Allarme mafia per l’economia del Valdarno Aretino
Nel Valdarno Aretino si va delineando un sistema mafioso che rischia di ammalare l’economia del territorio.
Il recente sequestro di beni da parte dei Ros che ha coinvolto un imprenditore residente nel Valdarno Aretino e legato alla famiglia della ‘ndrangheta dei Gallace e legato all’indagine Calatruria riapre il tema del sistema mafioso che si va delineando anche in Toscana.
Infatti continuano nel Valdarno le azioni della magistratura e delle forze dell’ordine di contrasto alla criminalità organizzata, frutto delle inchieste emerse negli ultimi anni, che delineano un quadro complesso dei legami stretti da persone residenti ormai da molti anni in Valdarno con famiglie della ‘ndrangheta molto potenti e forti della Calabria come quella dei Gallace e dei Grande Aracri.
Nel contempo queste azioni ci fanno capire come l’indagine legata al keu e per la quale ci sono state nei giorni scorsi i rinvii a giudizio di 24 persone e di 6 aziende e l’indagine “Geppo Calatruria” che da tempo ha previsto i rinvii a giudizio di 12 persone (in entrambi i casi con persone coinvolte che vivono nel Valdarno Aretino e gestiscono aziende nel nostro territorio) siano in modo molto stretto legate tra loro.
Lo dice da tempo da DDA della Toscana, lo indicano in modo chiaro i rinvii a giudizio, lo confermano gli atti come quello condotto nei giorni scorsi dai ROS con il sequestro preventivo di beni per un valore di 4 milioni, molti dei quali collocati qui in Valdarno.
Infatti ad essi vanno aggiunti i beni già sotto sequestro preventivo delle persone residenti nel Valdarno Aretino e coinvolte nell’indagine Keu per un valore di altri 5 milioni.
Si tratta di sequestri preventivi che dovranno essere confermati e trasformati eventualmente in confisca in caso di condanna definitiva e fino al terzo grado di giudizio nessuno può essere dichiarato colpevole.
Ma la situazione che si va delineando deve essere un forte campanello d’allarme per tutta la nostra comunità nelle sue diverse componenti democratiche.
Oggi appare chiaro a tutti che ci troviamo di fronte a un sistema dove la criminalità organizzata non solo fa affari qui da noi, ma ha messo in moto un meccanismo che coinvolge il mondo imprenditoriale, tocca il mondo della politica, agisce anche con forme di intimidazione, come dimostra proprio l’indagine “Calatruria”.
Un sistema che non può essere più nascosto e del quale occorre che tutti ne prendano coscienza.
Siamo vulnerabili, così come tante altre aree e regioni del nostro paese.
Se da un lato con l’indagine Keu scopriamo che persone senza scrupoli, per il puro guadagno economico, hanno messo a repentaglio la nostra salute, avvelenando la natura anche nel nostro Valdarno, con l’indagine Calatruria scopriamo che si cerca di avvelenare anche la nostra economia, con intimidazioni mafiose per arrivare a una gestione monopolista di alcune attività industriali.
Persone che vivono nelle nostre comunità e che gestiscono aziende nelle nostre città.
La dura realtà è che le mafie sono tra noi, agiscono nella nostra economia, investono nelle nostre aziende, stanno nel silenzio entrando e occupando spazi.
Alla società civile, in tutte le sue componenti, spetta il dovere civile e morale di reagire, non delegando questo compito alla magistratura e alle forze dell’ordine che ringraziamo ancora una volta per quanto fanno ogni giorno.
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Libera Toscana seguirà passo dopo passo tutte le fasi processuali dell’inchiesta Keu
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