Nessun carcere senza un giudice
Riporta la stampa che il ministro dell’Interno, in visita a Milano, avrebbe addebitato il drammatico degrado dei Centri di Permanenza per i Rimpatri (i CPR) agli ospiti che vi sono detenuti, persone migranti in attesa di espulsione.
Queste dichiarazioni giungono dopo che altri organi stampa hanno, invece, rappresentato e documentato, con filmati e immagini, i CPR quali luoghi di autentico “orrore”.
Il CPR Corelli di Milano è stato posto sotto sequestro dalla Procura della Repubblica di Milano il 13 dicembre 2023, nel corso di un’indagine penale.
Ma i CPR fanno notizia anche per i suicidi dei detenuti che cedono di fronte al degrado e alla disperazione. “Vorrei che il mio corpo fosse portato in Africa” ha scritto con un mozzicone di sigaretta, Ousman Sylla, prima di suicidarsi nella notte del 4 febbraio a Roma, nel CPR di Ponte Galeria, solo due settimane prima dell’uscita del Ministro. Ousman era partito minorenne dalla Guinea, come il capitano del film di Garrone. Il suo difensore aveva rappresentato l’incompatibilità della sua vulnerabilità psichica con le condizioni della detenzione.
Anche Moussa Balde era della Guinea ed aveva 23 anni quando si è suicidato in una cella di isolamento del CPR di Torino il 22 maggio 2021. I Pubblici Ministeri, che hanno chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo del responsabile della società che gestiva la struttura e del medico interno, hanno rilevato “gravissime violazioni dei diritti e della dignità dei soggetti ivi trattenuti”, la cui “condizione giuridica è di gran lunga peggiore rispetto a quella dei soggetti detenuti in carcere, per i quali sono previste specifiche procedure normativamente imposte per l’applicazione del regime di isolamento».
Eppure, Ousman, Moussa e le altre persone migranti rinchiuse nei centri di permanenza per il rimpatrio non scontano una pena, neppure preventiva, per avere commesso un reato; portano un’unica colpa: quella di essere privi di un permesso di soggiorno.
La restrizione della loro libertà è ammessa dal diritto europeo solo come “extrema ratio”, che vuol dire solo quando ogni altra misura idonea ad assicurare il rimpatrio non sia sufficiente e solo per il tempo necessario al rimpatrio. E invece, secondo i dati raccolti dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, tra il 2020 e il 2022, è stato rimpatriato solo il 50% delle persone trattenute nei CPR (3154 persone delle 6383 detenute nel 2022).
Tutto ciò avviene al di fuori di una sorveglianza dei giudici che sono chiamati a garantire i diritti dei detenuti condannati per un crimine ma non quelli dei detenuti innocenti.
Non ci può più essere detenzione senza sorveglianza del giudice.
Non ci può più esser carcere senza un magistrato di sorveglianza.
Area Democratica per la Giustizia, Gruppo Immigrazione
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