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Acrobazie del tempo. Da Sciacca a Bolzano Ritrovarsi 45 anni dopo (dalla stessa parte)

Nando dalla Chiesa il . Cultura, Giovani, Memoria, Sicilia, Trentino Alto Adige

Alzi la mano chi sa o si ricorda di Giuseppe Spinoni. A nessuno viene in mente chi fosse?

Mentre ci state pensando vi dico perché ve lo chiedo. Il punto di partenza è il liceo Pascoli di Bolzano. Dove ho discusso a lungo di legalità con le allieve e gli allievi di un sessantenne professore agrigentino. Il professore, che di nome fa Giovanni Accardo, è il perfetto prototipo di quelle migliaia di insegnanti siciliani – benedetti loro – che si sono sparsi nella penisola per spiegare perché si debba combattere la mafia anziché gingillarsi con la maglietta del Padrino.

L’ho guardato una sera e una mattina soffermandomi spesso sulla sua barbetta saggia. Nulla aveva in lui a che fare con le spirali pirandelliane. Niente giochi di maschere agrigentine. Ma una nettezza morale sposata con una inconsueta duttilità culturale. Il fatto è che il professore voleva esibire non se stesso, ma i suoi gioielli, studenti e soprattutto studentesse, tante di più. Per questo le esortava a farmi domande, sia davanti a canederli e strudel, sia nella bella aula magna dell’istituto.

E aveva ragione a esserne orgoglioso. Perché un conto è sapere parlare di mafia quando tutti intorno a te lo fanno, quando la tua città ridonda di monumenti ai caduti e i nonni te ne raccontano ogni giorno. Altro conto è saperlo fare a 1500 chilometri di distanza, sulle Alpi, dove parli il tedesco quanto e più dell’italiano.

Scrutavo i bei visi di Rocco, famiglia calabrese e sosia riuscitissimo di Massimo Troisi, gli occhi grandi di Valentina, l’espressione impertinente di Milena l’albanese, o la gentilezza di Iris e delle due Alici, e capivo la fortuna del mescolarsi tra studenti e poi tra studenti e insegnanti; la forza di un paese che sa affrontare i suoi drammi antichi abbattendo i propri confini.

Lui, il professor Giovanni Accardo da Agrigento, distillava compiaciuto domande e risposte mentre i due funzionari dell’Arci locale, copromotori e finanziatori discreti, intuivano che tra i presenti si stesse creando una armonia impensabile di intenzioni future. I ragazzi parlavano delle bellezze di Palermo, visitate in ottobre insieme con la magnolia di Falcone, e con i luoghi della grande rivolta civile di trent’anni fa.

Sapevano tutto, loro. Diciassette, diciotto anni, ed era come se quella storia fosse la loro. Avevano letto libri e visto film e documentari. Altro che i giovani “non sono interessati”. Parlategliene, regalategli il vostro “c’era una volta” e vedrete levarsi i miracoli.

Forse per inconscio autolesionismo li ho portati a quel punto su ciò che mi sta più a cuore di quella storia. “Perché non hanno dato a suo padre i poteri che chiedeva? Perché li ha avuti il suo successore, ‘De, de qualcosa si chiamava, De Francesco, ecco’ Come mai?”. Davvero non ci credevo. Ma come facevano a sapere tutto questo? Perciò ho lanciato la sfida più impervia: “ditemi allora chi era Giuseppe Spinoni”. Ma Milena l’albanese mi ha infilzato con il sorriso della vincitrice: “Era il falso supertestimone di suo padre”. Sissignori! Proprio così…

Ecco perché ho qui chiesto chi dei lettori lo ricordasse. Spinoni ebbe il compito di depistare nei giorni del sangue accusando un contadino calabrese, Nicola Alvaro, e i giornali e le tivù tutti dietro. Davvero da non credere. Lo sa Milena l’albanese, ma lo sa anche Valentina dagli occhi grandi.

Professore Accardo, ma lei da quando si occupa di mafia? Ora gli occhi scintillano sotto le lenti, per la sorpresa che ha in serbo per me: “da quando venni a sentire lei a Sciacca nel 1979”. Sempre più non ci si crede. Il professore era venuto ad ascoltarmi quand’era studente di liceo. Un dibattito sulla mafia con Umberto Santino.

Ecco a voi come le vite si incontrano e si riallacciano, da Sciacca a Bolzano, dai diciassette ai settantaquattro anni, ecco come albanesi e meridionali si battono per fare grande l’Italia. Come facevo a non raccontarvelo?

Storie Italiane, Il Fatto Quotidiano, 18/03/2024

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