Il narcotraffico in Colombia e le antiche alleanze con i mafiosi italiani
Narcodemocrazia”! Con questa sgradevole espressione trent’anni fa, il senatore americano John Kerry etichettava la Colombia, dopo aver raccolto la testimonianza fiume (resa negli USA) dal narcotrafficante Gabriel Toboada Martelo, secondo cui i cartelli dei narcos avrebbero esercitato un controllo pressoché totale sul tessuto sociale ed istituzionale del paese.
Le affermazioni di Kerry (Segretario di Stato nel 2013 e attuale Inviato speciale del presidente per il clima), provocarono sdegno e vivaci polemiche. “Narcodemocrazia” è espressione forte, aspra, che stigmatizzava ingiustamente un intero popolo, le sue istituzioni democratiche, come un tutt’uno con le organizzazioni criminali dei trafficanti di droghe.
Sono passati molti anni e in Colombia la droga, ancora oggi, continua ad essere un “affare” e un affare che produce sempre una parte di tutta la ricchezza del paese. Ad un mercato dominato, almeno fino al 1995 e parte del 1996 dai “cartelli” (sono gli anni della cattura e della resa dei capi storici del narcotraffico), si è andato sostituendo un mercato frammentato, con gerarchie non marcate, caratterizzato da una moltitudine di gruppi di narcotrafficanti piccoli e mediani.
Nel 1998 l’allora Capo della Polizia colombiana Generale Oscar Naranjo (ufficiale con cui ebbi un ottimo rapporto di collaborazione quando nel 1996 era a capo della Direzione di Intelligence, trovandomi in Colombia) parlò di “miniaturizzazione” dei cartelli, per definire in fenomeno che si andava delineando e che si è consolidato negli anni seguenti, con la moltiplicazione di piccole organizzazioni di narcotrafficanti.
Le superfici coltivate a coca nel paese (concentrate, per lo più, nei Dipartimenti di Narino, Putumayo, Meta, Antioquia, Guaviare, Vichada e Caquetà) sono ulteriormente aumentate nel 2023, con una produzione potenziale di cocaina che ha raggiunto il livello record di circa 1.700 tonnellate annue (nel 1994 le stime indicavano una produzione annua di circa 600 ton.), nonostante l’attività di eradicazione delle coltivazioni che, tuttavia, negli ultimi due anni, ha subito un decremento sensibile.
La cocaina colombiana invade da molti anni il mercato mondiale lungo vecchie e nuove rotte con i suoi porti che sono i principali punti di partenza per i grandi carichi di droga destinata ai mercati americano, europeo, asiatico e dell’Oceania (nel 2022, ultimo dato disponibile, nei porti colombiani son stati sequestrati più di cento carichi di cocaina diretti in Europa per un totale di circa 72 ton. di droga).
Le 300 ton. (dato provvisorio e ufficioso) di cocaina sequestrate dalla Polizia nel 2023 (erano state 352 ton. l’anno prima) testimoniano il costante impegno nel contrasto che annota anche ingenti quantitativi di precursori solidi (sostanze chimiche utilizzate nei processi di produzione della cocaina) sequestrati (56.584.908kg).
Nel panorama del narcotraffico continuano a giocare un ruolo importante le guerriglie di matrice politica come le “dissidenze della Farc” (“Blocco Sud-est”, “Seconda Marquetalia” e “Comando di coordinamento occidentale”) e l’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN, ancora in una fase di dialogo per la pace con il Governo), ma sono presenti anche i cartelli messicani, i brasiliani del PCC , la mafia albanese e la criminalità italiana, in primis la ‘ndrangheta (affidabile e sempre puntuale nei pagamenti della “merce”, come mi sottolineò un narcotrafficante colombiano che andai a visitare, per ragioni di servizio, in un carcere colombiano molti anni fa), la camorra e la mafia siciliana. Con quest’ultima, in particolare, ci sarebbe stato un patto di alleanza con i colombiani concluso nell’isola di Aruba nel 1987 ed un secondo vertice a Roma nel 1992.
“Uffici” mafiosi, dunque, in Colombia e “cellule” di narcos in Italia e in altri paesi europei, affidati a persone di tutto rispetto. Persone d’“onore” si direbbe.
Decisamente buona la cooperazione di Polizia tra l’Italia e la Colombia con il memorandum sottoscritto dalla DCSA (Dipartimento della Pubblica Sicurezza) con l’Armada colombiana e con la partecipazione alle Campagne Navali “Orion”.
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La “squadra navale” sottomarina degli ingegnosi narcotrafficanti colombiani
L’egemonia dei narcos colombiani sul mercato mondiale della cocaina
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