Di binari morti e pezzi da smontare uno alla volta. Anche questo è giornalismo
Giornalista di Report Rai 3, Goffredo De Pascale è tutor giornalistico della categoria video inchiesta di questa 13′ edizione del Premio Roberto Morrione per il giornalismo investigativo. Il suo percorso professionale inizia a «Paese Sera», «Ansa» e «Roma». Scrive per «l’Unità». Tra i fondatori della rivista «Diario», della quale è stato per diversi anni responsabile della sede romana. Dal 2010 lavora in Rai.
Prima di approdare nella redazione di Report, é stato autore di «Chi l’ha visto?» e degli speciali estivi; responsabile dell’edizione quotidiana «Chi l’ha visto? 11.30» e autore di «Agorà estate» e di «Mi manda Raitre». Anche a lui abbiamo rivolto alcune domande per conoscerlo meglio e per raccogliere dei consigli per chi, come noi, crede nel ruolo fondamentale che il giornalismo investigativo ha nelle nostre comunità e nelle nostre vite.
Perché hai accettato il ruolo di tutor del Premio Morrione? Che cosa significa per te?
E’ un onore e un piacere perché il Premio è dedicato a Roberto Morrione che, creando un team di inchieste, ha contribuito a far sì che la Rai fosse appieno servizio pubblico e perché è uno spazio di intenso confronto.
Cosa ti aspetti dagli under 30 che seguirai nella realizzazione dell’inchiesta?
Nuovi punti di vista, entusiasmo e condivisione.
Quale consiglio su tutti ti senti di dare agli under 30 arrivati in finale, ora alle prese con il progetto di inchiesta?
Prima di arrendersi, quando si pensa di aver imboccato un binario morto, smontare pezzo pezzo tutto ciò che si è fatto, analizzarlo fin nei dettagli e ricominciare. A volte i dettagli riservano molte sorprese.
Quando hai capito che il giornalismo sarebbe stato il tuo mestiere?
Ho iniziato a collaborare con Paese sera a 23 anni e ho capito subito che il giornalismo è un passaporto che ti consente di conoscere fatti e persone.
C’è una inchiesta che consideri un esempio da seguire? Se si, quale e perché?
Il Watergate resta l’inchiesta più emblematica, perché è stata condotta con molta attenzione, con dedizione, senza lasciarsi intimorire o intimidire nel cercare di fare luce in un abuso di potere perpetrato dal presidente, all’epoca della maggiore potenza mondiale, eletto democraticamente e per questo – una volta messo dinanzi alle sue responsabilità – costretto a dimettersi.
Che libro consiglieresti di leggere a chi vuole fare del giornalismo il proprio lavoro, il proprio futuro?
La mia guerra all’indifferenza di Jean-Selim Kanaan.
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