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I disagi nel rilascio/rinnovo dei passaporti (ma molti non vengono ritirati)

Piero Innocenti il . Costituzione, Diritti, Forze dell'Ordine, Internazionale, Istituzioni, Lavoro

È ormai da circa due anni (dopo il brutto periodo della pandemia da Coronavirus) che si registra il problema del notevole e intollerabile allungamento della tempistica concernente l’attività di rilascio dei passaporti.

L’indignazione delle associazioni di categoria del mondo del turismo e di moltissimi cittadini costretti a logoranti attese anche di mesi per riuscire a rinnovare o a richiedere il passaporto per la prima volta, continuano a registrarsi in molte città come ne danno conto, per ultimo, le notizie riportate dalla stampa a Milano, Torino, Firenze, Roma, Bari, Bologna, solo per citarne alcune.

Il ministro dell’interno Piantedosi parla (La Stampa del 6 marzo) di “boom di richieste, abbiamo moltiplicato sportelli e rilasci” e di oltre due milioni e mezzo di documenti rilasciati nel 2023 (un milione in più rispetto al 2022), ma il Dipartimento della Pubblica Sicurezza (articolazione, come noto, del Ministero dell’Interno), con una circolare del 5 marzo scorso dell’ufficio Centrale Ispettivo indirizzata a tutti i Questori, ricordando come l’attività di rilascio dei passaporti sia di “stretta competenza dei questori”, sottolinea come i lunghi tempi di attesa, a volte di mesi, rappresentino “una situazione di grave disagio per la cittadinanza”.

Disagio che, in realtà, non è affatto recente come scritto nella circolare che sollecita soluzioni immediate ed efficaci “perché il diritto di uscire e rientrare liberamente dal territorio della Repubblica è espressamente sancito dall’art.16 della Costituzione” e, quindi il “timore” che possano derivare richieste risarcitorie da parte dei cittadini per l’impossibilità di richiedere il passaporto o per un ingiustificato ritardo del suo rilascio.

Va anche ricordato che ci sono diverse migliaia di passaporti non ritirati dagli interessati in molte Questure.

Senza contare l’immagine negativa, purtroppo già ampiamente manifestata, sia dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza che dello stesso Ministero dell’Interno.

“A conclusione di una approfondita attività di studio e di analisi dei dati raccolti” (circolare citata), è stato, così, definito un “progetto pilota” per valorizzare le buone prassi riscontrate in alcune Questure che verrà avviato l’8 marzo p.v. e che sarebbero estese nei successivi 15 giorni a tutte le Questure mentre è categorico l’invito a realizzare “un immediato incremento dell’ufficio passaporti (..) anche prevedendo temporanei ma immediati prelievi di personale da altri settori (in diverse questure, scarse le risorse umane- ndr) ed un conseguente significativo ampliamento dell’orario di apertura al pubblico anche nella fascia pomeridiana”.

Tutte iniziative “senza tralasciare costruttive interazioni con le organizzazioni sindacali”, poco disponibili, in generale, a modificare turnazioni di servizio. La conclusione lapalissiana è che “il numero di passaporti rilasciati è direttamente proporzionale al numero di operatori impiegati nello specifico settore” per i quali si richiede, è bene ricordarlo, una specifica preparazione  e dimestichezza che si acquisiscono solo con un po’ di tempo.

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