“Sisma”. Ci sono voluti 30 anni, finalmente lo studio della mafia ha dignità accademica
Che bello quando un’aula universitaria sembra un album fotografico. Quando girando lo sguardo ti sembra di potere ripassare un poco (ma non tanto poco…) la tua vita.
Così ho pensato venerdì scorso quando alla Statale di Milano è iniziata la due giorni che ha tenuto a battesimo la SISMA, acronimo inventato da un simpatico spilungone che di mestiere fa lo scienziato della politica a Pisa, Alberto Vannucci, noto per i suoi studi sulla corruzione.
Sisma per dire Società Scientifica Italiana degli Studi su Mafie e Antimafia. Sisma per dire un po’ di terremoto in un sistema accademico che è riuscito a vivere quasi un secolo e mezzo senza preoccuparsi di uno dei più grandi e drammatici problemi nazionali, la mafia.
Un fenomeno che scuoteva pezzi interi del meridione d’Italia ma che, come diceva don Sturzo nel 1900, “sta nei ministeri”. E che poi aveva preso a sterminare sindacalisti e carabinieri, per alzare sempre più il tiro: presidenti di regione, prefetti, deputati. E giudici, tanti giudici. E lei, l’università, lì pacifica e imperturbabile, come se il Sessantotto non l’avesse proprio sfiorata. Poi più su di latitudine. Alla conquista del Nord. E lei, l’università, ancora imperturbabile, giusto qualche refolo d’aria proveniente qui e lì da gruppi di studenti e di ricercatori che avevano imparato la mafia a scuola, non certo nei luoghi del massimo sapere. Nemmeno nelle facoltà deputate a formare i futuri magistrati.
I primi cambiamenti si ebbero negli anni novanta. Timidi, grazie a ricercatori appassionati, a cui nessuno – proprio per ciò di cui si occupavano – pronosticava una carriera. Le stragi del ’92, lo Stato che traballava sotto i colpi di un analfabeta con il cervello a forma di pistola (ossia Totò Riina, copyright di Vito Ciancimino…), spostarono le coscienze. Spontaneamente si formò un piccolo e giovane popolo sparpagliato, con l’idea che non ci si potesse più voltare dall’altra parte. Un popolo che si andò ingrossando, incominciò perfino a vincere i concorsi.
Fino, ora, a dar vita a una società scientifica che gli darà piena dignità e rispettabilità istituzionale: siamo studiosi, altro che agitatori politici, come disse del sottoscritto un professore di Catania rimproverando un suo studente che mi aveva messo in bibliografia nella tesi di laurea.
Per questo quell’aula (la 211 della Statale, per la cronaca) mi è stata subito così cara. Un album che attraversa il tempo con una leggerezza che sa di fatica e malinconia. Che porta felicità mentre ricorda tragedie.
C’è Rocco Sciarrone, uno dei primi a mettersi caparbiamente in testa, lui calabrese a Torino, che questa strada l’avrebbe battuta nonostante i consigli contrari dei suoi superiori in grado. C’è Stefania Pellegrini, oggi ordinaria a Bologna che negli anni novanta chiamò suo figlio Carlo Alberto in memoria del generale-prefetto massacrato a Palermo. Manca per una indisposizione dell’ultimo momento Alessandra Dino, oggi notissima studiosa palermitana, di cui a metà degli anni novanta Giancarlo Caselli mi disse “qui a Palermo c’è una giovane sociologa molto brava”. E Stefano D’Alfonso, giurista napoletano. Arrivato un po’ più tardi a militare in questa causa e che per inaugurare Sisma “si è sbattuto mica poco”, per usare il linguaggio studentesco.
Nomi, foto, storie personali e collettive.
C’è anche Francesca Rispoli, uno dei gioiellini di don Ciotti. E Ilaria Piovesan, freschissima di laurea a Milano e neo dottoranda appassionata, con il suo computer sempre aperto. La dividono 40 anni da un mito degli studi sulla camorra, Gabriella Gribaudi.
Ci rifletto: popolo, cammino. Queste parole hanno ora ai miei occhi un valore speciale. Cartoline che vengono dal passato e portano messaggi al futuro attraversando la mia esistenza, dandole un senso più alto nell’ultimo tratto di strada.
Alla fine, non è stato inutile. Un sogno può essere anche vedere la propria vita a ritroso.
Storie Italiane, Il Fatto Quotidiano, 22/01/2024
*****
“Costruire una coscienza e una conoscenza diffusa contro le mafie”
SISMA, primo convegno nazionale. Milano, 19 e 20 gennaio 2024
Trackback dal tuo sito.