Criminalità mafiosa e società multietnica negli USA
Sono tante, negli Stati Uniti, le etnie, le situazioni sociali, economiche e culturali, che è difficile poter sviluppare in un discorso organico il panorama variegato della criminalità.
Si possono accettare, in generale, per gli USA del Novecento, ai tempi d’oro del proibizionismo, alcuni modelli criminali proposti in maniera suggestiva, ma abbastanza realistica, in film come Il Padrino o C’era una volta in America: il gruppo criminale, la gang, era (e lo è ancora) verticistico. Il capo godeva di un’autorità indiscussa; si circondava di una “commissione” di amici o collaboratori cui era demandato il controllo di un settore specifico delle attività gestite: gioco d’azzardo, prostituzione, contrabbando, taglieggiamento. I lavori più violenti o più pericolosi erano riservati alla manovalanza, mentre i rapporti con il mondo della politica spettavano al boss. Regole ferree garantivano la coesione del gruppo: chi le tradiva era un uomo morto.
È nel dopoguerra che la mafia americana si sviluppa dal punto di vista organizzativo, raggiungendo elevati livelli di imprenditorialità. Riorganizzatasi rapidamente dopo il conflitto, riuscì ad entrare nei consigli di amministrazione di migliaia di società e, attraverso queste, concluse molti affari illeciti; divenne, in sostanza, una grande holding finanziaria, ma nello stesso tempo mantenne la forza violenta e il potere intimidatorio per poter controllare ancora i diversi mercati illeciti.
Nacque, in quegli anni, la nuova struttura organizzativa criminale, per così dire “a due facce”, di cui una lecita e dedita alla gestione dei flussi finanziari attraverso società fantasma, anche su basi off-shore, l’altra costantemente alla ricerca di nuove e profittevoli attività illecite. Le caratteristiche indicate si attagliano perfettamente alla potente, estesa, temibile mafia americana La Cosa Nostra che presenta la stessa struttura di una famiglia mafiosa siciliana con cui mantiene sempre il rapporto originale e storico.
Un solido rapporto come evidenziato anche nella recente operazione (novembre 2023) condotta dalla Polizia di Stato di Palermo – su delega della locale DDA – in collaborazione con gli investigatori dell’Fbi statunitense che ha portato al fermo di 17 persone (10 a New York della storica famiglia dei Gambino e 7 a Palermo dei clan di Partinico, Borgetto e Torretta), indagate per associazione mafiosa ed altri reati connessi tra cui un redditizio traffico di stupefacenti, estorsione, incendio doloso, turbativa d’asta.
La Cosa Nostra è insediata saldamente in alcune delle principali città americane: New York (con le famiglie dei Gambino, Colombo, Bonanno, Genovese, Lucchese), Philadelfia, Chicago, Detroit, Boston, Tampa, New Orleans, Las Vegas, Los Angeles, San Francisco. Ma anche a Cleveland, Denver, Kansas City, Pittsburgh, Rochester, St. Louis, Buffalo, San José, Tucson, Newark. Alcune famiglie si sono stabilmente stabilite nelle zone di maggior traffico degli stupefacenti, al confine con il Messico.
Il narcotraffico e il riciclaggio sono gli interessi fondamentali della mafia americana assieme a quelli, minori, dell’estorsione, del gioco d’azzardo, della prostituzione, dello strozzinaggio.
Altre organizzazioni criminali di rilievo sono i colombiani e i messicani che si spartiscono il traffico di cocaina e di droghe sintetiche mentre, dagli anni Ottanta sono venuti emergendo i gruppi criminali di origine asiatica: cinesi, giapponesi, vietnamiti, coreani, laotiani, thailandesi, cambogiani, tutti che sono rimasti collegati con le strutture criminali dei paesi di origine anche se non hanno organizzazioni articolate come quelle cinesi o giapponesi che si caratterizzano per la loro estrema violenza e pericolosità.
Vi sono, poi, le bande dei portoricani, i cosiddetti posses giamaicani che si occupano prevalentemente di spaccio di droghe e la presenza sempre più numerosa di corrieri nigeriani che sarebbero responsabili di un 35-40% dell’eroina che arriva sui mercati statunitensi.
Una particolare attenzione merita, infine, la criminalità proveniente dalla Russia e da altri paesi euroasiatici ( si parla di mafia russo-armena, di mafia di Odessa, della Molina-organizatsija, un gruppo composto di armeni, russi, ceceni) originata negli anni Ottanta da una immigrazione di massa da economie in forte crisi. Criminalità che, alla fine, si è ritagliata il proprio lucroso spazio vitale nell’ambito della società più ricca del mondo e, di conseguenza, più consumistica e sensibile all’offerta di “merci” finalizzate al piacere.
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