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Sulle querele temerarie due buone notizie da Ue e Italia

Lucrezia Ricchiuti il . Costituzione, Diritti, Giustizia, Informazione, Istituzioni, Politica

Signor direttore,

qualche anno fa (Il Fatto Quotidiano, 6 giugno 2019) mi ero permessa di chiedere la sua ospitalità per una riflessione sulle querele temerarie, vale a dire quelle azioni giudiziarie completamente infondate che mirano, però, a indurre nel giornalista timore e fatica per la lunghezza del processo e a fargli spendere molti soldi per gli avvocati, nonostante la vittoria finale. Al proposito, ricordavo una mia proposta di legge della XVII legislatura (2013-2018), ripresa in parte dal sen. Primo Di Nicola nella XVIII (2018-2022). Oggi ci sono buone notizie (è il caso di dire!).

Da un lato, il Parlamento europeo ha finalmente approvato una direttiva sulle c.d. SLAPP (l’acronimo internazionale con cui si designano le iniziative giudiziarie intimidatorie contro i giornalisti e contro le voci critiche in generale), votando favorevolmente sulla proposta della Commissione 2022/177.

In estrema sintesi, la direttiva approvata (da molti chiamata direttiva Daphne, dalla giornalista Caruana Galizia, uccisa a Malta nel 2017 per le sue inchieste) riguarda i casi in cui un giornalista o una persona impegnata su questioni di rilevante interesse pubblico dica cose note e verificate e sia citato per danni in sede civile da soggetti economicamente forti. Essa stabilisce che la procedura innanzi al giudice sia caratterizzata – anzitutto – dalla possibilità che la persona citata in giudizio possa chiedere al giudice il rigetto anticipato della pretesa avversaria; e – in secondo luogo – che chi agisce pretestuosamente in giudizio, adducendo elementi palesemente infondati, con il fine principale di zittire il cronista, sia condannato non solo alle spese ma anche al risarcimento del danno e a una penalità, che funga da deterrente. Sono, con tutta evidenza, principi molto importanti e condivisibili.

La direttiva ha purtroppo due difetti: è scritto che, in via di principio, si applica solo su questioni transfrontaliere (vale a dire quando le parti litiganti e il giudice siano di Paesi europei diversi). A questo problema, però, la medesima direttiva offre un rimedio: essa considera transfrontaliera anche una questione domestica, la quale tuttavia abbia un rilievo al livello UE.

L’altro difetto è che la direttiva parrebbe applicarsi solo alle cause civili e non “alle questioni penali”. Ci si domanda se questa limitazione inerisca anche alla costituzione di parte civile del querelante temerario nel processo penale. Formalmente, infatti, la costituzione di parte civile è la richiesta di danni nel processo penale e non è, tecnicamente, azione penale.  Si tratterà di vedere come l’Italia recepirà la direttiva, la quale infatti “lascia impregiudicato il diritto processuale penale” (v. art. 2).

Una seconda buona notizia è che, lo scorso 27 febbraio 2024, la Camera dei deputati ha esaminato diverse mozioni sulla libertà d’informazione, nei cui testi – per la verità – era compreso un minestrone di temi, talora assai significativo e in altri passi indigeribile (come, per esempio, il noto bavaglio sui nomi degli indagati). Nondimeno, il sottosegretario Ostellari ha dato parere favorevole (e, quindi, l’Assemblea ha approvato) diversi passaggi delle mozioni del PD, M5Stelle e AVS in cui s’impegna l’Esecutivo ad adottare e promuovere tutte le misure normative volte a contrastare le querele temerarie e a prevedere in favore del querelato (o convenuto in giudizio civile) non solo un congruo risarcimento del danno ma anche un percorso di rigetto rapido per le cause manifestamente infondate.

È stato approvato anche un impegno della mozione di Azione che – sia pure più blandamente – impegna il Governo a recepire le direttive europee con puntualità (la mozione di maggioranza, anch’essa approvata, si limita a indicare l’istituzione di un tavolo interministeriale sul monitoraggio delle liti temerarie).

In conclusione, unendo la direttiva europea appena approvata e le mozioni parlamentari, sembra avviato un itinerario di maggior tutela dei giornalisti seri e impegnati e di consapevolezza del problema delle querele temerarie e delle soluzioni più efficaci. Spetterà alle forze parlamentari più accorte e determinate vigilare affinché questo percorso non s’interrompa.

Fonte: Il Fatto Quotidiano, 08/03/2024

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