Serbia: gogna mediatica per i giornalisti indipendenti
Attacchi verbali e gravi minacce nei confronti di due giornalisti di emittenti indipendenti, il portale Cenzolovka e persino una ONG e un giudice del tribunale di Belgrado destano preoccupazione per il clima di sempre più pesante repressione in Serbia.
È un periodo postelettorale decisamente agitato in Serbia, nonostante il mese di gennaio venga generalmente ritenuto un mese calmo date le numerose festività in calendario. Quest’anno, il clima acceso del post elezioni si sta riflettendo nei dibattiti sui social media e si traduce in veri e propri casi di violenza online, che hanno avuto come bersagli sia la stampa indipendente che voci della società civile.
Odio, minacce ed insulti verso i giornalisti
I primi a farne le spese sono stati Vanja Đurić e Zeljko Veljković giornalisti rispettivamete delle televisioni N1 e Nova, spesso critiche nei confronti del governo. I due giornalisti, su X, avevano commentato criticamente il fatto che una ragazza quattordicenne avesse intonato delle canzoni patriottiche dedicate al Kosovo prima di una partita della Stella Rossa Belgrado.
Entrambi sono stati immediatamente travolti da un’ondata di commenti, insulti e minacce. Ai commenti si è aggiunto Vladimir Đukanović, esponente di spicco del Partito progressista serbo (SNS) e molto attivo su X. Đukanović ha commentato come i due giornalisti avessero perso l’onore, ma che come sincero credente lui si sentisse in dovere di perdonarli, accendere delle candele per loro e sperare che “l’odio assurdo che portano nell’animo” possa un giorno abbandonarli.
Nel suo tweet Đukanović si dice convinto che un giorno i due giornalisti si pentiranno e confesseranno le cattive azioni che hanno compiuto. All’esponente dell’SNS si sono aggiunti altri politici della destra extraparlamentare. Se il tweet di Đukanović aveva toni quasi mistici, molto meno mistici sono stati i contenuti dei tweet successivi, da parte di troll e persone comuni che hanno istigato ulteriori insulti e minacce. Ai social media si sono aggiunti ben presto i tabloid filogovernativi che accusano Đurić e Veljković di aver attaccato la quattordicenne.
Alla fine i due giornalisti stati sottoposti ad una vera e propria gogna mediatica, che ha portato Vanja Đurić a cancellare il proprio account su X , dopo che anche il suo numero di telefono era stato reso pubblico.
Cenzolovka, il portale sulla libertà dei media della Fondazione Slavko Ćuruvija ha denunciato l’accaduto ed il trattamento riservato a Đurić e Veljković. L’intento di Cenzolovka era di attirare l’attenzione sulla “tortura verbale” subita dai giornalisti, che spiegano di non aver attaccato la quattordicenne.
Da qui in poi, l’attenzione si è spostata su Cenzolovka che a sua volta è stata fatta bersaglio di insulti e minacce. L’articolo ha raccolto più di 500 commenti, il 90% dei quali con contenuti offensivi nei confronti del portale e dei giornalisti, tacciati di essere nemici del popolo serbo, che di conseguenza dovrebbero essere deportati, processati o addirittura impalati….
È come se qualcuno avesse dato il segnale dall’alto, scrive la redazione di Cenzolovka. Tra l’altro questo è il secondo caso di minacce ricevuto da Cenzolovka nel giro di meno di un mese. A fine dicembre, a commento di un articolo, un altro utente di X aveva minacciato la redazione del portale sostenendo che giornalisti e simpatizzanti di sinistra dovevano esser tutti giustiziati in modo sommario. I tweet erano stati poi cancellati, ma il caso è stato comunque riferito alla procura, così come sono stati riferiti alla procura anche gli ultimi episodi relativi a Đurić e Veljković e a Cenzolovka stessa.
L’impatto sui giornalisti
Questi attacchi ai giornalisti e alla libertà dei media non sono una rarità. Come afferma Perica Gunjić, redattore capo di Cenzolovka, “i vertici del paese quasi ogni giorno si riferiscono ai giornalisti indipendenti come ad agenti stranieri o traditori del paese. Queste definizioni sono pericolose e diventano presto minacce che i giornalisti devono regolarmente affrontare, sia sui social media e che durante il lavoro sul campo”.
Il portale Cenzolovka rimane comunque determinato nel proseguire il proprio lavoro, ma c’è chiaramente preoccupazione per lo stato del giornalismo indipendente in Serbia che dopo il cambio di gestione di NIN vede progressivamente spegnersi le voci indipendenti:
“In Serbia, molti giornalisti non possono lavorare in tali condizioni e gettano la spugna perché sono sottoposti ogni giorno a stress enormi. Per quanto riguarda Cenzolovka, non vi sarà autocensura, non ci faremo spaventare e continueremo a lavorare in modo professionale. Ma tutto questo ha un impatto negativo sull’intera professione giornalistica che diviene sempre più una forma di propaganda per i vertici politici e si occupa sempre meno di giornalismo investigativo e critico.”
Un attacco su più fronti
Oltre al giornalismo indipendente, anche voci della società civile che si erano espresse in modo critico sul governo sono state soggette ad attacchi e minacce sui social media. Tra queste, l’organizzazione Crta, che durante la tornata elettorale ha avuto un ruolo chiave nell’osservare le elezioni e ha duramente criticato la regolarità delle stesse. Crta è divenuta subito oggetto di critiche da parte del sunnominato Đukanović, il quale ha detto che dovrebbero esser arrestati, e di Nebojša Bakarec un altro membro della presidenza del Partito progressista serbo.
In supporto di Crta si sono mobilitate le rappresentanze diplomatiche in Serbia e anche il Relatore Speciale delle Nazioni Unite per i Difensori dei Diritti Umani, Mary Lawlor ha espresso la sua preoccupazione.
Assieme a Crta, anche il giudice Majić è stato minacciato via Telegram da una persona che parla a nome di fantomatici “lupi del presidente”, i quali minacciano di scendere in strada e far pulizia di tutta l’immondizia della Serbia. Miodrag Majić, giudice del tribunale d’appello di Belgrado, è uno dei fondatori del movimento civico Proglas , che prima delle elezioni aveva condotto una campagna per incoraggiare i cittadini a partecipare al voto. Gli attacchi a Crta e al giudice Majić sono stati praticamente contemporanei alla vicenda di Cenzolovka.
Troll farms in Serbia
Agli attacchi contro i giornalisti hanno partecipato anche numerosi troll, o bot come sono più comunemente chiamati in Serbia. La presenza di troll in Serbia, al servizio del partito progressista, è già stata documentata quasi sette anni fa, quando un insider riferì dell’esistenza di un piccolo esercito di troll che gestivano qualche migliaio di profili e che agivano in modo coordinato seguendo istruzioni ben precise. L’estate scorsa un elenco di circa 14.500 falsi profili sui social media, gestito da circa tremila persone era divenuto di dominio pubblico.
Le modalità operative erano molto simili a quelle riportate, con degli ordini ben precisi impartiti ai vari profili. Lo stesso SNS aveva confermato orgogliosamente che essere un troll per il SNS era di fatto un atto di patriottismo. Le fabbriche di troll non sono di per sé illegali, ma la cosa diviene molto problematica se vi sono di mezzo minacce, insulti ed atti volti ad intimidire chi la pensa diversamente.
La parola alla procura….forse
Alla luce di quanto riportato sopra, sembra che gli attacchi ai due giornalisti e successivamente a Cenzolovka, così come gli attacchi ad altri esponenti della società civile, siano il risultato di un’attività coordinata iniziata da esponenti politici e poi rilanciata da tabloid e troll. I casi sono stati riferiti alle autorità competenti, in questo caso la procura per i crimini informatici, ma il sistema giudiziario in Serbia ha grosse difficoltà ad investigare e perseguire sistematicamente tali casi, a meno che la persona minacciata non sia il presidente Vučić.
Il rischio è che la mancanza di una risposta adeguata da parte delle istituzioni a tali attacchi possa sostanzialmente promuovere l’impunità ed incoraggiare ulteriore violenza online, che spesso anticipa quella reale.
E questo deve essere un ulteriore elemento di preoccupazione in Serbia, dove tuttora vi sono troppi casi di violenza contro i giornalisti che rimangono irrisolti.
* Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa
Questa pubblicazione è stata prodotta nell’ambito del Media Freedom Rapid Response (MFRR), cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. |
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