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Quei test di B. e Gelli: bel dilemma per Nordio

Gian Carlo Caselli il . Costituzione, Diritti, Giustizia, Istituzioni, L'analisi, Politica

Un giorno sì e l’altro anche quel bel tipo del ministro Nordio si dichiara garantista doc.

Ma a ben vedere l’uso più confacente della sua tanto sbandierata patente di garantista dovrebbe essere soffiarsi il naso. Soprattutto dopo aver demandato a se medesimo (un suo decreto) la disciplina dei test attitudinali cui dovrebbero essere sottoposti i vincitori del concorso per magistrati.

E sì, perché continuare a dirsi garantista dopo aver riesumato una proposta di Licio Gelli, capo della P2, contenuta paro paro  nel “piano di rinascita democratica” del venerabile massone, di garantista non ha proprio niente. Anche se ha l’avallo di un altro piduista, Silvio Berlusconi, al quale la giustizia ha sempre fatto venire l’orticaria, ma che si supera ai primi di settembre del 2003 in un’intervista rilasciata a «La Voce» di Rimini e al periodico inglese «The Spectator».

L’allora capo del governo sferra un attacco virulento evocando nientemeno che i manicomi come luoghi adatti alle toghe. «Questi giudici sono doppiamente matti! Per prima cosa, perché lo sono politicamente, e secondo sono matti comunque. Per fare quel lavoro devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche. Se fanno quel lavoro è perché sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana», tuona il Cavaliere.

Parole che oggi pongono a Nordio un bel dilemma: se i vincitori di concorso superano i test dimostrando di non essere matti, come faranno a svolgere un lavoro per il quale “devi essere mentalmente disturbato”?

E, parafrasando Peppino in un film con Totò, “ho detto tutto”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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