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Educare i “giovanissimi”alla legalità

Piero Innocenti il . Diritti, Forze dell'Ordine, Giovani, Istituzioni, SIcurezza

Le recenti aspre polemiche politiche conseguenti alle “manganellate” agli studenti medi e universitari di Pisa che manifestavano in un corteo pro Palestina, con l’intervento persino del Presidente della Repubblica che ha giudicato “intollerabile serie di manifestazioni di violenza, insulti, volgarità di linguaggio”,  ci danno lo spunto per fare alcune riflessioni.

La gestione della piazza in occasione delle manifestazioni di ordine pubblico,in genere, presenta sempre momenti delicati in cui la situazione può degenerare all’improvviso e richiede l’azione decisa, prudente, del funzionario della Polizia di Stato designato dal Questore a dirigere il servizio che di solito incarica, per le riunioni che si prevedono complicate, dirigenti di provate esperienza e di buone capacità di mediazione con gli organizzatori.

Nella situazione di Pisa, tuttavia, va ricordato che la manifestazione non era stata autorizzata dal Questore (contravvenendo, dunque, a norme del Testo Unico di Pubblica Sicurezza che, tra l’altro, impongono il preavviso all’autorità di ps) con i partecipanti che volevano superare a tutti i costi il cordone di poliziotti disposto per tutelare un obiettivo sensibile (la sinagoga).

Anche a Firenze, giovani dei collettivi studenteschi sono scesi in piazza per manifestare a favore della Palestina ma sono stati respinti con cariche di “alleggerimento” della polizia mentre tentavano di raggiungere il consolato americano.

La magistratura accerterà se vi sono stati abusi di singoli poliziotti e, forse, una inchiesta amministrativa potrà far emergere se vi sono state difficoltà operative di gestione nel servizio di Pisa in particolare (una riflessione necessaria come ha dichiarato il capo della polizia Vittorio Pisani).

Intanto, tuttavia, bisognerebbe educare alla legalità anche questi “ragazzini, molti dei quali minorenni che manifestavano le loro opinioni a volto scoperto” (così il sindaco di Pisa, Miche Conti sul Corriere della Sera del 25 febbraio), che vuol dire coinvolgere vari attori e in primis famiglia e scuola.

La famiglia, lo ricordava il Dipartimento della Pubblica Sicurezza nel report sulla criminalità minorile in Italia 2010-2022, “è la prima fonte di educazione ai valori e al rispetto  delle norme in modo particolare sino alla fase dell’adolescenza (…) la supervisione attiva e consapevole delle attività dei ragazzi, e l’esempio, sono fondamentali per prevenire comportamenti illegali”.

Non è certamente un buon segnale quello che emerge dall’analisi dei dati statistici elaborati nel report suindicato che evidenzia, nell’intervallo 2010-2022, un decremento di circa il 16% delle denunce all’autorità giudiziaria di minori italiani a fronte di un aumento del 75% di quelle riguardanti gli stranieri con il particolare di 20.710 minori della fascia di età 16-17 anni denunciati nel 2022 e 11.812 tra i 14 e i 15 anni (il picco massimo degli ultimi 13 anni).

In generale, i “giovanissimi”sono più rissosi di un tempo e meno “rispettosi” di chi indossa una divisa tenuto conto che nel 2022 sono stati 791 i minori italiani denunciati per resistenza e violenza o minaccia a un pubblico ufficiale (erano stati 582 nel 2010) e 853 i minori stranieri (298 nel 2010).

“Investire nella prevenzione e nel recupero” ha sottolineato l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza nella relazione al Parlamento del 2022, coinvolgendo i giovani direttamente, ascoltandoli, rispettandoli, responsabilizzandoli.

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