Costrinse il marinaio a gettarsi dal peschereccio per evitare controlli. Condannato a 1 anno e 2 mesi
Ieri lunedì 18 marzo 2024 è arrivato a conclusione il processo che vedeva imputato il livornese Andrea Caroti per aver costretto nel 2016 il marinaio Seydi Samba a gettarsi in mare dal peschereccio sul quale stava lavorando abusivamente per evitare i controlli di una motovedetta della Capitaneria di porto. Caroti era imputato anche per aver fatto successivamente pressione su Samba affinché rilasciasse una testimonianza mendace.
Il giudice del Tribunale di Livorno nell’udienza del 18 marzo ha condannato l’imputato (in base all’articolo 1158 del codice di navigazione e per i reati di cui all’articolo 81 e 611 del codice penale) ad una pena di 1 anno e due mesi sospesa a patto che siano pagati i risarcimenti dovuti.
Nel quadro delle indagini relative alla vicenda è emerso inoltre con chiarezza un diffuso quadro di sfruttamento lavorativo verso Samba e altri lavoratori che lavoravano sul peschereccio del Caroti. Siamo inoltre arrivati a dimostrare che l’imputato corrispondeva ad almeno 4 lavoratori extracomunitari impiegati per lavorare sul proprio peschereccio retribuzioni palesemente difformi dai CCNL e in ogni caso retribuzioni inadeguate alla quantità e tipologia del lavoro svolto ed inoltre retribuzioni inferiori ad altri lavoratori di nazionalità italiana impiegati nel medesimo peschereccio, violando altresì la normativa in fatto di ferie, orario di lavoro, riposo settimanale.
L’applicazione dell’articolo 603 comma 1 bis del codice penale – che punisce chi utilizza assume o impiega manodopera anche attraverso l’attività di mediazione sottoponendo i lavoratori a condizioni di sfruttamento e approfittando del loro stato di bisogno – rappresenta un risultato importante ed il primo caso di applicazione nell’ambito della pesca.
Un risultato importante, raggiunto grazie anche all’instancabile impegno dell’avvocato Delia Del Carlo e dell’avvocato della Cgil Attilio Toni.
I soci di Libera hanno sempre accompagnato Samba alle udienze, per sostenerlo e aiutarlo a comprendere lo svolgimento del processo.
Da sottolineare inoltre come già nel 2019 la Flai-Cgil decise con l’allora segretario generale Michele Rossi di costituirsi parte civile, ritenendo che le condotte dell’imputato violassero non solo in modo palese il diritto alla giusta retribuzione, il diritto a non essere discriminati in base alla razza, il diritto a condizioni di lavoro umane, ma danneggiassero anche la stessa organizzazione sindacale da sempre in prima linea nella difesa dei diritti dei lavoratori nel mondo della pesca. Come Cgil, Flai-Cgil e Libera esprimiamo pertanto grande soddisfazione nel vedere punito dalla Giustizia un comportamento lesivo dei principi costituzionali relativi al lavoro e ribadiamo il nostro impegno a difesa della Costituzione, nei tribunali come nelle piazze.
Flai-Cgil Livorno
Cgil Livorno
Libera coordinamento provinciale Livorno
Presidio “Rossella Casini” LIBERA – Castagneto Carducci/San Vincenzo (LI)
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