Mercoledì 14 febbraio La Provincia Pavese non sarà in edicola, cosa devono sapere i nostri lettori
Gli interventi dell’assemblea di redazione della Provincia Pavese, dell’Associazione lombarda dei giornalisti e della segretaria generale della Federazione nazionale della stampa dopo la comunicazione della possibile vendita del quotidiano.
La Provincia Pavese è in vendita. Un imprenditore (una società con interessi in provincia di Pavia, ci dice Gedi, il nostro attuale editore) la vuole comprare, ma non vuole che si conosca la sua identità. Non si tratta di imprenditori agricoli locali, come si vociferava in città da tempo.
Lunedì 12, su richiesta dei giornalisti, Gedi ha dato una succinta informativa al comitato di redazione.
Noi, dipendenti della testata, abbiamo subito manifestato la nostra preoccupazione e – dopo un’assemblea di redazione – abbiamo deciso un primo giorno di sciopero. Martedì 13 ci asterremo dal lavoro e mercoledì 14 la Provincia Pavese non sarà in edicola; il sito internet non verrà aggiornato.
Sarà una giornata di silenzio, ovvero quello che succede quando viene meno la principale fonte informativa di una comunità.
Noi siamo fortemente preoccupati che imprenditori, magari di successo, ma che non conoscono in alcun modo il mondo dei media, pensino di improvvisarsi editori. A rischio c’è un giornale e, soprattutto, il diritto dei cittadini della provincia di Pavia di essere informati. La Provincia Pavese ha garantito sempre un’informazione indipendente, senza condizionamenti o imposizioni. Se abbiamo sbagliato, lo abbiamo fatto in buona fede, ma mai sotto dettatura di chicchessia.
Ma andiamo con ordine. Spieghiamo cosa sta accadendo e proviamo a rivolgere alcune domande a questi ignoti compratori.
La breve storia di Gedi
Meno di cinque anni fa la Exor di proprietà della famiglia Agnelli-Elkann ha acquistato il pacchetto di controllo del gruppo Gedi, che comprendeva diverse radio, periodici e diciotto quotidiani. A partire da Repubblica, la Stampa e i giornali locali dell’ex Gruppo Espresso, tra questi la Provincia Pavese. Appena due anni dopo questa acquisizione, la proprietà – apparentemente contro ogni logica – ha cominciato a vendere alcune testate locali e ha spiegato ai comitati di redazione di essere disponibile ad ascoltare proposte di acquisto per gli altri suoi giornali. Gli Agnelli-Elkann non hanno mai spiegato perché hanno comprato il più grande gruppo editoriale italiano, per poi rivenderlo a pezzi.
Attorno al 2021 sono partite le dismissioni. Hanno iniziato dal Tirreno di Livorno e – pochi mesi fa – si è quasi chiuso il cerchio con la Gazzetta di Mantova. Attualmente il perimetro del gruppo Gedi comprende soltanto la Repubblica, la Stampa, il Secolo XIX, la Provincia Pavese e la Sentinella del Canavese. A fianco di questa politica di vendita delle testate, Gedi ha proceduto a un dimagrimento interno dei giornali. Ormai della Provincia Pavese non rimane che una sede, in viale Canton Ticino, un capannone a Cura Carpignano (dove si stampava, un tempo, il giornale), 21 giornalisti più un direttore, una ventina di collaboratori. Stop.
Come il comitato di redazione ha fatto notare agli amministratori lunedì, non esiste più una struttura amministrativa, una tipografia, non ci sono più grafici, responsabili della distribuzione, delle buste paga, dei servizi generali. Tutto esternalizzato, quasi tutto gestito da remoto dalla Stampa di Torino.
Chi compra deve sapere questo: qui a Pavia va ricostruita la parte della “macchina” del giornale. Servono persone competenti. Quelle che c’erano, sono state trasferite o incentivate all’esodo.
Una storia lunga 154 anni
La Provincia Pavese è il giornale di un territorio, dal 1870, da quando un gruppo di ex garibaldini ha iniziato a dare voce all’Italia democratica e repubblicana. Chiusa dal fascismo, è risorta dopo la caduta di Mussolini, restando sempre un quotidiano di informazione e di dibattito. E lo è ancora. Ora non è più solo un giornale di carta, ha un sito internet, una forte presenza sui social. È l’espressione di un territorio: di 185 comuni, tre zone ben distinte e tanti mondi. Scoprire che chi ci vuole comprare non ha alcuna esperienza nel mondo editoriale, ci preoccupa fortemente.
Cinque domande
Chi intende comprare il giornale non può pensare di farlo senza discutere con la redazione, nascondendosi fino al giorno del “closing”.
Noi crediamo che debba rispondere ad alcune domande che vogliamo rivolgere pubblicamente.
1) Perché volete comprare un giornale in un momento storico di crisi dell’editoria?
2) Qual è il progetto editoriale per rilanciare la Provincia Pavese?
3) È vero che volete vendere la sede?
4) Siete consapevoli che i fondi per gli stati di crisi dell’editoria sono in esaurimento?
5) Quali sono le ragioni di tanta riservatezza?
Noi giornalisti continueremo a impegnarci nel nostro lavoro, ma terremo aggiornati i lettori sulle vicende interne del loro giornale.
L’assemblea dei giornalisti della Provincia Pavese
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Il gruppo Gedi ha annunciato la prossima vendita della Provincia Pavese, ma c’è il massimo riserbo sul nome dell’acquirente. La situazione, così come si sta configurando, è fonte di grande preoccupazione, non solo per i destini di una storica testata locale, ma anche per quanto potrà accadere sul fronte della tenuta occupazionale. L’Associazione Lombarda dei Giornalisti esprime solidarietà ai colleghi e da subito si mette a disposizione per gestire questo delicato momento con l’obiettivo di tutelare il futuro dei giornalisti di Pavia.
Associazione Lombarda dei giornalisti
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La Federazione nazionale della Stampa italiana è al fianco dei colleghi della Provincia Pavese. Domani i giornalisti del quotidiano lombardo, uno dei più antichi del Paese, si asterranno dal lavoro e il giornale mercoledì non sarà in edicola. Una protesta radicale, decisa per sottolineare con la forza delle azioni (unita a quella delle parole del loro comunicato stampa) il momento drammatico che sta vivendo la testata, attualmente nel perimetro del gruppo Gedi.
I giornalisti della Provincia Pavese hanno appreso che la loro testata è in vendita e che è in corso una trattativa. Ma sul nome del possibile compratore è calato il silenzio. L’acquirente, che sta trattando con Gedi e che è già arrivato al passaggio della due diligence, ha chiesto che sul suo nome venga mantenuto stretto riserbo. Quindi siamo di fronte ad un segreto “industriale” rispetto ad un’azienda che vuole acquistare un giornale. Peccato che segreti e informazione siano all’antitesi: l’informazione è trasparenza e tale dovrebbe essere anche un qualunque imprenditore che si vuole affacciare al mondo dell’editoria. La Federazione nazionale della Stampa e i giornalisti della Provincia Pavese sanno bene che l’imprenditoria è libera, non può essere soggetta a vincoli ed è tutelata dalla nostra Carta costituzionale (articolo 41). Ma sanno anche l’informazione è un bene primario, anch’esso tutelato dalla Costituzione (articolo 21), che non può essere controllato e soggetto a censura, è il diritto dei cittadini di essere informati con trasparenza e completezza: il grado di libertà di informazione è il termometro della democrazia di un Paese. Concetti rilanciati con forza dall’Europa e che hanno trovato cittadinanza nel Media Freedom Act.
Privare i giornalisti della Provincia Pavese delle necessarie informazioni per valutare il futuro della testata equivale a costringerli ad un salto nel buio. Privare i lettori della Provincia Pavese di informazioni determinanti sul futuro del loro quotidiano significa limitare il loro diritto di essere informati. Tanto più in Italia, Paese che non ha una legge sul conflitto di interessi che metta al riparo l’informazione. Si fa presto a dire “voglio fare l’editore”. Ma bisogna anche sapere che l’editoria è un’industria che risponde solo alla regola della qualità e della trasparenza; che la crisi della carta stampata è reale e gravissima; che i giornali non sono solo carta e inchiostro, ma carne e sangue di chi vi lavora, dai giornalisti ai poligrafici. Per questo la Fnsi è al fianco dei colleghi. E insieme, per quanto nelle nostre competenze, non faremo sconti a nessuno.
Alessandra Costante, Segretaria generale Federazione nazionale della stampa
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