Siamo ancora qua!
“Col cuore che batte più forte
La notte adda passà
Al diavolo non si vende
Io sono ancora qua…”
L’hai riconosciuta, vero? Eh… già.
E adesso avrai le note di Vasco Rossi che ti risuonano in testa per un paio d’ore. La musica fa questo effetto.
Ho scelto questa canzone per raccontarti di Lucio, perché l’ho ascoltata alla radio proprio il giorno che è entrato al Centro crisi. Ma anche perché dice molto di lui, del suo modo di stare al mondo.
Purtroppo non è solo la musica a provocare “ossessioni passeggere”. Alcune sostanze o comportamenti fanno lo stesso, in maniera assai meno innocua: colonizzano il cervello fino a diventare un pensiero dominante.
Lucio è arrivato qui per questo. Aveva solo 13 anni quando ha provato la sua prima dose. Niente canne o pasticche per lui ma direttamente la cocaina, passata da una persona vicina alla famiglia. Da lì è stato un percorso in discesa verso la dipendenza più nera. E un percorso tutto in salita dentro la vita.
A 19 anni, Lucio dedicava le sue intere giornate a procurarsi il crack, la cocaina in cristalli, scaldata e poi fumata, che dà una compulsione al consumo fortissima. L’ha “salvato”, incredibile a dirsi, uno spacciatore. Un ragazzo poco più grande di lui che una sera ha chiamato suo padre perché ha capito che era arrivato al limite.
Il Centro crisi è stato per anni un servizio rivolto a uomini e donne che avevano bisogno di una tregua dalla vita di strada e dalle loro dipendenze: eroina e alcol soprattutto. Ma a un certo punto ci siamo accorti che le situazioni e i bisogni stavano cambiando.
Dopo un lungo periodo di chiusura e riadattamento degli spazi, grazie anche alla generosità di chi ci ha sostenuti, pochi giorni fa abbiamo riaperto le porte con un progetto nuovo, dedicato a giovani fra i 18 e i 28 anni dipendenti da crack, alcol, droghe sintetiche o psicofarmaci. E spesso da tutte queste sostanze, insieme.
Lucio è stato il primo ospite accolto dalla sorridente e tostissima squadra di operatori che vedi in foto. Ci sono anch’io, e per me è un emozionante ritorno in questo ruolo, dopo ben 12 anni. Perciò ci sono rimasto male quando Lucio ha detto: “Brutto nome ragazzi, ‘na tristezza proprio!”.
Sì, lo so: “Centro crisi” suona male. Almeno finché non pensi che in quella parola, “crisi”, sta racchiusa l’idea di pericolo, ma anche di possibilità.
“Con l’anima che si pente / Metà e metà
Con l’aria, col sole / Con la rabbia nel cuore
Con l’odio, l’amore / In quattro parole:
Io sono ancora qua”
Chi arriva, inviato dai Servizi per le tossicodipendenze del territorio, è una persona piegata, stremata dalle asprezze della strada e dall’abuso di sostanze. Ma “è ancora qua”, e la crisi che la costringe a chiedere aiuto può trasformarsi nell’occasione per ripensare la propria vita, prendersi cura della propria salute e tornare a fare progetti che guardano al futuro.
Non saremo così ingenui da promettere a Lucio un happy-end. E neppure a te. Ma ci crediamo, perché l’abbiamo già visto accadere.
Per questo…
Siamo ancora qua!
Grazie di lottare con noi!
* Responsabile Centro crisi Gruppo Abele
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