Norma Costa, Fnsi in Senato: «È solo l’ultimo di una serie di interventi che limitano il diritto di cronaca»
La segretaria generale Alessandra Costante in audizione in commissione Politiche europee: «Il divieto di pubblicare le ordinanze cautelari non ha nulla a che vedere con la presunzione di innocenza». Il presidente Di Trapani: «Per garantire imputati e indagati i giornalisti devono poter dare più informazioni e non meno».
«La Federazione nazionale della Stampa italiana ritiene non solo che il divieto di pubblicazione – anche solo per estratti – del testo dell’ordinanza di custodia cautelare non abbia nulla a che vedere con il rafforzamento del principio di presunzione di non colpevolezza, ma che una tale norma sia fortemente limitativa del diritto di informare e di essere informati».
Lo ha ribadito la segretaria generale della Fnsi, Alessandra Costante, nel corso di un’audizione in commissione Politiche dell’Unione europea del Senato, martedì 16 gennaio 2024, sul disegno di legge di Delegazione europea che contiene la norma, già approvata dalla Camera su proposta dal deputato di Azione Enrico Costa, contro la quale il sindacato dei giornalisti ha mobilitato la categoria.
«La norma Costa – ha scandito Costante – è solo l’ultimo di una serie di interventi legislativi che di fatto limitano non solo il diritto-dovere di cronaca dei giornalisti, ma anche e soprattutto il diritto dei cittadini ad essere informati. Inoltre, il cosiddetto ‘emendamento Costa’ non riporta, come sostiene qualcuno, alla situazione precedente alla riforma Orlando del 2017, poiché pone un esplicito divieto di non pubblicazione, per intero o per estratto, del testo dell’ordinanza».
Per la segretaria generale, accompagnata in audizione dal presidente della Fnsi, Vittorio di Trapani, «la posta in gioco non è tra la notizia e il suo occultamento. La vera posta in gioco è tra il dare una notizia oggettiva, proveniente da un organo terzo, qual è il giudice, e il darla attraverso una esegesi o un sunto del giornalista, che può risultare parziale, incompleto, non oggettivo».
Il presidente Di Trapani ha aggiunto che «è nostra convinzione che le garanzie vengano assicurate da una maggiore trasparenza. Per garantire imputati e indagati i giornalisti devono poter dare più informazioni e non meno».
Il rischio è che «le norme allo studio, dalla riforma della diffamazione, alla stretta sulle intercettazioni, al divieto di pubblicazione delle ordinanze, aggiungendosi alla riforma Cartabia, portino a quello che in più occasioni la Corte europea dei diritti dell’uomo ha bollato come un chilling effect, capace di far calare il buio sull’informazione. La Federazione nazionale della Stampa italiana – ha concluso la segretaria generale Costante – esprime le più forti preoccupazioni verso questo e altri tentativi di riforma che vedono nella libertà di informazione un pericolo da arginare e non un bene pubblico da tutelare».
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