Scricchiolii sinistri, forse niente di serio, epperò chissà che qualche campanello d’allarme sulla politica italiana in materia di giustizia ed antimafia sia suonato anche a Bruxelles, dove è stata sonoramente bocciata la candidatura avanza dal governo di ospitare a Roma la sede della nuova Autorità europea contro il riciclaggio di denaro sporco.
La poltrona di Delmastro scricchiola? Due episodi mi hanno fatto riflettere
Gli antichi parquet delle stanze del Ministero in via Arenula pare che scricchiolino in maniera sempre più sinistra al passaggio del sottosegretario Delmastro, ancora impelagato nella ricostruzione del “ballo della scopa” di Capodanno, tante sono le mani che avrebbero tenuto la pistoletta di Pozzolo.
In questi giorni infatti sono capitati due fatti che dovrebbero far riflettere sulla tenuta politica del sottosegretario con delega alle carceri, uomo fin qui considerato molto vicino alla Presidente Meloni. Fin qui.
Mercoledì infatti, presso la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati è stato ascoltato per la seconda volta il dott. Giovanni Russo che è il capo del Dap, nominato dal ministro Nordio ad inizio 2023. Il dott. Russo è magistrato di grande esperienza, arriva dalla Procura di Napoli e per molti anni è stato componente della Direzione Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo con ruoli apicali (tanto che si era parlato anche di lui come del successore di Cafiero de Raho nel ruolo di Procuratore nazionale antimafia ed antiterrorismo), che conosce bene la complessità del mondo carcerario e lo ha dimostrato durante le due audizioni in Commissione Giustizia.
Proprio verso la fine della audizione svoltasi mercoledì, l’on. Michela Di Biase ha chiesto al dott. Russo cosa pensasse del nuovo 415 bis inserito nel ddl “Sicurezza” presentato dal ministro Nordio, recentemente incardinato nelle Commissione Giustizia ed Affari Costituzionali della Camera dei Deputati.
Per intenderci, il nuovo art 415 bis rappresenterebbe, se passasse, una rivoluzione copernicana nel governo delle carceri, una rivoluzione pericolosa ed inquietante, perché renderebbe reato la mera disubbidienza passiva e nonviolenta ad un ordine ricevuto. La criminalizzazione della disubbidienza, anticamera della repressione violenta del dissenso, è evidentemente un tratto politico di questo governo di “eredi-al-quadrato” (del Duce e di Berlusconi) e le manganellate di Pisa pare che ne siano l’ultimo tetro riverbero, ma la sua traduzione dentro le carceri rischia di essere davvero esplosiva.
Ebbene, alla domanda il dott. Russo ha dato una risposta clamorosa: il Dap non è stato interpellato, non ne sappiamo nulla, non abbiamo un ufficio legislativo al Dap, sono valutazioni del governo. Ma come? E con chi si confrontano Nordio e Delmastro quando pensano alle regole del “gioco”? Possibile che non abbiano atteso un parere decisamente informato da parte del Capo del Dap (nominato da loro!)? A chi può piacere questa rivoluzione copernicana che, per banalizzare il concetto, abbandona il principio per cui “Se ti comporti bene, ti premio (i permessi)” per abbracciare un più muscolare “Se non ubbidisci ti meno”?
Forse la risposta è ancora una volta da ricercarsi in quell’indimenticabile capodanno biellese?
Ribadisco, dopo questo episodio, una domanda già posta: è Delmastro la persona giusta in quel ruolo? La risposta del Capo del Dap ha il sapore di una radicale presa di distanza e forse manifesta implicitamente una preoccupazione sulle conseguenze che potrebbe avere un messaggio del genere, se fosse approvato il nuovo 415 bis. Criminalizzare la disubbidienza passiva davvero aumenterà la governabilità? O non finirà per aumentare proprio la conflittualità violenta?
Ma c’è un altro episodio, curioso, che mi ha fatto pensare a qualche scricchiolio di troppo.
Qualche giorno prima, il 19 febbraio, presso la nobile sala del Refettorio di Palazzo San Macuto, sede della Commissione Antimafia, si è celebrato il venticinquesimo compleanno del GOM (il mitico Gruppo Operativo Mobile della Polizia Penitenziaria, che svolge compiti delicatissimi, tra questi la gestione dei detenuti al 41 bis). A fare gli onori di casa, naturalmente, la Presidente della Commissione Antimafia on. Chiara Colosimo, sodale del Sottosegretario Delmastro e parimenti vicina alla Presidente Meloni. Delmastro e Colosimo sono stati gli animatori della iniziativa, insieme al Procuratore di Napoli Gratteri, al dott Russo capo del Dap e a Bruno Vespa nel ruolo di Bruno Vespa.
Ebbene, le foto dell’evento sono subito finite sul profilo IG della presidente Colosimo, con un particolare (forse del tutto casuale): Delmastro è preso sempre di spalle, tranne in uno scatto in cui viene ritratto tagliato e di profilo. Imbarazzo della Presidente che si sforza di dare di sé una immagine dura e pura?
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