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Il caso Salis. “Il Foglio” e la lunga fila dei “garantisti” a corrente alternata

Lucrezia Ricchiuti il . Costituzione, Diritti, Giustizia, Internazionale, Istituzioni, Politica

Non so se il PD alla fine candiderà Ilaria Salis alle elezioni europee.

Francamente, non mi pare un tema centrale, come invece lo considera Salvatore Merlo sul Foglio del 29 marzo. Credo invece che il pezzo di Merlo sia un concentrato di disinformazione e di confusione intellettuale.

In sostanza, egli rimprovera alla sinistra (indicata come universo indistinto) di scambiare Salis – definita “ragazza col manganello, sospettata di aver partecipato a pestaggi” – per Altiero Spinelli; di lamentarsi per le condizioni carcerarie ungheresi laddove quelle italiane non sarebbero da meno (come attesterebbero le condanne a carico dell’Italia da parte della Corte di Strasburgo); e di dimenticare che i veri martiri della sinistra sono persone come Guido Rossa (operaio comunista ucciso dalle Brigate rosse nel 1979).

Andiamo con ordine: Salis è stata arrestata l’11 febbraio 2023 per aver partecipato asseritamente a una contromanifestazione di antifascisti a Budapest. Le sono stati contestati quattro episodi di colluttazione con la polizia (poi ridottisi a due, perché i primi due erano indicati in una data in cui lei era ancora in Italia).

Stiamo parlando di un reato che, in Italia, sarebbe punito con una pena variabile dai 6 mesi a 5 anni. Il nostro codice di procedura penale prevede che la custodia cautelare in carcere possa durare al massimo 3 mesi per reati la cui pena massima è inferiore a 6 anni. In pratica, in Italia la Salis sarebbe fuori da 10 mesi. Il nostro codice inoltre vieta di mostrare l’imputato in ceppi.

Viceversa, la Salis per un reato (tutto da accertare) tutto sommato modesto viene condotta in aula come gli assassini da noi negli anni 70.

La violazione di ogni parametro di reciprocità, di uniformità europea e di garanzia è, dunque, evidente.

Merlo mostra di accodarsi alla lunga schiera di garantisti a corrente alternata, che gridano al complotto giudiziario quando conviene e chiamano Ilaria la “ragazza col manganello” quando serve, tirando in ballo a sproposito e alla rinfusa Spinelli e Rossa. Ma il censore della Salis fa anche riferimento alla Corte EDU, dicendo che non siamo da meno dei magiari. Altra falsità: il numero di condanne per la violazione dei diritti umani in Ungheria nel 2023 (ponderato sulla popolazione: noi siamo 60 milioni loro nemmeno 10) è il quintuplo dell’Italia.

Il caso Salis è l’ennesima vergogna italiana, in cui la strumentalità politica e la malafede si mischiano all’insipienza nelle relazioni internazionali. Spero che la famiglia si decida ad avanzare presto la richiesta alla Corte di Strasburgo secondo l’art. 39 del regolamento di procedura, perché la lesione alla libertà e alla dignità di Ilaria è già irreparabile.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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