I ponti del Papa
Faccio eco alle parole scritte da Andrea Riccardi su Avvenire perché non si deve lasciare isolata e marginale la voce di papa Francesco e, ancor di più, non si può lasciar cadere la speranza che sia possibile costruire la pace senza ricorrere allo strumento obsoleto e inumano della guerra.
Non ci si deve rassegnare alla guerra con il rischio che i conflitti in corso (la guerra mondiale a pezzetti) si saldino in una guerra mondiale vera e propria.
“Non si può lasciar scivolare il mondo verso una guerra più grande. Certo ci sono tante “battaglie” da combattere: c’è la comunità internazionale da ricostruire. Bisogna rilanciare una grande iniziativa di pace, ripristinare i ponti, veicolare la coscienza che la guerra è una sconfitta per tutti. In questo senso si muove papa Francesco, criticato da tanti schierati in una logica di guerra, anche cattolici che hanno dimenticato quanto il Papa sia una grande risorsa per un mondo più umano e per una Chiesa più evangelica. Tuttavia ci sono ancora nel mondo tante potenzialità diplomatiche, intellettuali, umane, spirituali, per ricostruire le relazioni internazionali nel senso della pace, per costringere chi fa la guerra a fermarsi e mostrare ai piccoli e ai grandi che la pace è l’interesse comune”.
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