Sicurezza a Milano: tra realtà e percezione
Recentemente sono stati molti i furti sofferti, nel quartiere di Baggio, da associazioni territoriali, scuole, biblioteca, RSA, parrocchie, appartamenti di privati così come molti gli atti di vandalismo. Eventi che, oltre che causare danni materiali e “umorali” in chi li ha subiti, tendono a rendere un quadro fosco della sicurezza in genere.
Un tema, questo, quasi sempre ai primi posti nelle “lagnanze” dei cittadini. Come noto, sono molte le discussioni tra la reale situazione di pericolo rispetto a quella percepita che, generalmente, è molto più ampia e questo anche “a causa” dell’invecchiamento della popolazione che, ovviamente, si percepisce più vulnerabile. Però è sempre bene avere ben chiari i dati che, poi, rendono i temi meglio intellegibili rispetto alla realtà.
Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi in una sua visita in città ha affermato che a Milano non c’è un’emergenza criminalità, così come ha fatto l’ex Prefetto e ex capo della Polizia (e tanto altro ancora), Franco Gabrielli che sta supportando l’amministrazione comunale, da consulente, e l’ex Questore di Milano e Prefetto, Achille Serra che nella nostra città ha vissuto anni drammatici (il suo esordio fu con la strage di Piazza Fontana). Questo non significa che non siano presenti situazioni di pericolo da tenere sotto controllo per quanto concerne i cosiddetti reati predatori o da strada (aggressioni, scippi, violenze sessuali, rapine, furti) senza dimenticare le truffe informatiche, lo spaccio di stupefacenti oppure le attività, silenti ma operanti, delle organizzazioni criminali.
Per chi non c’era, però, è bene ricordare che dalla metà degli anni ’70 fino alla metà degli anni ’80 la nostra città era attraversata da un mare di violenza oggi non immaginabile. Infatti, a fronte di una media 8 omicidi annui (ultimi cinque anni) in quegli anni questi erano oltre cinquanta.
Basti pensare che Milano era attraversata dal flagello dell’eroina il cui mercato era ambito dalle grandi organizzazioni criminali e, in sovrappiù, il terrorismo mieteva le sue vittime insieme alle bande capeggiate da personaggi come Vallanzasca, Turatello, Epaminonda la cui violenza rendeva Milano una città da cui fuggire. Chi non ricorda le sparatorie in città, la fuga di massa da San Vittore, i vigilantes nei ristoranti, i sequestri di persona, Chi ha i capelli bianchi ricorderà la strage di Moncucco, del 1979 (8 morti), quella del Giambellino, 1981, (4 morti), i 9 omicidi dei primi 9 giorni del 1999 e via dicendo.
Oggi la situazione, come detto, è che la media di omicidi annui è in numero di 8, con picco di 22 negli anni 2004, 2006, 2007, 2009 mentre i reati complessivi denunciati, dato 2022, sono di 144.772 più o meno come nel 2004 (con picco nel 2007, con 174.040). Questo in una città di circa 1.400 mila residenti (nel 1971 erano oltre 1.700 mila), con una popolazione di immigrati di circa 250 mila persone e con ingressi giornalieri, tra lavoro e divertimento notturno, di almeno 800 mila persone e non pochi tra questi sono fautori di reati legati alla vita notturna della città.
Un altro aspetto che è bene tenere presente quando si parla di sicurezza sono relativi alle attività delle grandi organizzazioni criminali che, oltre ad essere in prima fila nel traffico (e, alcuni, anche nella produzione) di stupefacenti) operano con estorsioni, traffico d’armi, corruzione, false fatturazioni, corruzione, gestione dei rifiuti, “inquinamento” di aziende, riciclaggio, usura, deterioramento del mercato legale delle opere pubbliche (e no) e via dicendo.
Il secondo è invece legato ad atteggiamenti di devianza di giovani che, soli o in gruppo, commettono atti di violenza gratuita o per compiere furti di poco valore con azioni che vogliono essere segno di presenza in un determinato territorio. Quello delle devianze giovanili è, purtroppo, un elemento importante nel quadro della criminalità locale e si è manifestato in maniera “importante” al termine del periodo di lockdown. Un periodo che ha inciso in maniera profonda nella crescita relazionale ed emozionale di molti minori.
A questo proposito è bene segnalare che, ad esempio, l’Ufficio Servizi sociali per minorenni di Milano, che dipende dal Ministero della Giustizia denuncia una forte carenza di organico (20 operatori al posto dei necessari 41) a fronte di oltre 30 mila minori segnalati, fermati, denunciati, arrestati nel 2021.
Altro esempio su cui riflettere è quello dei minori inseriti in percorsi di protezione per custodia a seguito di separazione famigliare disposti dal Tribunale: nel 2020 erano 6.361. Di questi, 2.939 seguiti dal Comune e 87 con il Comune come tutore. Se poi vogliamo guardare il fenomeno dei minori stranieri non accompagnati (Legge 47 del 7.4.2017 e modifiche) presenti in città (1.300 secondo dati 2021) vediamo che 175 erano inseriti in appartamenti del progetto sistema accoglienza e integrazione di rilevanza statale, 716 erano alloggiati presso realtà di accoglienza accreditate con il Comune, 79 in residenze di emergenza. Nel carcere Beccaria nel 2023, dei 229 detenuti stranieri 130 erano di quelli non accompagnati. Bastano questi dati a rendere l’idea del problema…
A quanto sopra si aggiungano le varie situazioni di disagio che colpiscono gli adolescenti, delle difficoltà psichiche e psichiatriche in cui molti adolescenti versano e che la carenza di adeguati servizi UONPIA territoriali (Unità Operativa Neuropsichiatria Psicologia Infanzia Adolescenza) non riescono a sanare con le immaginabili conseguenze.
Tra l’altro, la maggior parte dei reati predatori sono commessi da giovanissimi, spesso minorenni, aggregati in bande unite dal vincolo dell’etnia oppure interetniche. Molti di questi reati vengono commessi da giovani che non abitano in città ma vengono dall’hinterland, con palpabile incremento nei fine settimana, per vivere la città come palcoscenico delle proprie azioni da amplificare sul circuito dei social. La carenza di educatori e mediatori culturali, poi, rende tutto molto più complesso e di difficile soluzione.
Il Ministro dell’Interno ha disposto, mesi fa, un incremento degli organici di Polizia e Carabinieri ed ora l’invio di 150 militari ed il Comune di Milano, entro il 2025, avrà incrementato il proprio organico a 3.350 unità tra agenti, ufficiali e dirigenti della di Polizia Locale (oggi sono 2.760) e l’obbiettivo di avere in campo, di notte, 15 pattuglie al posto delle attuali 4 potrebbe diventare concreto.
Ma è solo una questione di forze dell’ordine? Le soluzioni non sono semplici in mondo che cambia rapidamente e che, soprattutto nel mondo giovanile, è sempre più complesso da decifrare per reperire gli strumenti adatti per comprenderne meccanismi e soluzioni. Ma imprescindibili sono le attività di prevenzione a cui tutta la società deve portare il proprio contributo con educazione, scuola, cultura, lavoro, relazioni, senso di appartenenza ad una comunità (su questa base a suo tempo predisposi 24 punti di lavoro per sviluppare attività di prevenzione che ho inoltrato al Prefetto).
E siccome molte delle cose che accadono oggi, in maniera differente ma con uno schema simile, sono già accadute, bene si farebbe a rileggere la relazione finale del lavoro che venne svolto dal comitato di iniziativa e di vigilanza sulla correttezza degli atti amministrativi e sui fenomeni ed infiltrazione di stampo mafioso che, al suo interno, non solo fotografava lo stato della città (anno 1991) ma indicava linee di intervento necessarie per contrastare il fenomeno, perché alcuni passaggi di quel testo potrebbero essere utilizzati anche oggi…. Purtroppo…
* Presidente Commissione Antimafia del Comune di Milano
Fonte: Il Diciotto. Informazione e cultura Municipio 7 Milano
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