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Nasce il sito dell’Archivio Letizia Battaglia

Jamil El Sadi il . Brevi, Cultura, Diritti, Mafie, Memoria, Sicilia

La storia, le foto e la vita dell’iconica fotografa di Palermo a portata di “clic”. 

Da Palermo alla cronaca nera, dalla mafia all’antimafia, dalla Politica – quella con la maiuscola – alle processioni religiose, fino ad arrivare agli “Invincibili”. E infine gli scatti internazionali: Europa, Turchia, Africa, Russia, Usa e Groenlandia.

Dentro il sito dell’Archivio Letizia Battaglia viene raccontata la storia, la vita e le opere dell’iconica fotografa di Palermo.

L’Associazione “Archivio Letizia Battaglia” viene fondata nel 2021 da Letizia Battaglia e i nipoti Matteo e Marta Sollima con l’obiettivo di tutelare e valorizzare cinquant’anni di lavoro della fotoreporter e artista per mantenerne viva la memoria. A distanza di tre anni, grazie anche alla collaborazione di QMedia, l’Archivio diventa digitale.

La vita di Letizia Battaglia è stata unica e straordinaria. Una donna intraprendente e coraggiosa in un mondo di uomini, di morte, di dolore. Non amava definirsi “impavida” per i suoi scatti sulla mafia. Per lei era un dovere. Spesso usciva dalla redazione de L’Unità correndo. Così come ha corso nella sua vita alla ricerca costante della “bellezza”. Un’arte rara che è riuscita ad immortalare negli scatti alle “sue” bambine, che rappresentavano l’animo interiore di una donna costretta a crescere troppo in fretta. Ad accettare un mondo a cui non sempre sentiva di appartenere.

Nel sito si possono apprezzare foto come “la bambina con il pallone” del 1980, quella di Via dei Calderai ma anche la “lavapiatti” e “la bambina e il buio”. Ma anche Enrico Berlinguer al comizio del PCI a Palermo in piazza Politeama o Pier Paolo Pasolini al Circolo Turati di Milano. Fino ad arrivare alla foto scattata nel 1978 che immortalò Giulio Andreotti con il mafioso Nino Salvo e altri politici all’Hotel Zagarella, a Santa Flavia. Nel 1993 la Direzione Investigativa Antimafia trova nel suo archivio un negativo di quello scatto e lo sequestra. Il fotogramma si rivela uno dei principali capi d’accusa contro il già sette volte Presidente del Consiglio del Governo italiano.

Infine, c’è anche la fotografia di Giovanni Falcone ai funerali del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, ucciso dalla mafia. Il suo amato Falcone. Dopo le stragi di Capaci e via d’Amelio, e dopo l’uccisione di Don Pino Puglisi, Letizia Battaglia smette di fotografare crimini di mafia. L’ultima fotografia è il ritratto di Rosaria Costa, vedova dell’agente di scorta Vito Schifani ucciso nell’attentato al giudice Falcone.

Come fu per la morte dell’agente di Polizia Calogero Zucchetto, la strage di Capaci stravolse la fotografa. “Ero da mia madre la domenica del 23 maggio. La televisione dice: ‘È saltata un’auto sull’autostrada. Sembra il giudice Falcone’. Non sono andata. Amavo tanto Falcone, era una meravigliosa persona, era gentile, era timido. Amava Palermo e la giustizia. Non lo volevo vedere morto”, ha detto la fotografa in una delle sue ultime interviste rilasciata a Repubblica.

“Le mie foto erano diventate insopportabili per me, perché mi ricordavano tutto quello che avevo visto, quello che noi stavamo patendo e che avevamo patito – continuava –. Sogno la notte di bruciare i negativi, ma ormai non mi appartengono più. Appartengono alla storia. Le mie foto belle o brutte che siano sono storia. Raccontano anni di storia italiana”.

Il suo pensiero era sempre rivolto ai giovani a cui augurava di riuscire a vincere la guerra contro la mafia. Non si accontentava mai delle sue foto. Era sempre esigente da sè stessa. “Le mie foto a cosa sono servite? – si chiedeva – Sono là a documentare, a raccontare. E basta. Io volevo di più”. Voleva vedere la fine della mafia.

Visita il nuovo sito dell’Archivio Letizia Battaglia: archivioletiziabattaglia.it

Fonte: Antimafia Duemila, 26/01/2024

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