La “squadra navale” sottomarina degli ingegnosi narcotrafficanti colombiani
Alcuni giorni fa, un giudice federale del Middle District della Florida ha condannato a 17 anni di reclusione un colombiano, estradato nel 2019 dalla Colombia, componente di una organizzazione che reclutava membri dell’equipaggio di semisommergibili per il trasporto di cocaina verso gli Usa (due di queste imbarcazioni furono intercettate in acque internazionali con il sequestro di circa 12 tonnellate di droga).
I narcotrafficanti colombiani, lo si sa, sono sempre stati geniali nell’individuare efficienti sistemi di spedizione della cocaina, nuovi itinerari di esportazione e metodi di occultamento per evitare i controlli alle frontiere.
Già più di una trentina di anni fa vi era una folta schiera di persone che, quotidianamente,venivano inviate all’estero trasportando cocaina opportunamente confezionata all’interno dello stomaco. Sempre il corpo di esseri umani è stato il contenitore di cocaina; diversi i casi di corrieri, per lo più donne, intercettati con alcuni etti di cocaina occultati, attraverso appositi interventi chirurgici, nei glutei di persone di grossa corporatura. I controlli sempre più serrati svolti alle frontiere colombiane hanno sviluppato ancor di più la creatività dei commercianti di droga.
Siamo a metà degli anni Novanta quando arrivano in Europa i primi stock di cocaina liquida contenuta in confezioni di shampoo o impregnata in vestiti o tappeti da recuperare, poi, con particolari processi chimici. Per non parlare di montature di occhiali, a migliaia,confezionati con pasta base di cocaina, occultata anche nei libri appositamente svuotati e ritagliati all’interno.
Sarebbe stato un uomo appartenente al cartello della Guajira (Dipartimento a nord della Colombia, confinante con il Venezuela) a progettare e costruire il primo “sottomarino” adibito al trasporto di droghe. Questo cartello originariamente era composto da molti elementi di origine arabo-palestinese ed era in contatto con ambienti palestinesi all’estero.
Fu proprio in una piccola insenatura, nelle acque di santa Marta, al nord della Colombia, che, nel 1994, la Polizia individuò per la prima volta una di queste imbarcazioni. Il piccolo sommergibile rinvenuto abbandonato era in grado di trasportare alcuni quintali di cocaina, con un equipaggio di due uomini sistemati in un interno abbastanza angusto.
L’imbarcazione era munita di un motore diesel e poteva viaggiare, a “pelo d’acqua”, a circa otto nodi costeggiando Panama, Costa Rica e Nicaragua, fino a destinazione lungo le coste messicane o in alto mare per eventuali successivi trasbordi. La vicenda del sottomarino di Santa Marta sembrò rappresentare, per qualche tempo, un caso isolato. In realtà negli anni immediatamente successivi vi furono ben altri cinque sequestri di “minisommergibili” e, quindi, la conferma di un sistema di trasporto della droga che si andava affermando lungo rotte marine più sicure perché meno controllabili.
La prova che i narcos intendevano fare le cose in grande venne nel settembre del 2000 quando, a pochi chilometri da Bogotà, in un capannone, grazie alla “soffiata” di un informatore, la Polizia trovò un sottomarino ( una ventina di metri di lunghezza) in fase di allestimento secondo il progetto e la supervisione di ingegneri russi. Il costo stimato era di una decina di milioni di dollari; sciocchezze per i trafficanti colombiani che avevano già avviato da tempo rapporti di affari anche con la mafia russa, la stessa mafia che nel 2002 tentò di acquistare, per conto di cartelli messicani e colombiani, un sottomarino nel porto di Odessa ponendosi, poi, alla ricerca di un esperto comandante da impiegare sul natante.
Tutti i sommergibili intercettati in mare o sulla terraferma (ne ho annotati una sessantina sino ad oggi), sono stati costruiti in Colombia, in particolare nel dipartimento del Valle del Cauca, tra il porto di Buenaventura e la città di Cali. Si tratta di una zona scarsamente popolata, con fitta vegetazione dove è possibile installare un cantiere e lavorare con tranquillità per poi far “scivolare” il natante, su appositi tappeti in legno realizzati, verso i corsi d’acqua con destinazione la costa del Pacifico da dove avvengono le partenze, di notte.
Nella eventualità di pericoli, il sottomarino può essere rapidamente affondato (ricordo almeno tre episodi in passato, al largo delle coste guatemalteche e honduregne) grazie a valvole opportunamente collocate all’interno della struttura.
Il recupero, per la prima volta nel 2006, in Spagna, al largo della città di Vigo, di un sommergibile in grado di trasportare una tonnellata di cocaina e altri due episodi analoghi nel 2019 e nel marzo 2023 (in quest’ultimo caso un narcosottomarino semiaffondato al largo di Villagarcia, in Galizia), sono la conferma che l’attraversamento dell’Atlantico con questi natanti non è più un problema per il trasporto di tonnellate di droga dalla Colombia verso l’insaziabile mercato europeo.
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L’egemonia dei narcos colombiani sul mercato mondiale della cocaina
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