La pericolosa diffusione della cocaina “crack”
“Chi fa uso di crack diventa ingestibile”, così ha raccontato il padre di un giovane di 19 anni morto quest’anno a Palermo proprio a causa della dipendenza dall’uso di crack.
L’uso della micidiale “cocaina crack” si va estendendo anche in Italia (ma anche nel Regno Unito, Belgio, Svizzera, Francia e Spagna) ad una platea in aumento di consumatori, soprattutto giovani, come emerso anche in recenti operazioni condotte dalle forze di polizia a Torino (sequestro di 15 grammi di crack), a Pontedecimo (Genova) con il sequestro di 800 gr. ed ancora piccoli quantitativi da spacciare a Firenze,a Roma, a Parma.
Le cause dei decessi per abuso di sostanze stupefacenti nel 2022 (298 il totale), sono state attribuite in 127 casi all’eroina, in 64 alla cocaina, in 22 al metadone, in 2 alla cocaina “crack” , alle benzodiazepine e alla ketamina mentre in 75 casi la sostanza non è stata indicata (dati rel. annuale DCSA 2023).
Negli ultimi dieci anni, la regione più colpita in senso assoluto è stata l’Emilia Romagna con 352 decessi, seguita da Toscana (342), Lazio (317), Veneto (303), Piemonte (271). La “crack cocaina” è ottenuta facilmente riscaldando cloridrato di cocaina (con un forno a microonde), in una soluzione di acqua con idrato di ammonio (ammoniaca) o bicarbonato di sodio e la filtrazione successiva per ottenere i cristalli. Una operazione che si compie in una ventina di minuti.
Il temine “crack” indica l’effetto acustico che si rileva durante il consumo dovuto al bicarbonato di sodio e al sale di ammonio contenuti nella miscela fumata. Nota anche come “drug burger” o “fastdrug” per il suo caratteristico effetto immediato e “soddisfacente”, non è chiaro se questa droga sia nata per caso come un tentativo di imbroglio (la mescolanza di cocaina con sostanze meno costose) o con l’obiettivo di soddisfare certe esigenze di mercato quali esperienze personali sempre più esaltanti ad un costo minore (in genere è venduta a 10-15 euro per dose).
Le prime notizie sulla disponibilità del “crack” risalgono al 1981 quando vennero rilevate negli Stati della California e del Texas e già quattro anni dopo la nuova sostanza si era diffusa a New York per essere disponibile, nel 1987, addirittura in 46 Stati. Lo spaccio negli Usa è gestito in gran parte da bande di giamaicani, dominicani e haitiani e più recentemente il commercio del crack si è talmente polverizzato rendendo sempre più difficile l’intervento delle forze di polizia.
I problemi fisici e psichici che derivano da questa sostanza sono maggiori di quelli della cocaina tradizionale e, come ha sottolineato in vari scritti Enrico Malizia, tossicologo di fama internazionale, “i fenomeni di dipendenza e tolleranza sono molto accentuati, aumentando il pericolo di overdose che può determinare il totale arresto cardiocircolatorio (..) sintomi frequenti sono inoltre la depressione, idee paranoidee e allucinazioni, nonché comportamenti violenti e tendenza al suicidio”. L’alterazione del comportamento si manifesta in prevalenza con una accentuata propensione a compiere atti di violenza.
Secondo i dati elaborati anni fa dal Dipartimento di Giustizia di Washington si è registrato un notevole aumento di omicidi collegati all’uso di “crack” ma anche di rapine e di scippi. La “crack-cocaina”che viene fumata è la più violenta e può causare avvelenamenti gravissimi con l’assunzione di appena 20 mg di sostanza.
Sicuramente il cocainismo è una delle più gravi forme di avvelenamento da stupefacenti e l’assunzione cronica di questa droga sia in forma di polvere che di “crack” è altamente pericolosa per la psiche oltre che per il fisico.
E la situazione del consumo, in generale, che si ricava anche dagli ingenti sequestri effettuati ogni anno in ambito UE di cocaina e di crack, deve essere oggetto di grande attenzione per la politica e tutte le forze di polizia per la seria minaccia per la nostra cultura e per il nostro benessere economico e sociale.
*****
Trackback dal tuo sito.