I tre errori del Vicepresidente del CSM
La conferenza stampa del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Pinelli ha avuto un merito: aprire il dibattito sulla natura del Csm e sul ruolo del vicepresidente.
Il Consiglio Superiore è stata una felice intuizione del costituente.
Presieduto dal Presidente della Repubblica, a composizione mista, con i componenti eletti dal Parlamento con quorum altissimo, disciplinato dalla Costituzione e da una legge costituzionale.
Decide sulle nomine, i trasferimenti, le sanzioni dei magistrati.
Il suo è un ruolo costituzionale di presidio della autonomia e della indipendenza della magistratura: non si tratta di un mero organo amministrativo.
Sostenere questa tesi significa indebolirne il ruolo a discapito di tutta la giurisdizione.
Il potere consultivo del Csm è previsto da una legge costituzionale e i continui, a volte contraddittori, interventi normativi hanno spesso conseguenze nefaste sugli uffici.
Serve dunque che il Csm esprima pareri e che il Parlamento, prima di legiferare, li conosca.
Contrastare l’esercizio di questo legittimo potere significa bloccare la dialettica tra poteri.
Infine, il Csm è organo collegiale ed è presieduto dal Capo dello Stato.
L’altissimo compito attribuito al Vicepresidente dalla legge costituzionale non è quello di rappresentare esternamente il Consiglio, ma di dirigerne i lavori del plenum e di esercitare le deleghe presidenziali, consapevole del fondamentale valore di questo organo, la cui attività non deve mai essere svilita.
Il Coordinamento nazionale di AreaDG
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