NEWS

Siamo tutti dsa

Donatella D’Acapito il . Costituzione, Diritti, Giovani, Istituzioni, Società

Parole fuorviate o fuorvianti, una cosa mi sembra evidente: è da un po’ che, a dispetto di quel che vorrebbero i progressi di una società civile come la nostra, ci si interroga se sia opportuno continuare ad avere indirizzi scolastici accessibili a tutti.

Ma siamo certi che la soluzione per una istruzione di livello risieda nella creazione di classi diversificate e non, ad esempio, nell’incremento del personale d’aula che aiuti i ragazzi a crescere prima come persone e poi come allievi?

Chi frequenta la scuola sa che ogni classe ha la propria peculiarità e che in ogni classe ci sono persone che, sulla carta, non dovrebbero frequentare il corso scelto. Non mi riferisco ai ragazzi indicati come bes (cioè con bisogni educativi speciali) o dsa (quelli con disturbi specifici dell’apprendimento): mi riferisco ai tanti che si trovano in una scuola perché non sapevano cosa scegliere alla fine delle medie e così hanno deciso di seguire gli amici; penso a chi ha un sogno da realizzare e prova ad andare avanti nonostante le difficoltà, o a quelli per cui hanno scelto i genitori.

È giusto che, a parità di indirizzo, ci siano dei programmi su scala nazionale se non uguali almeno affini. È altrettanto giusto garantire lo svolgimento di tali programmi e, soprattutto, l’apprendimento di quanto in essi previsto.

Ma quanto vale, e come viene valutato da chi parla di classi ad hoc, la capacità che può sviluppare un ragazzo dotato che non solo ottiene il massimo dei voti, ma scopre l’importanza di saper lavorare in gruppo, magari aiutando proprio chi non ce la fa? E quanto conta, come metodologia di apprendimento, l’imparare ad esporre in modo chiaro e semplice – e dunque non sciatto – contenuti complessi, proprio perché li si è capiti fino in fondo? Soprattutto, quanto è importate per un ragazzo abituato a essere svalutato scoprire che anche il liceo classico può andar bene per lui, perché gli insegna a pensare, a ragionare, perché gli insegna da avere uno spirito critico?

Quanto vale imparare a non guardare gli altri dall’alto in basso, ma imparare a camminare con loro?

Sia chiaro: non credo in una scuola che punta al ribasso e sono altrettanto convinta che ognuno di noi abbia le proprie attitudini. Però mi sembra che in questo ragionamento gli unici a guadagnarci saremmo noi insegnanti, e non i ragazzi. Certo che è molto più semplice fare lezione con un gruppo omogeneo di alunni, ma sono proprio le loro diversità, le difficoltà che hanno a spingerci a trovare nuove strategie di approccio.

Sono loro che stimolano la mia curiosità – e io faccio altrettanto – creando così uno scambio proficuo. Senza i miei ragazzi difficili, sarei meno preparata e meno capace di come oggi sono. Non tutto è idilliaco e con alcuni proprio non riesco a trovare la quadra, però è possibile entrare in classe in questo modo.

Ci preoccupiamo di come istruire i ragazzi – ma loro non sono dei computer da programmare nel modo più funzionale possibile – e non ci ricordiamo che ogni insegnante dovrebbe essere un educatore. Il mondo della scuola educa e il verbo educare deriva dal latino ex-ducere, cioè tirar fuori. Questo implica saperli osservare e ascoltare; significa dover scendere dalla cattedra per star loro accanto e guidarli, magari anche facendo ripetere un anno o addirittura indirizzandoli diversamente se necessario, ma per arrivare alla loro realizzazione.

Mi piace pensare che le classi siano formate solo da dsa: lo siamo noi docenti e lo sono gli alunni. Mi piace pensarlo perché nella mia testa, questo, è l’acronimo di “desiderio specifico di apprendimento”, ognuno il suo, sia tecnico o umanistico, scientifico o economico: tessere di un mosaico che formano una collettività.

Avere cura dei singoli pezzi è l’unico modo per rendere bello il disegno finale.

*****

Il cortocircuito tra famiglie e scuole, ma i ragazzi vanno ascoltati e non giudicati

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link