo che rafforza il potere del mondo dell’economia su quello politico, dando più valore all’interesse privato rispetto a quello pubblico.

Un uomo o una donna delle istituzioni dovrebbero rappresentare le istanze e i bisogni di una comunità nel suo complesso, dove il bene comune è sempre predominante sull’interesse personale.

Non è un confronto alla pari, perché diversamente da chi ha un ruolo politico/amministrativo, l’imprenditore ha una visione incentrata al suo interesse personale che quasi mai coincide con l’interesse collettivo, che invece deve essere il faro che guida l’azione politica.

Il rappresentante delle istituzioni è un qualcosa di più importante per la vita di una comunità.

Ecco che andare a parlare di questioni che riguardano una comunità in uno yacht o in una villa di un privato e non nei luoghi che sono la casa dei cittadini (la sede della regione, la casa comunale, ec …) è un’altra forma di sudditanza della politica verso il mondo economico e finanziario.

La forma conta in politica, diventa sostanza e un modo diverso di comunicare, perché anche i luoghi e gli spazi sono un modo di parlare al nostro interlocutore.

Lo yacht rappresenta lo spazio del privato che accoglie le istanze del pubblico a casa sua e lo fa da padrone di casa.

La sede della regione, in questo caso, è la casa di tutti i cittadini che vivono in quel territorio.

È lì nell’interesse dell’intera comunità che si devono ascoltare le richieste di un privato, valutando se si persegue un più importante interesse collettivo, ad accogliere quella richiesta.

La casa dei rappresentanti dei cittadini, ovvero le sedi di tutte le nostre istituzioni, dalla più piccola città al parlamento e fino a Palazzo Chigi, valgono molto di più di uno yacht, di una villa o di un castello di un privato e lì si devono svolgere, a tutti i livelli, gli incontri dove si decide il futuro delle nostre comunità.

E questo vale per tutti coloro che sono stati eletti a rappresentare una comunità.

Si torna a parlare di etica, che deve guidare l’azione politica e anche quella imprenditoriale, di rispetto di ruoli, di dare maggiore importanza a ciò che riguarda il bene comune rispetto all’interesse personale.

Torna alla mia mente un bellissimo libro letto qualche anno fa da Jonathan Sacks dal titolo “Moralità”.

In un capitolo intitolato “La politica dell’identità” scrive così: “in una comunità morale i cittadini vivono attraverso valori condivisi. Se non esiste una comunità nazionale morale, se la società civile si atrofizza e muore, quello che resta sono le arene competitive del mercato e dello stato e la democrazia liberale è in pericolo. Se perdiamo il fondamento morale della società avremo ciò che Hobbes descriveva come l’inclinazione generale dell’umanità,  un perpetuo e irrequieto desiderio di potere dopo potere, che cessa solo in morte”.

La politica è superiore agli interessi privati, perché deve far riscoprire ai cittadini i valori condivisi che fanno di quelle persone una comunità morale, dove l’impresa e l’imprenditore sono una componente di questa comunità, una parte di un “noi” molto più importante

E le stanze e gli spazi delle istituzioni sono più importanti di uno yacht e di una villa o di un castello; i veri e unici spazi destinati per discuterete e decidere del bene comune.

Chi fa politica dovrebbe avere questa attenzione, perché come ci ricorda ancora Jonathan Sacks, anche “l’economia ha bisogno di etica. Occorre rispetto per le persone che vengono coinvolte nelle nostre decisioni. Se ciò viene perso non perderemo soltanto denaro e lavoro, ma qualcosa di molto più importante: libertà, fiducia e correttezza, cose che hanno un valore, non un prezzo”.

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