Liceo Scientifico di Partinico: le esternazioni del sindaco e la risposta dei docenti
Il cambio di nome del Liceo Scientifico di Partinico continua a tenere banco, soprattutto per le esternazioni del sindaco di Partinico, che non riesce a mandare giù il rospo di Felicia e Peppino al posto del suo beneamato Savarino.
Per difendere tale posizione rilascia interviste in cui si lascia andare a battute poco opportune, a forme di campanilismo d’altri tempi e a valutazioni politiche sprezzanti e poco rispettose dell’altrui modo di pensare.
In un comunicato, la locale sezione del PD, in relazione a un’intervista rilasciata dal sindaco Rao a un’emittente radiofonica locale, parla di “vera e propria emergenza democratica interpretata da un primo cittadino che, con arroganza e supponenza, calpesta ruoli e funzioni di altre istituzioni, quelle scolastiche, in questo caso, sostituendosi abusivamente ad esse e sollecitando e cavalcando spinte populiste e fuori dalle regole di elementari forme di democrazia diffusa e delegata su cui si fondano le nostre istituzioni, regole delle quali sembra essere analfabeta… Non sapendo sottostare alle regole democratiche, cerca di stravolgerle cavalcando un improvvisato “sondaggio” tra gli studenti, proponendo lui il nome cui intestare la scuola (il giudice Livatino), come una ridicola mediazione tra Impastato e Savarino, sobillando una contrapposizione tra i comuni di Cinisi (paese di Impastato) e Partinico, invaso da provocatori comunisti che vengono ad imporre un loro concittadino su Santi Savarino, vanto partinicese per il solo fatto di essere stato servo del fascismo “come lo erano tutti”, dimenticando che tanti persero la vita per non esserlo, che in Italia ci fu un antifascismo e una Resistenza…”. Il comunicato continua censurando l’operato del sindaco che “mette in berlina una Comunità davanti a un’opinione pubblica nazionale coprendola d’infamia”.
Non meno pesante il comunicato del locale circolo di Rifondazione Comunista, intestato a Peppino Impastato: “Abbiamo assistito, ormai non più attoniti perché abituati, ai deliri del sindaco Rao sulla questione intitolazione del Liceo della nostra città. I suoi sono sembrati nient’altro che gli strali di un pugile suonato a dovere e messo all’angolo. In parole povere, perché poveri di contenuti storici e politici sono le sue miserabili argomentazioni, continua a sostenere che la figura di Peppino Impastato sia divisiva perché trattasi di un militante della sinistra extraparlamentare e che, per questo, sia necessario continuare a difendere la figura di Santi Savarino il quale, a suo dire, non si è macchiato di nessun delitto. Il comunicato continua richiamando le scelte politiche del sindaco, attualmente schierato con la Lega e appoggiato dai democristiani di Totò Cuffaro, condannato definitivamente a sette anni di reclusione per favoreggiamento verso persone appartenenti a Cosa nostra. Nel suo discorso ne ha persino fatto una questione di campanilismo cittadino, come se le figure di Peppino e Felicia non fossero un patrimonio culturale di tutti coloro i quali vorrebbero e meritano questa martoriata terra libera dalla mafia e da quella borghesia mafiosa più radicata che mai all’interno delle istituzioni democratiche. Stia sereno il sindaco Rao perché ha ragione. “Peppino è divisivo”: divide i mafiosi dagli onesti, divide i fascisti dagli antifascisti e di questo lo ringraziamo per avercelo ricordato”.
Perentorio anche il comunicato della CGIL Palermo: “Basta con le polemiche, si rispetti la procedura. I ragazzi non sono mafiosi, a scuola praticano la legalità ogni giorno. Impastato non è divisivo. E il consiglio d’istituto si è già espresso. Attendiamo adesso che gli uffici competenti completino l’iter per l’intitolazione”.
Quello del sindaco ormai rischia di diventare un ritornello stonato che si ripete nel tempo, da molto tempo, secondo il quale il Liceo è un covo di comunisti, dove si indottrinano i ragazzi, dove ha insegnato un prof. “quasi anarchico”, (che sarei io), il quale, malgrado sia in pensione da dieci anni, avrebbe lasciato non so quali tracce dei suoi deleteri insegnamenti, dove in Consiglio d’istituto ci sarebbe mia moglie, che invece è andata in pensione da quattro anni, dove si sarebbero fatti chissà quali imbrogli e quali manovre per intitolare il Liceo a Peppino, accanto al quale, per addolcire la pillola, sarebbe stato messo il nome di Felicia.
Tra le tante “sbrasate”, al TGS ha insinuato che la firma di Santi Savarino nella lettera da lui indirizzata a Frank Coppola potrebbe essere falsa: certamente ignora che l’originale è negli archivi della Commissione Antimafia. Un’altra bufala che è subito attecchita è che “i ragazzi sono mafiosi”: nessuno e nessun giornale, per quel che mi consta, ha detto questa “minchiata” né si poteva permettere di dirlo, perché attaccare l’etichetta di mafioso a un ragazzino di 15 anni è proprio da stupidi, e tuttavia la voce è uscita da chi sta dietro chi frequenta il liceo, per alimentare l’odio nei confronti di chi ha criticato l’operato e le scelte della rappresentanza studentesca.
Negli ultimi giorni, visto che il problema è per lui quello di bloccare i nomi di Felicia e Peppino, Savarino è stato “posato”, visti i suoi trascorsi, e sostituito con il giudice Livatino come nome gradito a tutti e non divisivo, quasi fosse possibile buttare tutto per aria e ricominciare l’iter. Il nome di Livatino è venuto fuori nelle varie passate votazioni, ma non ha ricevuto una maggioranza di consensi tale da sostituire Savarino.
Un comunicato firmato all’unanimità dal Collegio dei docenti, ritiene chiuso l’iter del cambio di denominazione, ne rivendica la legittimità del percorso burocratico e scrive testualmente: “Il nostro Liceo rivendica la propria autonomia decisionale e non accetta le ingerenze esterne che negli ultimi mesi hanno tentato di condizionare le scelte della nuova intitolazione, perché la lotta alla mafia è di tutti, una stella polare per le nuove generazioni”.
Volendo fare un volo d’interpretazione si potrebbe sostenere che: “Felicia e Peppino Impastato sono di tutti, sono una stella polare per le nuove generazioni”.
Fonte: ANTIMAFIADuemila
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