Armi: chi ha paura della democrazia?
“C’è differenza tra un frigo e un missile, tra un sistema di irrigazione e un sistema di puntamento. Se sono armi, non vale più il principio di libero scambio”.
Lo ha ricordato ieri a Roma il prof. Raul Caruso, docente di economia internazionale dell’Università cattolica, nel corso dell’iniziativa che ha visti riuniti nella sede di Libera tante realtà della società civile in una sorta di cantiere in difesa della 185/90, la legge che regola il commercio delle armi.
Un obiettivo che riguarda concretamente le nostre stesse esistenze perché quel tentativo scellerato che il governo vuol portare in porto per saldare il debito del voto di scambio con la lobby delle armi, è un pezzetto dello sdoganamento della guerra con la quale stiamo imparando a convivere senza scrupoli.
Ci stanno forzando a rassegnarci a contemplare il conflitto armato come “commestibile”. Ragion per cui è necessario attrezzarsi con armi sempre più tecnologicamente avanzate e con arsenali stracolmi. “Non possiamo farci trovare impreparati” sembra essere l’articolo diabolico del catechismo di tutti i governi del mondo: Si vis pacem para bellum.
Questo scenario ci chiama a una nuova resistenza per difendere le ragioni della pace anche in quella legge che consente ancora un barlume di trasparenza, democrazia e partecipazione di cui i potenti hanno paura.
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Italia, mobilitazione per dire “basta favori ai mercanti d’armi!”
80 organizzazioni lanciano la mobilitazione in difesa della legge 185/1990
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