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Il futuro del Movimento per la Giustizia

Paola Filippi * il . Costituzione, Diritti, Giustizia, Informazione, Memoria

Giustizia Insieme è una rivista fondata e promossa dal Movimento per la Giustizia-Art. 3, un’associazione di magistrati costituita nel 1988. Riteniamo dunque che interessi alle lettrici e ai lettori conoscere le significative modifiche statutarie intervenute di recente, alle quali è seguita, il 20 gennaio 2024, l’iscrizione al Registro unico nazionale del terzo settore.

All’assemblea del 6 maggio 2023 la maggioranza dei soci del Movimento ha aggiunto agli scopi originari i seguenti:

– “l’educazione, istruzione e formazione professionale”;

 – “l’organizzazione e gestione di attività culturali, artistiche o ricreative di interesse sociale, incluse attività, anche editoriali, di promozione e diffusione della cultura e della pratica del volontariato”;

– “la formazione universitaria e post-universitaria;

– “la ricerca scientifica di particolare interesse sociale”.

Ha eliminato, tra i compiti dell’assemblea, quello avente ad oggetto la designazione di candidati alle elezioni di componenti di organismi istituzionali della magistratura e di organismi dell’Associazione nazionale magistrati.

Il Movimento per la giustizia è nato da un gruppo di magistrati con una volontà di rinnovamento, e bisogna dare atto che ciò senz’altro è stato fatto, negli anni, forgiando tanti giudici ragazzini, entrati in magistratura nei primi anni ’90, e che ora si avviano a lasciare la loro eredità di pensiero ai magistrati del terzo millennio.

La sfida, raccolta all’assemblea del 6 maggio scorso, e realizzata oggi con l’iscrizione al Registro unico nazionale del terzo settore, è quella di trasformare il Movimento per la giustizia in un’associazione aperta al contributo dell’accademia e dell’avvocatura ovvero al contributo di tutti coloro che vorranno condividere gli scopi dell’associazione.

Ecco, dunque, l’obiettivo primario del Movimento per la giustizia e.t.s.: formare i giovani, attraverso il confronto delle idee, scevro da pregiudizi e ideologie, in un più ampio ambito, unionale e internazionale, in intellettuali capaci di offrire, ciascuno nel proprio campo, un contributo concreto non solo al miglioramento del servizio giustizia ma anche alla società tutta in termini di libertà, rispetto delle diversità, condivisione e solidarietà.

Possono divenire soci tutti coloro che condividano gli scopi del Movimento per la giustizia

Il proposito di costituire un’associazione non composta da soli magistrati apparteneva già, nel 1988,  ai visionari fondatori del Movimento per la Giustizia.

L’art. 4 dello Statuto, rimasto immutato, recita: “possono divenire soci tutti coloro che condividano gli scopi del Movimento per la giustizia”.

Tra il 2013 e il 2015, il Movimento per la Giustizia ha costituito, con la corrente Magistratura Democratica, il gruppo Area Democratica per la Giustizia ivi facendo confluire le energie finalizzate a orientare le scelte politico-giudiziali in materia ordinamentale, di governo autonomo della magistratura e di associazione magistrati.

I soci e i simpatizzanti del Movimento per la Giustizia dal 2015 sono ora anche soci e simpatizzanti di Area DG e, per il tramite di essa, contribuiscono alla politica associativa, all’individuazione dei candidati per le competizioni elettorali negli organi del governo autonomo, centrale e decentrato, nonché negli organismi in cui si articola l’Associazione nazionale magistrati.

Questa è la ragione dell’eliminazione del compito di cui alla lett. e) dell’art. 4 dello Statuto in tema di scelta dei candidati per le competizioni elettorali.

Il Movimento per la Giustizia è stato fondato il 17 aprile 1988, la data è quella dell’atto di costituzione – atto vergato in un volantino verde, da cui lo storico appellativo “verdi” dato ai movimentisti -. Nel foglio verde furono ratificate le ragioni della costituzione, gli scopi e il metodo da adottare per il raggiungimento degli stessi.  Ragioni, scopi e metodo che, dopo trent’anni, sono ancora attuali.

Sono centrali, ancora oggi:

– il dialogo tra i magistrati, aperto al confronto e al contributo delle componenti della società che, anche in forme ed aggregazioni nuove, avvertono la necessità di un giudice libero da condizionamenti e del tutto coerente con il modello costituzionale;

– la questione morale;

– l’organizzazione di iniziative che rafforzino e accrescano la professionalità del giudice (intesa come capacità, terzietà, indipendenza), che evidenzino l’importanza di momenti di responsabilizzazione e contribuiscano ad una migliore organizzazione degli uffici;

– il recupero di efficienza e di credibilità del servizio giudiziario.

Continua ad avere la sua ragione di esistere, dopo trentacinque anni dalla sua costituzione, “un movimento che si legittimi sulla forza e sulla coesione delle idee, anziché sul tipo delle etichette e sulla struttura dell’apparato; movimento non rigidamente strutturato, ma ben definito nelle sue linee di fondo, dialetticamente rivolto alla partecipazione di tutti i magistrati, singoli o associati, ed aperto ai contributi di tutte le forze sociali e culturali”.

Continua a essere attuale l’idea, alla quale diedero corpo il 17 aprile 1988 i soci fondatori, che tramite la mobilitazione e il coinvolgimento di tutti i magistrati, si facesse maturare l’idea che “Soltanto una magistratura più credibile e pienamente consapevole può, con l’indispensabile sostegno degli organi di informazione, far crescere nel cittadino la coscienza che i valori dell’indipendenza e dell’autonomia sono valori che gli appartengono”. Chi volesse saperne di più del Movimento per la Giustizia, può leggere gli articoli pubblicati sotto la voce “la nostra storia”.

Oggi l’obiettivo è quello di diffondere forme di cultura libere da condizionamenti ideologici, di coltivare, nel sociale, forme sistematiche e organizzate di educazione alla legalità, attraverso il metodo del leale confronto delle idee e del dialogo, con il coinvolgimento di giuristi, educatori, scrittori, giornalisti ovvero di persone che hanno a cuore i temi dell’educazione e della cultura orientati al miglioramento della società.

La scelta di ampliare l’orizzonte è in linea con quanto deliberato dall’assemblea dei soci dell’aprile 2022, conclusa con la mozione approvata all’unanimità contenente il proposito di porre le basi “per un dialogo costruttivo con l’avvocatura anche per delineare modalità di cooperazione efficaci, se rispettose dei reciproci ruoli, prospettive di riforma convergenti da sottoporre alla classe politica e con l’accademia nel comune intento di porre la basi per una classe di giuristi portatori di un pensiero autonomo e autorevole capace di influenzare la giurisprudenza”. Rilevate le criticità in cui, oltre alla magistratura, anche l’avvocatura e l’accademia versano si è evidenziato che “un Movimento per la Giustizia aperto a una varietà di qualificati componenti esterni alla magistratura togata può costituire una sede privilegiata per articolare ponderate proposte di miglioramenti del sistema giudiziario e per l’evoluzione della cultura giuridica nella linea di una imparziale regolazione degli interessi e non della precaria governance dei problemi che sta caratterizzando l’azione politica”.

La sfida: invertire la tendenza attraverso la realizzazione di percorsi educativi e formativi.

La “ricostruzione” del giurista intellettuale è un obiettivo ardito, ma prendere consapevolezza dello stato di emarginazione del pensiero che caratterizza la società in cui viviamo costituisce un buon primo passo.

I politici, i giuristi (magistrati avvocati e accademici), i giornalisti e gli scrittori sono stati attinti dal medesimo processo di plebeizzazione che ha travolto la società italiana, processo tipico delle società occidentali ove l’apparire ha sopravanzato l’essere.

Il potere e la sua esibizione hanno preso il sopravvento rispetto al dovere di verità e di rispetto della società e delle istituzioni.

Sono sottovalutate le responsabilità connesse alla manifestazione delle opinioni e alla coerenza del pensiero. Gli slogan hanno sostituito le conclusioni assunte all’esito di compiute riflessioni e pacati confronti. Il conflitto anticipa e impedisce lo sviluppo del pensiero. La cultura é mistificata da motori di ricerca e ragionamento è sfidato dall’algoritmo che assume spazio e potenza crescenti.

Pasolini sin dagli anni Settanta preconizzava l’isolamento dell’intellettuale in conseguenza dell’accesso a una cultura di massa inidonea a fornire gli strumenti culturali per la corretta comprensione dei fenomeni politici, sociali e tecnico giuridici e così la  partecipazione alla vita pubblica. In realtà sembra che sia andato anche peggio del previsto, gli intellettuali sono stati scalzati dall’intellettuale collettivo: la televisione (Asor Rosa, Il grande silenzio intervista. Sugli intellettuali, a cura di Simonetta Fiori Roma-Bari, Laterza 2009) ovvero dalla “società dello spettacolo”, come preconizzato da Guy Debord (Guy Debord, La Société du spectacle, Paris, Éditions Buchet-Chastel, 1967).

La sfida è dunque quella di invertire la tendenza, tramite percorsi educativi e formativi nonché attraverso momenti di riflessione e confronto, senza condizionamenti ideologici, su questioni che interessano la società.

Il Movimento per la Giustizia, nella forma di ente del terzo settore, si propone di contribuire al miglioramento della società organizzando di attività culturali e artistiche anche attraverso la pratica del volontariato.

Giustizia Insieme è uno spazio per tutto questo, in linea con gli obiettivi che la rivista si propone. Sarà indispensabile anche il vostro contributo per la diffusione delle iniziative e la condivisione del nuovo percorso.

* Sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione 

Fonte: Giustizia Insieme

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