L’aggressione dei Casamonica a Bulfon e Giacovazzo fu “lesiva” per gli utenti dell’informazione
Sono state depositate, nei giorni scorsi, le motivazioni della sentenza con cui il Tribunale penale di Roma, in composizione monocratica (Giudice dottor Valerio De Gioia), ha condannato Silvana Casamonica, Raffaele Casamonica, Sonia Spinelli e Fabiana Capitano, ciascuno alla pena di due anni di reclusione, per il reato di violenza privata ai danni della giornalista di Repubblica Floriana Bulfon e dell’inviato del Tg2 Piergiorgio Giacovazzo.
Il 17 luglio del 2017 i due cronisti, unitamente agli operatori di ripresa della RAI, furono brutalmente aggrediti con percosse e minacce, mentre documentavano con le loro riprese l’arresto di numerosi esponenti del clan Casamonica, nella zona di Porta Furba a Roma.
Il Giudice ha evidenziato l’estrema gravità della condotta delittuosa ascritta agli imputati, ritenuta particolarmente lesiva «anche degli utenti dell’informazione che, per effetto della violenza esercitata ai danni dei giornalisti e degli operatori al seguito, non hanno potuto usufruire dell’informazione di un fatto certamente di pubblico interesse».
Il Tribunale ha sottolineato come l’atto criminoso abbia inciso, oltre che sui due cronisti, sull’intera società civile, atteso che «l’art. 21 della Costituzione tutela non solo il “diritto di informare”, come profilo attivo della libertà di espressione riferita a coloro che operano nel sistema dei media, ma anche il “diritto all’informazione” come profilo passivo riferito a tutti i cittadini in quanto componenti dell’opinione pubblica su cui la democrazia si fonda».
Il monito dell’autorità giudiziaria risuona, sul punto, tanto perentorio quanto illuminante: «la libertà di espressione include la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee e costituisce un fondamento essenziale di una società democratica, una condizione primordiale del suo progresso e dello sviluppo di ogni individuo, senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche (art. 21, secondo comma, Cost.) e, a maggior ragione, dei familiari di un clan, quello dei Casamonica che, con azioni minatorie e violente, ha tentato nel corso degli ultimi anni di imporsi per sovvertire le regole del vivere civile».
Il giudice ha disposto l’integrale risarcimento dei danni subiti dalla Rai e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana, costituitisi parte civile nel processo penale, col patrocinio dell’avvocato Giulio Vasaturo. Come si legge nella fondamentale pronuncia, sia il sindacato che l’azienda del servizio pubblico radiotelevisivo sono, a tutti gli effetti, soggetti direttamente lesi dal reato commesso dagli imputati, «essendo oggetto principale delle stesse la tutela dei giornalisti anche e soprattutto da ogni azione strumentalmente volta a limitare la libertà di stampa».
Il presidente della FNSI Vittorio Di Trapani ed il segretario dell’Usigrai Daniele Macheda, sempre presenti ad ogni udienza del processo, hanno espresso profonda soddisfazione per questa importante decisione con cui il Tribunale di Roma ha significativamente condannato gli imputati ad una pena più alta di quella richiesta dallo stesso Pubblico Ministero.
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