La dimensione transnazionale della criminalità organizzata
L’espressione “criminalità organizzata” per molto tempo è stata fonte di polemiche e di disaccordo, dovuti al diverso modo di considerare il fenomeno nelle varie regioni del mondo.
Tuttavia, da alcuni anni ormai è stato raggiunto un accordo di massima sulle caratteristiche, diremo così, necessarie e sufficienti, per la sua identificazione.
Tra queste è opportuno considerare che non tanto la violenza quanto la corruzione è l’aspetto più pericoloso e devastante per la sicurezza sociale e l’integrità delle istituzioni, poiché, data la potenzialità economica che il crimine organizzato riesce a mettere in campo, attraverso la corruzione esso attinge ai livelli più alti della gerarchia sociale e arriva non soltanto ad assicurarsi l’impunità, ma persino a condizionare pesantemente le politiche dei governi, in modo che operino le scelte più confacenti ai suoi interessi economici.
Quello che si considerava fino a pochi anni fa un problema interno, locale o nazionale, ha assunto indubbie dimensioni regionali ( nel senso di aree continentali) e mondiali, di pari passo con la mondializzazione dei circuiti economici e informatici legali.
La criminalità organizzata ha, dunque, acquisito stabilmente la dimensione transnazionale con rapporti sempre più stretti e frequenti tra i traffici e le attività criminose di un paese e quelli di altri poiché le organizzazioni guardano con interesse sempre crescente ai mercati d’oltre confine.
Un ventaglio di interessi e di attività ampio, variegato e inquietante che va dal traffico di droghe, di armi, di materiali nucleari, a quello di immigrati, alla tratta di donne (prostituzione) e di minori (adozioni illegali), al traffico di organi, allo smaltimento di rifiuti tossici, al contrabbando di auto, al gioco d’azzardo, all’estorsione, all’usura, alle truffe di vario genere, al lavaggio del denaro sporco (che ne comporta l’inserimento nei circuiti dei capitali e dell’investimento legale).
Le grandi metropoli, simbolo della odierna società industrializzata, dei prodotti e dei consumi di massa, sono anche i santuari del commercio, dello smistamento e dello stesso consumo dei prodotti illeciti, soprattutto stupefacenti ma anche prostituzione, gioco d’azzardo ecc..
Le droghe, in particolare,sono diventate il prodotto basico mondiale di questo mercato illegale avviando un processo di narcotizzazione in diversi paesi che, qualora si realizzasse compiutamente costituirebbe per la nostra civiltà uno scacco globale.
Noi, però, vogliamo conservare quel residuo di ottimismo rimasto e pensare che questo pericolo sia ancora lontano e irreale. Altrimenti dovremmo credere che nei criminali ci siano, sia pure in negativo, capacità e intelligenze in misura maggiore che negli organismi istituzionali e dirigenziali della società legale; ed è una eventualità che vogliamo ancora escludere.
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