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Il consumo delle droghe e la “colonizzazione” della criminalità nei paesi più poveri

Piero Innocenti il . Criminalità, Droga, Forze dell'Ordine, Internazionale, Mafie

Il consumo degli stupefacenti di vario genere si è andato sempre più estendendo, con effetti devastanti per la salute delle nuove generazioni in tutti i paesi, anche quelli del terzo e quarto mondo. Il danno è incalcolabile quando si tratta di risorse umane.

I capitali che le varie organizzazioni criminali riescono a riciclare non sempre e non interamente vengono reinvestiti nella patria di origine; è, infatti, buona regola di prudenza e di profitto fare investimenti all’estero, laddove i rendimenti possono essere più alti e, in caso di incriminazione, si potrà trovare un buon rifugio, in volontario e dorato “esilio”.

Per giunta, come noto, le organizzazioni criminali sono per lo più transnazionali ed è piuttosto dubbio che i proventi maggiori finiscano nelle tasche, per così dire, dei paesi produttori. I circuiti del denaro, degli affari, degli investimenti finiscono sempre per ruotare attorno ai centri della finanza mondiale e i capitali hanno la tendenza a concentrarsi laddove ci sono forti e stabili economie e maggiori garanzie per il futuro. Ossia, ancora una volta, contribuiranno a rendere più ricchi gli Stati già ricchi.

Il paese disposto a tollerare il narcotraffico e le altre attività dei gruppi organizzati, si troverà presto totalmente soggetto a questi, in una forma di “colonizzazione” ben più pericolosa di quella storicamente sperimentata, perché più subdola: non essendo sovrapposta e riconoscibile in quanto estranea, ma intrecciata e radicata nel tessuto sociale e politico, sicuramente più difficile da estirpare.

Questo paese non potrà godere della fiducia internazionale, sarà isolato, considerato un pericolo, un potenziale nemico e non un partner su cui fare affidamento, a cui fornire assistenza e aiuto. Tutto questo ci fa concludere che l’idea che il pericolo sia prevalentemente per il mondo dei ricchi mentre quello dei poveri possa trarne vantaggio è un falso clamoroso, usato come alibi dalle classi corrotte di certi Stati per giustificare inerzie e complicità più o meno evidenti.

Motivazioni demagogiche e fumose, sbandierate alla stregua del famoso argomento della gelosia della propria sovranità, quando si tratta di adeguarsi a disposizioni internazionali sgradite. Tuttavia, se il compito degli Stati poveri è di liberarsi da questi pregiudizi (soprattutto da questi gruppi dirigenti che li usano per confondere le masse), la responsabilità degli altri, dei ricchi, dei potenti, è ancor più grave.

A loro tocca eliminare i sospetti, non giustificare i pregiudizi di cui si diceva, legittimando indirettamente quelle dirigenze politiche; a loro tocca, a fronte di una storia di prevaricazioni e sfruttamenti, impedire che i vantaggi delle loro economie continuino a fondarsi sul drenaggio delle risorse naturali dei paesi in via di sviluppo, che le multinazionali legali sottraggano, per altre vie, ricchezze ben maggiori degli stanziamenti che vengono decisi nei consessi internazionali.

Per usare un’immagine biblica efficace, occorre far si che la mano destra sappia ciò che fa la sinistra e non distrugga quello che l’altra ha costruito. Purtroppo si tratta di discorsi niente affatto scontati, che si giocano sui crinali ambigui dell’economia e della politica a livello internazionale, laddove i confini tra legale e illegale non sono sempre marcati e riconoscibili e le violazioni non sono facilmente perseguibili con i mezzi del singolo Stato, degli Stati della comunità mondiale.

Non è semplicemente un’esigenza etica, un fatto di giustizia sociale internazionale. In realtà corrisponde a un preciso interesse generale, se lo si intende correttamente, guardando all’utile politico effettivo dell’intera comunità mondiale e non a quello di gruppi dirigenti condizionati da visioni egoistiche e parziali.

Infatti, la delinquenza organizzata tende ad annidarsi, a fissare le sue radici, laddove il “rischio imprenditoriale dell’illegalità” è più basso, ossia, più semplicemente, laddove le condizioni giuridiche, politiche e sociali, favoriscono i suoi interessi.

Finché ci saranno paesi in preda all’instabilità politica, al disordine legislativo e poliziesco, alla povertà, all’incultura, al sottosviluppo, per i gruppi criminali di ogni parte della Terra ci saranno zone d‘ombra nelle quali poter prosperare indisturbati.

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La stabilità delle Nazioni minacciata dalla criminalità organizzata transnazionale

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