L’antimafia di Danilo Dolci
Il 21 marzo è giorno di cominciamenti e di auspici, di speranze e di sguardi lontani. Guai a camminare retrovolti, si rischia di andare a sbattere! Eppure da 29 anni si celebra la Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafia. Non si tratta di una contraddizione perché la memoria è impegno.
Memoria e impegno sono due facce di un’unica medaglia e non si possono tradire giocando a testa o croce. Quest’anno mi piace ricordare questa Giornata con il centenario della nascita di Danilo Dolci (24 giugno 1924) che mise il suo genio a servizio del riscatto della gente di Sicilia.
Migrante all’incontrario, scelse di andare a vivere in una Sicilia povera, anzi poverissima. E la sposò indissolubilmente da sociologo, poeta, educatore e, soprattutto, nonviolento. Contrastò Cosa Nostra come pochi perché la affrontava su terreni sui quali le mafie non mostrano alcuna abilità e con metodi che non riescono ad avversare.
Il genio di Danilo Dolci ha molto da insegnare ancora oggi all’antimafia sociale e illumina la memoria, traendola fuori dalle secche di un’apparente sconfitta, per farla rilucere di significati nuovi.
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