Il caso Antonio Decaro a Bari: se si ha la rogna in casa è bene contare sino a tre
Vogliono sciogliere il Comune di Bari, per contrastare le infiltrazioni mafiose.
Vogliono sciogliere il comune di Bari, perché con la mafia non si tratta.
Vogliono sciogliere il comune di Bari, perché quando uno è minacciato con una pistola puntata alle spalle, come pare – secondo quanto detto dal Governatore della Puglia, Michele Emiliano – accadde, a suo tempo, ad Antonio Decaro, oggi sindaco di Bari, si va in Procura a sporgere denuncia.
Nasce il fronte governativo degli Intransigenti contro Cosa Nostra.
Fra i principali rappresentanti dello schieramento si segnalano fra gli altri: Roberto Calderoli e Maurizio Crippa della Lega, e Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato.
Gente tosta.
Come tostissimo appare il ministro degli interni, Matteo Piantedosi, che ha avviato le pratiche per verificare l’ipotesi dello scioglimento del Comune di Bari. Che dire? Viviamo ormai nei Tempi Moderni. E presto sapremo se si tratterà di ridere, o di piangere.
Intanto, per la cronaca, Antonio Decaro ha portato in questi giorni all’incasso la solidarietà oceanica della popolazione barese (a proposito: che tagli televisivi magistrali affinché gli spettatori italiani non vedessero la reale portata della sollevazione popolare), solidarietà che pare si stia estendendo alla Puglia intera.
E non sappiamo se alla fine, il Comune, sarà davvero sciolto.
Non sappiamo cioè se si avvererà la considerazione-previsione dello storico Luciano Canfora, il quale, intervenendo alla manifestazione in solidarietà a Decaro, ha affermato: “L’assalto ai Comuni fu una caratteristica del fascismo, Mussolini cominciò così”.
Speriamo che abbia torto, e anche lui, non ne dubitiamo, in cuor suo lo spera.
Sappiamo però, per certo, quanto sia pericoloso il crinale sul quale si sta avventurando la maggioranza governativa che ci sta traghettando verso i Tempi Moderni. Ammettiamolo: la materia è scivolosa di per sé. E richiede la presenza degli addetti ai lavori, non di principianti improvvisatori.
Perché, vedete: quando uno ha la rogna in casa – sinonimo della “trave” evangelica nel proprio occhio -, deve esser più cauto prima di lanciarsi a corpo basso contro il pelo che crede festosamente di avere intravisto nell’occhio altrui.
E il “pelo” – giusto per non lasciare qualcosa di non detto – sarebbe rappresentato dall’aneddoto raccontato dal governatore della Puglia, Michele Emiliano, anche lui sul palco, il quale ha riferito che a suo tempo, insieme a Decaro, andò a far visita alla moglie di un boss locale, affinché la mafia locale barese lasciasse in pace proprio Decaro, che allora era assessore.
Emiliano poi ha cercato di spiegarsi meglio, ma, anche a noi, il raccontino è sembrato un po’ sgangherato e fuori luogo. E lo stesso Decaro, d’altra parte, ha smentito il ricordo di Emiliano, dicendo di non esser mai andato in quella casa.
Ciò premesso, come recita un vecchio proverbio siciliano: “Ci vuole il vento in Chiesa, ma non sino al punto di spegnare le candele”. Metafora per dire che in tutte le cose è sempre bene avere una certa misura.
Ma torniamo al senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, il quale ha dichiarato: “Se i boss minacciano si va in Procura, non a casa loro”.
Gasparri la materia la conosce bene, visto che entrerà a breve nella commissione parlamentare antimafia.
Quindi: giusto Gasparri, condividiamo la sua dichiarazione.
Ma ci assale un dubbio.
E se Emiliano avesse trattato con la sorella del boss barese “a fin di bene” e “senza dolo”? Per evitare che Decaro fosse assassinato? Che male ci sarebbe?
Sì, insomma.
Esattamente come fecero i carabinieri Mario Mori, Giuseppe De Donno e Antonio Subranni, inutilmente processati per la Trattativa Stato-Mafia, tanto da essere totalmente scagionati dalla Cassazione per “non avere commesso il fatto”?
Come la metteremmo?
In fondo, a ben vedere, nel primo caso si trattò di una pistola puntata alle spalle che per fortuna non sparò; nel secondo, invece, di una intera stagione stragista in Italia, con decine di morti, fra Palermo, Roma, Firenze e Milano.
Sappiamo quanto sia alto lo spirito garantista che anima Gasparri, il quale, per inciso, è autorevole componente di Forza Italia, il partito di Silvio Berlusconi, fondato anche da Marcello Dell’Utri, condannato in via definitiva per mafia, pena debitamente scontata. E che, quindi, non deve rispondere più di niente alla collettività.
Insomma, Gasparri: chiuda un occhio sul piccolo episodio narrato da Emiliano.
Veridico o confuso che sia.
Quelli della Lega sono ragazzi, e queste cose non le sanno.
Ma lei ricorderà di sicuro il ministro del governo Berlusconi che dichiarò: “Con la mafia bisogna convivere”.
Lei, che resta un eccellente veterano del garantismo, non ci deluda sul più bello. E se a Bari il centro destra non dovesse vincere neanche questa volta le elezioni, abbia un po’ di pazienza. Il governo fermi in tempo il ministro Piantedosi…
Fonte: AntimafiaDuemila, 24/03/2024
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